La città calabrese tra le leggende di fuggitivi da Samos, la tragedia di Crepacore e la rinascita di Samo, un’esplorazione profonda della sua antica storia
Nella suggestiva provincia di Reggio Calabria, sorge un antico borgo chiamato Samo, le cui radici affondano profondamente nella storia e nella leggenda. Si dice che Samo abbia visto la luce nel lontano 492 a.C., quando un gruppo di coloni provenienti dall’isola greca di Samos decise di abbandonare le loro terre natali per sfuggire alle incursioni del celebre re persiano Dario. Questi viaggiatori, noti come i Samii, inizialmente si stabilirono a Zancle, l’attuale Messina, ma furono ostacolati dal tiranno di Reggio, Anassilao, costringendoli a lasciare la Sicilia e a fondare una città in Calabria.
La scelta di Samo come loro nuova dimora non fu casuale; la sua posizione strategica la trasformò in un crocevia di notevole importanza. Tuttavia, la vita per i Samii non fu priva di sfide. Nel X secolo, furono costretti a spostarsi sul Monte Palecastro per sfuggire alle incursioni saracene, in cerca di un rifugio sicuro.
Ma la loro nuova casa non era immune dai capricci della natura. Samo fu martoriata da terremoti e alluvioni in varie epoche, tra cui eventi devastanti nel 1349, 1536, 1638, 1783 e 1908. Tuttavia, la leggenda si mescolò con la storia quando, intorno al 1530, la città fu completamente distrutta da un nubifragio che durò sette giorni e sette notti. Quasi tutti gli abitanti persero la vita, tranne una donna di nobile casato, che dopo aver perso il marito e sette figli, si affacciò alla finestra e, sconvolta dalla devastazione, esclamò: “Nel vedere la mia città così distrutta, mi crepa il cuore.” Fu così che Samo fu ribattezzata “Crepacore,” un nome che in seguito si trasformò in “Precacore.”
Le tragedie e le devastazioni non erano ancora terminate. Nel 1908, un terremoto quasi totale distrusse nuovamente Precacore, causando una migrazione verso un nuovo insediamento poco distante. Nel 1911, l’antico nome di Samo fu ripristinato per questa nuova località.
Oggi, il nuovo abitato di Samo e i ruderi di Precacore sono contigui, come a ricordare il passato tumultuoso di questa comunità. Dall’abitato di Samo, i ruderi di Precacore appaiono come un memento mori, un luogo di fondazione e memoria. Dalla collina con i ruderi, le case di Samo sembrano rappresentare una continuità della vita, un simbolo di rinascita.
Recentemente, sono stati intrapresi sforzi per restaurare il borgo antico di Precacore. La Chiesa di San Giovanni Battista, la Chiesa di San Sebastiano (che custodisce affreschi del XVII secolo) e la casa del parroco sono solo alcune delle testimonianze di questa rinascita culturale e identitaria nel contesto del Parco Nazionale dell’Aspromonte.
In questo luogo di antica bellezza e storia, Samo continua a sfidare il destino avverso e a emergere come un simbolo di resilienza e rinascita, un tesoro prezioso nella provincia di Reggio Calabria.