Nei giorni scorsi presso il Salone della parrocchia Santa Maria Goretti di Lamezia Terme, organizzata dal Centro culturale “Politeia” Monsignor Francesco Maiolo di Lamezia Terme e dinanzi ad un numeroso e attento pubblico, si è svolta la presentazione del libro ““Monsignor Francesco Maiolo, il prete che vedeva con gli occhi di Dio” scritto da Giuseppe Ferraro e pubblicato dall’editoriale Progetto 2000. La presentazione del volume è stata anticipata dallo stesso autore con alcune belle considerazioni personali sulla figura e sulle qualità di don Maiolo. «Monsignor Maiolo – ha spiegato Ferraro – aveva ricevuto molti doni da Dio e non ha mai pensato impiegarli per sé. Tutte le sue non comuni capacità, la sua vasta e profonda cultura umana e teologica, le sue energie, le sue scarse possibilità finanziarie, furono da lui interamente spese a beneficio degli altri. Tra la gioia di dare e quella di ricevere, scelse sempre la prima. La nota dominante della sua vita fu, senza dubbio, la carità come dedizione a Dio ed al prossimo, soprattutto verso i piccolo». Ferraro ha terminato il suo intervento paragonando monsignor Maiolo «al mare di Galilea che, a differenza del mar Rosso che ristagna pesantemente tra sponde senza vita, presenta sulle sue rive un paesaggio ridente, ricco di vegetazione, popolato di case e di bambini. Il mare di Galilea, per ogni goccia d’acqua che riceve dal fiume Giordano ne dona un’altra, generando così la vita. Il mar Rosso, al contrario, ritiene tutta l’acqua per sè generando la morte».
Dopo la coinvolgente introduzione, la parola è passata al relatore del volume don Pino Angotti, parroco di Santa Maria Goretti, docente di teologia morale e diritto canonico e illustre giudice stabile del Tribunale ecclesiastico regionale calabro con sede a Reggio Calabria. «Ci sono uomini e donne che, al termine della loro esistenza terrena, – ha sottolineato Angotti – non lasciano di loro solo un buon ricordo ma anche delle tracce … tracce sulle quali altri possono camminare imitandone le virtù. Questi sono i santi della Chiesa e nella Chiesa: uomini che anche quando sono entrati definitivamente nella Gloria di Dio continuano ad insegnare ad altri uomini a volare nella vita terrena ad alta quota. Questo, sinteticamente, è stato anche quello che è toccato a Monsignor Francesco Maiolo il quale, anche dopo 50 anni dalla sua morte, continua a vivere attraverso quelli che sono i “segni” concreti del suo passaggio su questa terra. Penso, anzitutto, – ha spiegato il relatore – al suo essere “prete convinto”, appassionato e appassionante, “indice” puntato verso Cristo e verso quell’Oltre nel quale egli ha trovato il senso profondo di tutto il suo essere uomo, cristiano e prete! Penso alla Casa della Carità da lui creata, icona nel tempo del suo amore appassionato e totalmente disinteressato e gratuito rispetto ai poveri, ai bambini poveri dei quali egli, a volte anche con fatica, si è preso amorevolmente cura per non permettere alla fame di quel tempo difficile del dopoguerra e alla povertà anche culturale caratterizzante quel preciso periodo storico, di non mortificare i legittimi sogni di quei ragazzi e la loro speranza nel futuro. Penso – ha aggiunto don Pino – alla sua intensa vita interiore tutta protesa a farlo crescere nella sua unione con Dio, la sorgente del suo essere, rendendola questa unione sempre più intima al punto di farlo somigliare sempre più a quel Cristo al quale ha sempre guardato come alla “sorgente” del suo essere di Lui Sacerdote e per gli altri “padre”, immagine tenerissima del volto amorevole e tenero di Dio Padre. Grazie Signore – ha terminato Angotti – per averlo donato alla Chiesa Locale, alla Città, alla Calabria, al mondo intero».