Veronica Montanino: It’s a wonderful world

Veronica Montanino, romana, classe 1973, venerdì 18 marzo ha inaugurato al Marca di Catanzaro una personale, che resterà aperta fino al 22 maggio, proponendo al pubblico, con il contributo dei curatori Giorgio De Finis e Simona Gavioli, un ampio spaccato della sua produzione artistica.

It’s a wonderful world questo è il titolo della mostra. Il suo è un mondo meraviglioso, fatto di arcobaleni cromatici, geometrie prismatiche, forme optical. Spazi dominati dalla circolarità delle forme e da una atmosfera che ha una allegria contagiosa.

Dedita alla pratica del camouflage e del remix, Veronica Montanino corteggia la mimicry e l’ilinx, la maschera e la vertigine, invita al capogiro, all’allucinazione e al disorientamento. Niente bussola nei paesaggi che l’artista propone: alto e basso spariscono, figura e sfondo giocano a rimpiattino in una superficie stratificata dove ciò che esce dalla macchia per farsi figura, o lascia il colore per farsi forma, subito si riperde col sopraggiungere di un nuovo livello. Ginnastica della visione che produce miraggi e al tempo stesso nasconde, maculando, striando, zebrando, miscelando ciò che per un attimo appare familiare, ma non lo è.

Oltre sessanta tra quadri di grande formato, assemblaggi e installazioni site specific le opere che il Museo delle Arti di Catanzaro propone per la personale dell’artista.

Un viaggio a testa in giù che è lungi dall’essere una fuga nel fantastico, un giro di giostra nel colorato paese dei balocchi di un’infanzia irrimediabilmente perduta, una ipnotica seduzione pop che dispensa facili paradisi artificiali. Tutto questo, la fantasia, il colore, l’artificio, la seduzione sono qui “rivoluzione”, gli strumenti che Veronica Montanino sceglie per ripensare i nostri sclerotizzati paradigmi e approdare ad una nuova ecologia della mente.

Il mondo non è bello, ma chi ha detto che non può diventarlo? Cosa ci impedisce di vederlo e conformarci a questa visione? Se la realtà delle cose è dolore, sopraffazione e rovina, allora, dice l’artista, questa realtà va reinventata, rovesciata, ridisegnata. E nessun può farlo meglio dell’arte, che è pratica di ribellione allo status quo. Dopo migliaia di anni di monoteismi sanguinari e pensieri filosofici nichilisti, che hanno decretato le ingiustizie “insanabili” – in quanto connaturate alla condizione umana, poco importa se in ragione di cadute o evoluzioni incompiute – l’artista invita ad abbandonare una volta per tutte le antropologie negative e a riguadagnare, necessità socio-politica, l’immagine iridata e vitale di un mondo nuovo.

 

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