Dalle incursioni saracene alla difesa normanna: San Lucido nel Medioevo
San Lucido, un affascinante paese situato lungo la costa italiana, vanta una ricca storia che risale a secoli fa. Le origini di questo pittoresco luogo sono da lungo tempo oggetto di dibattito tra gli studiosi. Alcuni credono che San Lucido possa rintracciare le sue radici nell’antica città di Temesa, mentre altri lo associano a Clampetia o Lampetia. Ci sono anche coloro che attribuiscono la sua fondazione al periodo romano, considerando i reperti archeologici sparsi in tutta l’area.
Secondo la tradizione orale, il primo insediamento era situato nell’attuale Timpa dello Scuorpu e fu travolto da una enorme frana.Una delle prime denominazioni di San Lucido sembra essere stata Nicetum, infatti, la Rocca era chiamata Nicetina.
L’ipotesi più accreditata sulla fondazione di San Lucido è che sia sorto nell’alto medioevo intorno alla comunità dei monaci basiliani del Monastero di Santa Maria del Monte Persano.
Il nome di San Lucido deriva dal monaco benedettino San Lucido da Aquara, che visse nell’area per molti anni nel XI secolo.
Verso la fine dell’XI secolo, San Lucido divenne un centro normanno.
Nel 1093, su volere dell’arcivescovo Arnulfo I, venne eretto un castello per difendere la Rocca Nicetina dagli attacchi dei Saraceni.
Nel 1485, per volontà di Pietro da Toledo, venne costruito il fortino, noto come “Santa Croce”, nella località di San Cono.
Nel XVI secolo, fu più volte attaccato dai turchi e nel 1554 anche da Dragut: durante uno di questi attacchi, nacque la tradizione della Vulata grazie alla strenua resistenza dei sanlucidani che si tuffarono in mare per respingere l’assalto dei corsari.
Successivamente alle incursioni turche, San Lucido conobbe un periodo di grande prosperità, arrivando ad avere fino a quindici battelli che, grazie al loro fiorente commercio, svilupparono relazioni commerciali con i centri più importanti del Mediterraneo. Esportavano grano, vino, castagne, fichi secchi, legname, uva passa e seta. Inoltre, sul territorio erano presenti miniere di pietra focaia, pietra molare e gesso.
Grazie a queste attività commerciali, il borgo si arricchì di opere d’arte e palazzi signorili, crescendo e prosperando.
A partire dal 1487, divenne feudo della famiglia Sangri, poi dei Carafa, successivamente dei Della Tolfa e infine dei Ruffo, che ne furono i signori fino al 1806, anno dell’abolizione del sistema feudale.
Il 16 settembre 1744, nacque a San Lucido il cardinale Fabrizio Ruffo, condottiero delle truppe sanfediste contro la Repubblica Partenopea, che nel 1799 riconquistò il Regno di Napoli a favore della casata dei Borbone.
Tuttavia, la fortuna di San Lucido subì una battuta d’arresto nel 1905, quando un violento terremoto devastò la città. Le case crollarono, le strade furono distrutte e l’intera comunità fu colpita dalla tragedia.
Ma la storia di San Lucido non è fatta solo di avvenimenti storici e leggende antiche. È anche intrecciata con storie di amore e dolore che hanno segnato il cuore della comunità.
Una di queste storie è quella di Cilla, una giovane ragazza di San Lucido, figlia di un pescatore del luogo. Era dolce, generosa e di straordinaria bellezza. Un giorno, il suo cammino incrociò quello di un giovane pescatore di nome Tuturo, anch’egli proveniente da San Lucido. Tra loro scoccò immediatamente la scintilla dell’amore.
Nonostante fosse consapevole dei rischi e dei pericoli che il mare poteva nascondere, Cilla decise di sposare Tuturo e di condividere con lui il resto della sua vita. Erano una coppia felice, unita dalla passione per il mare e la vita marina.
Ma una notte, Tuturo uscì con la sua barca, come faceva solitamente, e non fece più ritorno. Cilla aspettò ansiosamente il suo sposo sulla rupe, ma quando si rese conto che non sarebbe tornato, il dolore e la disperazione la travolsero.
Senza esitazione, si gettò nel vuoto, nel tentativo disperato di raggiungere il suo amato e salvarlo. Fu un gesto di amore e coraggio che rimase impresso nella memoria di San Lucido.
Si narra anche un’altra leggenda legata a Cilla. Dopo aver perso suo marito, aveva un figlio che, crescendo, seguì le orme del padre e divenne pescatore. Ma la tragedia colpì ancora quando il giovane figlio, un giorno, non fece più ritorno dalle sue avventure in mare.
Il dolore per la perdita del figlio fu così insopportabile che Cilla, distrutta e incapace di sopportare tanta sofferenza, si gettò dalla rupe, unendosi per sempre ai suoi cari nell’eternità.
Ancora oggi, a San Lucido, si racconta che nelle notti di tempesta, si possono udire le urla disperate di Cilla, che cerca il figlio scomparso, testimoniando l’amore eterno di una madre che non si arrende alla separazione.
Così, tra le vicende storiche, le leggende affascinanti e le storie di amore e tragedia, San Lucido continua a vivere nel cuore dei suoi abitanti e a incantare chiunque si avvicini a scoprire la sua ricca e coinvolgente storia.
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