Sergio Baratto, con La Steppa, Mondadori, è il vincitore della XXIV edizione del Premio Letterario nazionale Giuseppe Berto.
Lo ha proclamato e premiato sabato 2 luglio a Capo Vaticano – Ricadi, città dove è sepolto lo scrittore cui il Premio è intitolato, la Giuria presieduta da Antonio D’Orrico, critico del Corriere della Sera.
Baratto era nella cinquina dei finalisti assieme a Giovanni Fiorina, con Masnago, Marsilio Editori, Mauro Garofalo, con Alla fine di ogni cosa, Frassinelli, Cristian Mannu, con Maria di Isili, Giunti Editore, Mimmo Rando, con Omero al faro, Rubbettino Editore.
“E’ questo un romanzo di iniziazione che sottintende un lucido giudizio morale, un’utopia negativa che non rinnega la terribile bellezza di una storia d’amore, un angolo della provincia lombarda che si allarga a contenere il mondo intero. Sono questi gli elementi più caratteristici di un esordio che si segnala per la forza e l’esattezza di una lingua severa e commovente, implacabile come l’incubo che descrive”. Questa la motivazione della Giuria, in occasione della scelta di inserire il romanzo di Baratto tra i finalisti.
Sergio Baratto (1973) è cofondatore e redattore della rivista cartacea e telematica “Il primo amore”. Nel 2012 ha pubblicato “Diario di una insurrezione” (Effigie). Vive a Milano. Questo è il suo primo romanzo. A lui va il premio di 5.000 euro.
La Steppa è lo spazio selvaggio che si spalanca al confine della civiltà. Solo che il confine è molto sottile, e vicino: è la striscia d’asfalto che separa il paese di Arimiate dalla desolazione. Qui, nella notte, si muovono gruppi di disperati, emarginati da una società decaduta ma decisa a preservare un illusorio benessere blindandosi nei supercondomini asettici che continuano a fiorire ai margini della statale. La crisi economica è ormai una malattia endemica, che lascia sul campo capannoni sventrati e fabbriche abbandonate, corrodendo ogni frammento di bellezza e di solidarietà. In questo spazio apocalittico, eppure terribilmente famigliare, vive il protagonista, ancora ragazzino quando questa storia ha inizio. Insieme a Zeno e ad Aili, due compagni di scuola, forma una stralunata famiglia. Zeno è forte, deciso e coraggioso: è tutto ciò che lui sente di non essere. Aili è la ragazza più strana e meravigliosa che abbia mai visto: ha lunghi capelli bianchi, è sfrontata, dolce, unica. Poi qualcosa di inimmaginabile accade e, insieme all’innocenza, si porta lontano Zeno e Aili. Il protagonista rimane solo a fare da testimone all’avanzata della Steppa e alla follia dei suoi concittadini, che si organizzano in squadriglie armate, i centoneri, e compiono spedizioni punitive. Mettersi contro i centoneri significa morire. Eppure la fiammella della resistenza e della speranza non si spegne nemmeno quando tutto sembra perduto.
In questo romanzo visionario e potente, Sergio Baratto porta all’estremo le conseguenze del deserto culturale, economico e morale che sentiamo avanzare lungo i nostri giorni. In luoghi che assomigliano a quelli in cui ci muoviamo ogni giorno, incontriamo personaggi che hanno la forza e la disperazione autentica dei drop out che abitano accanto a noi. “La Steppa” è un romanzo carico di implicazioni etiche, e al tempo stesso è la storia di una amicizia radiosa come l’adolescenza, e di un amore assoluto e impossibile.
Nel corso della cerimonia di proclamazione, svoltasi presso la Casa Giuseppe Berto, è stata sottolineata la soddisfazione per il ritorno del Premio Berto in Calabria, in alternanza con Mogliano Veneto. Un momento che rinsalda i legami nord sud com’era nella sensibilità di Giuseppe Berto, ed un evento culturale di grande prestigio che può aiutare molto il tenace lavoro che viene svolto dalle istituzioni per la crescita della lettura e della cultura in Calabria e per la qualificazione dell’offerta turistica.
Il ritorno in Calabria del premio si deve, oltre che al Sistema Bibliotecario Vibonese, anche al sostegno delle istituzioni, delle Distillerie Caffo e della BCC, Banca di credito cooperativo, del Vibonese, che si sono aggiunti allo sponsor principale, la CGIA di Mestre e al Colorificio San Marco.
«Il Premio Berto non si vince mai per caso. Il suo albo d’oro lo testimonia con una serie di vincitori che hanno segnato ogni volta il nome nuovo di ogni stagione letteraria dalla sua fondazione a oggi. È un premio che non si vince mai per caso perché, al momento della scelta finale, la giuria si pone sempre la domanda decisiva: “Questo romanzo sarebbe piaciuto a Giuseppe Berto?”. E solo quando si trova la risposta giusta i giochi sono fatti. Per l’edizione 2016 la risposta giusta era “La Steppa” di Sergio Baratto, un romanzo d’esordio che sembra il romanzo di uno scrittore di lungo corso.» ha commentato Antonio D’Orrico, Presidente della Giuria, formata da Cristina Benussi, Università di Trieste, Enza Del Tedesco, Università di Trieste, Nicola Fiorita, Università della Calabria e scrittore, Mimmo Gangemi, scrittore calabrese, Giuseppe Lupo, Università Cattolica di Milano e scrittore, Laura Pariani, scrittrice, Stefano Salis, critico e giornalista del Sole 24 Ore e Alessandro Zaccuri, critico, scrittore e giornalista dell’Avvenire.