Sulle tracce della Marchesa: un viaggio nel cuore della Sila catanzarese
La Sila catanzarese è una regione intrisa di mistero e bellezza, celando tra le sue montagne numerose storie avvolte nel fascino delle fiabe. Una di queste storie, poco conosciuta ma straordinaria, è legata a una torre maestosa e silenziosa che si staglia nel bosco di Callistro, tra i comuni di Albi, Taverna e Zagarise, nel suggestivo angolo della Silva Brutia.
In questo affascinante luogo, un piccolo spiazzo tra gli alberi rivela i resti di una torre in pietra e cemento, circondata da possenti tondini in ferro pieno, come lance pronte a proteggerla. La torre mostra segni di crollo e di un antico incendio, e attorno a essa si scorgono tracce di una platea, una scalinata, dei magazzini seminterrati e dei forni. Questo luogo speciale è noto come Buturo, e proprio qui sorge un altro edificio di rilevanza storica: i resti di una chiesetta, che domina la strada provinciale.
La storia della torre e della chiesetta è intrecciata con quella di una donna straordinaria: Maria Elia De Seta Pignatelli, che da ora chiameremo la “Marchesa”. Nata in una famiglia illustre, la Marchesa sposò Giuseppe De Seta e, a causa delle turbolente vicende post-belliche del primo conflitto mondiale e delle precarie condizioni di salute del figlio Francesco, si trasferì in Calabria nel 1919, stabilendosi inizialmente in una modesta baracca.
Con una determinazione incrollabile, la Marchesa iniziò a raccogliere manodopera e materiali per costruire una sontuosa villa e la maestosa torre. Il risultato fu una meraviglia incastonata nella natura, un autentico paradiso culturale. La Marchesa trasformò Buturo in un salotto artistico, frequentato da personalità illustri come Paolo Orsi, Umberto Zanotti Bianco, Massimo Bontempelli e probabilmente persino Gabriele D’Annunzio, che la definì la “Silana Domina”. Il ministro dei Lavori Pubblici, Michele Bianchi, le concesse il favore di far costruire la strada Cropani-Sersale-Buturo, facilitando così il suo sogno di trasformare il luogo in un centro culturale rinomato.
La torre che la Marchesa fece erigere richiama elementi architettonici delle strutture difensive normanne, ma è anche intrisa di un’aura sacra. Proprio sotto la torre, si trovano i ruderi di una chiesetta dedicata a San Nilo, che potrebbe risalire all’epoca bizantina. Questa scoperta aggiunge un tocco di mistero alla storia, poiché non è chiaro se la Marchesa abbia ricostruito completamente la chiesetta o l’abbia trovata già esistente e l’abbia restaurata con cura.
La vita avventurosa della Marchesa continuò, sia durante il secondo conflitto mondiale, quando fu coinvolta in avventure e spionaggi insieme al suo secondo marito, il Principe Valerio Pignatelli di Cerchiara, sia negli anni ’50 e ’60, quando si batté per i diritti femminili e la conservazione del patrimonio culturale. La sua avventura ebbe però una triste fine nel 1968, quando perse la vita in un incidente stradale.
Purtroppo, la sepoltura della Marchesa non è all’altezza della sua importanza storica. La cappella che ospita le sue spoglie, insieme a quelle dei suoi figli Francesco ed Emanuele, è stata consumata dal tempo e dalla rabbia degli oppositori politici. Tuttavia, nonostante ciò, il tempo potrebbe restituire alla Marchesa il riconoscimento che merita.
Oggi, possiamo ancora ripercorrere i suoi passi attraverso il bosco di Callistro, seguendo le sorgenti del Crocchio e rifocillandoci al “Vullo”, per poi risalire verso la Torre. In questo luogo magico, circondati dai profumi degli alberi e delle viole, possiamo immaginare di essere testimoni di un’epoca d’oro in cui giganti della cultura si incontravano per discutere e ispirarsi, grazie alla passione e al coraggio della straordinaria Marchesa della Sila.
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