Con Napoli mon amour, NN Editore, si è aggiudicato la XXVII edizione del Premio
È Alessio Forgione, con Napoli mon amour, NN Editore, il vincitore della XXVII edizione del Premio letterario per esordienti Giuseppe Berto.
È stato proclamato a Mogliano Veneto (sabato 29 giugno) dal Presidente della Giuria Ernesto Ferrero e ha prevalso sugli altri finalisti, Jonathan Bazzi, con Febbre, Fandango Libri, Alice Cappagli, con Niente caffè per Spinoza, Einaudi, Francesca Maccani, con Fiori senza destino, SEM, Lorenzo Moretto, con Una volta ladro, sempre ladro, Minimum Fax.
Alessio Forgione è nato a Napoli nel 1986 e ora vive a Londra e lavora in un pub. Scrive perché ama leggere e ama leggere perché crede che una sola vita non sia abbastanza.
Napoli mon amour è il suo romanzo d’esordio e narra di un trentenne che vive a Napoli e non ha ancora trovato il suo posto nel mondo. Le sue giornate passano lente, tra la vita con i genitori, le partite del Napoli, le serate con l’amico Russo e la ricerca di un lavoro. Dopo l’ennesimo, grottesco colloquio, decide di dare fondo ai suoi risparmi e di farla finita. Un giorno, però, incontra una bellissima ragazza e se ne innamora. Questo incontro riaccende i suoi desideri e le sue speranze: vivere, essere felice, scrivere. E incontrare Raffaele La Capria, il suo mito letterario. Ma l’amore disperde ancora più velocemente energie e risorse, facendo scivolare via, un centesimo dopo l’altro, i desideri ritrovati e le speranze di una vita diversa. Alessio Forgione racconta una Napoli afosa e livida di pioggia, cinerea come la Hiroshima del film. E con una lingua incalzante, sonora, intessuta di tenerezza, firma il suo esordio, un romanzo di formazione lucido e a tratti febbrile, che ha il ritmo di una corsa tra le leggi agrodolci della vita e i chiaroscuri dell’innocenza.
“E’ stato proprio lo stesso La Capria, lucidissimo 94enne, cui l’autore è andato a rendere visita a Roma, avendolo tra i propri miti, a darci la miglior definizione della scrittura di Forgione, particolarmente felice nei dialoghi, quando gli ha detto: “Lei ha stile e, cosa ancora più rara, lei possiede una voce. Un buon narratore, cos’altro è se non una voce che ti sussurra all’orecchio? E lei quella voce ce l’ha”. Una voce che ci diventa subito amica per la malinconia, la dignità, la ruvida tenerezza, lo humour accorato, l’amara autoironia, il mix tra realistico e visionario, ma anche l’economicità che sovrintende il suo accorto minimalismo. È con sincera convinzione che diamo ad Alessio Forgione il benvenuto nella categoria dei veri scrittori”, ha commentato il Presidente della Giuria Ernesto Ferrero motivando la scelta.
Sono state una cinquantina le opere prime presentate dalle case editrici italiane e selezionate dalla Giuria. Sono tutte di narrativa, com’è peculiarità del Premio Berto che, in nome dello scrittore “veneto-calabrese”, ha mantenuto invariata la propria formula di premio riservato esclusivamente a scrittori esordienti, conservando quel ruolo di scopritore di talent scout iniziato nel 1988. Questa edizione ha confermato la presenza tra i partecipanti, di numerosi piccoli editori indipendenti, molti del Sud, che competono con i loro esordienti al fianco di tutte le grandi case editrici nazionali. Torna a crescere la presenza femminile quasi al 50 per cento del totale.
La Giuria che ha valutato le opere in concorso è presieduta da Ernesto Ferrero, scrittore, critico, consulente editoriale e direttore del Salone del libro di Torino dal 1998 al 2016, ed è composta da Cristina Benussi, Università di Trieste, Giuseppe Lupo, Università Cattolica del Sacro Cuore Milano e scrittore, Laura Pariani, scrittrice, e Stefano Salis, critico e giornalista del Sole 24 Ore.
In apertura della cerimonia finale è stato proprio Ernesto Ferrero a commemorare la figura di Cesare De Michelis, prematuramente scomparso l’estate scorsa, che del Premio Berto e dell’omonima Associazione culturale che l’ha rilanciato quattro anni fa, era stato tra i fondatori e ispiratori, da esperto ed appassionato della produzione letteraria di Giuseppe Berto da lui considerato il massimo esponente della letteratura italiana del Novecento.
Al vincitore, è andato un premio in denaro di 5.000 euro, mentre agli altri quattro finalisti un gettone di presenza di 500 euro ciascuno.
Main sponsor del Premio Letterario Giuseppe Berto è stato anche quest’anno San Marco Group Spa.
Il Premio, vinto nell’edizione 2018, da Francesco Targhetta, con Le vite potenziali, Mondadori, è stato trampolino di lancio per alcuni dei maggiori talenti della letteratura contemporanea, tra cui Paola Capriolo con La grande Eulalia (1988), Michele Mari con Di bestia in bestia (1989), Luca Doninelli con I due fratelli (1990), Paolo Maurensig con La variante di Lüneburg (1993), Francesco Piccolo con Storie di primogeniti e figli unici (1997), Elena Stancanelli con Benzina (1999), Giuseppe Lupo con L’americano di Celenne (2001), Antonia Arslan con La masseria delle allodole (2004), Francesco Pecoraro con Dove credi di andare (2007).