Sabato 13 e domenica 14 febbraio al Teatro Politeama di Catanzaro andrà in scena “Servo per due” con protagonista un grandissimo Pierfrancesco Favino nei panni di un personaggio goldoniano completamente inusuale nella sua galleria di ritratti. Una riflessione diversa su un classico del teatro, “Il servitore di due padroni” di Carlo Goldoni, “Servo per due (One Man, Two Guvnors)” nell’adattamento del noto commediografo inglese Richard Bean – riproposto nella versione italiana da Pierfrancesco Favino, Paolo Sassanelli, Marit Nissen e Simonetta Solder – si presenta come una perfetta combinazione di commedia visiva e verbale che ha dato vita ad uno spettacolo di grande successo. Rimini, anni ‘30: Pippo (Pierfrancesco Favino), moderno Arlecchino, ha appena perso il lavoro e si ritrova depresso, senza soldi e senza la possibilità di poter mangiare. Disperato, comincia a cercare un nuovo mestiere e dopo vari tentativi accetta di lavorare contemporaneamente alle dipendenze di due diversi padroni, trovando così non solo il modo di raddoppiare il suo salario e i suoi pasti, ma anche di passare da una sorpresa all’altra. Una commedia comica, con attori che si muovono come acrobati cadendo dalle scale, sbattendo le porte, facendo battute a doppio senso e interagendo con il pubblico. La musica è parte integrante dello spettacolo e viene eseguita dal vivo dall’orchestra Musica da Ripostiglio, composta da 4 elementi che hanno curato anche gli arrangiamenti delle più note canzoni dell’epoca.
“Servo per Due” nasce dall’incontro tra l’attore Pierfrancesco Favino e Marco Balsamo; desiderio comune era quello di realizzare un classico rivisitato in chiave moderna cui partecipassero gli attori del Gruppo Danny Rose. Le sinergie aumentarono perché nel progetto fu coinvolta anche la Compagnia “Gli Ipocriti” che, partendo dallo stesso intento – la rivisitazione di un classico in chiave moderna – aveva preventivato di realizzare una nuova produzione. “Quando esponiamo ciò che vorremmo costruire con il nostro gruppo – commenta Favino nelle note di regia – ci sentiamo spesso rispondere con la parola Utopia. Noi preferiamo la parola Sogno o Progetto perché questi ultimi, con il lavoro e la passione, sono per definizione realizzabili. Ora basta con le chiacchiere! Mettetevi comodi: Ha inizio lo spettacolo!”.