Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970 il principe Junio Valerio Borghese, capo dell’organizzazione di estrema destra Fronte Nazionale, guidò un tentativo di colpo di Stato. I golpisti riuscirono a penetrare nel ministero dell’Interno. Avevano in progetto di assassinare il capo della Polizia Angelo Vicari e di catturare il presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, ma, prima che riuscissero a compire l’operazione, sopraggiunse una misteriosa telefonata che li bloccò.
50 anni di dstanza dal tentato golpe Borghese
A cinquant’anni di distanza dai fatti, il tentato golpe Borghese ha trovato finalmente risposta per quasi tutti gli interrogativi che si ponevano sul piano della ricostruzione storica.
Si trattò di un vero e proprio tentativo di colpo di Stato fermato all’ultimo momento per l’intervento. Un intervento dovuto alla costatazione che alcune strutture dell’Esercito, e degli Usa stessi, si erano disimpegnati.
Erano tempi in cui i pieni poteri non si chiedevano, ma si prendevano con la forza. Era successo con il colpo di Stato dei colonnelli in Grecia nel 1967, sarebbe poi avvenuto nel 1973 in Cile con il generale Augusto Pinochet. Anni duri, di contrapposizione tra i blocchi capitalista e comunista, tra Usa e Urss, e nel 1970 sembrò che qualcosa di simile potesse avvenire anche in Italia.
Fulvio Mazza
Giornalista, consulente editoriale e storico, Fulvio Mazza ha scritto un provocatorio “Quarto grado di giudizio”, ribaltando grazie alla documentazione archivistica, spesso inedita, proveniente dal Sid, dalla Commissione parlamentare P2 e dalla Commissione parlamentare stragi, la “verità giudiziaria” (che mandò tutti assolti) e portando in scena la “verità storica” (chiarendo ruoli e situazioni).
Interverranno con Gilberto Floriani, Fulvio Mazza autore del volume, giunto già alla sua seconda edizione, Andrea Ricciardi (docente di Storia contemporanea – Università di Milano) e Fabio Riganello (operatore culturale). L’incontro può essere seguito sulla pagina Facebook.