Il Consigliere regionale e Presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta in Calabria, on. Arturo Bova, è tornato sulla recente approvazione in Commissione Sanità della proposta di legge 365/10 firmata dai consiglieri Mirabello, Parente, Tallini Scalzo, Esposito e Ciconte relativa all’integrazione tra le aziende ospedaliere di Catanzaro “Pugliese-Ciaccio” e “Mater Domini”. Il testo, licenziato dalla Commissione nella giornata di giovedì, era stato presentato qualche settimana dopo la proposta dello stesso Bova sul medesimo tema. Le differenze, in sede di analisi, sono emerse e il consigliere le sottolinea in una nota inviata alla stampa: «Sebbene non abbia condiviso una parte dell’impianto normativo della proposta di legge sull’integrazione tra le aziende ospedaliere catanzaresi – scrive -, non posso che essere entusiasta del prossimo approdo in Consiglio Regionale di una legge che è determinante per il futuro della sanità catanzarese e, più in generale, di quella calabrese. Rivendico, infatti, con orgoglio l’aver voluto portare la materia dell’integrazione delle due Aziende Ospedaliere di Catanzaro all’attenzione del Consiglio e della Commissione Sanità, depositando, per primo e da solo, una proposta di legge avente ad hoc. Un atto di trasparenza, quella proposta, che ha consentito non solo ai rappresentanti delle forze politiche elette in Consiglio Regionale, ma anche a tutti i cittadini calabresi, di poter seguire l’iter legislativo, burocratico e politico della proposta di legge e di limitare il potere di influenza delle potenti lobby che tradizionalmente condizionano ed inquinano il buon funzionamento della sanità italiana e che, da 20 anni a questa parte, impediscono di integrare le due aziende ospedaliere, per il solo e malcelato obiettivo di garantire rendite di posizione e “dominio” nella sanità calabrese».
«Personalmente – prosegue Bova – ho rinunciato, in questa fase, ad una difesa ad oltranza della mia proposta di legge, pur essendo convinto che il testo di legge per così come licenziato dalla Commissione Sanità dovrà necessariamente essere emendato in sede di approvazione in aula. A tal proposito ho già annunciato la presentazione di emendamenti il cui contenuto è già ben noto a tutti i componenti la Commissione Sanità. A titolo di esempio, sottolineo le mie perplessità sulla possibilità di integrare l’ospedale di Lamezia Terme “Giovanni Paolo II” con i due ospedali di Catanzaro, il “Pugliese-Ciaccio” e il Policlinico Universitario “Mater Domini”. L’ospedale di Lamezia Terme fa parte dell’Asp di Catanzaro (è uno spoke e non un hub come la costituenda azienda integrata) che ricomprende anche i nosocomi di Soverato e Soveria Mannelli. Sorvolando in questa sede su tutte le difficoltà tecniche e giuridiche del caso, quindi, per integrarlo occorrerebbe che venisse prima scorporato dall’Asp.
Va da sé che in tal modo si verrebbe a pregiudicare la stessa Asp che si vedrebbe privata di un ospedale e, dunque, si vedrebbe fortemente impoverita in termini di personale e di risorse e, conseguentemente, anche in termini di erogazioni di prestazioni e servizi alla cittadinanza della provincia».
«Come non evidenziare – riprende – che nella proposta firmata dai miei colleghi all’art. 1 si pretende di chiarire – cristallizzandole ex ante – le vocazioni assistenziali delle strutture costituenti la nuova azienda ospedaliera. Un’ipotesi a mio avviso miope in quanto potrebbe far risultare la nuova azienda indenne al corso degli eventi, all’avanzamento della ricerca e alle rispettive nuove o modificate vocazioni assistenziali e sanitarie future. Credo che tale comma debba essere assolutamente abrogato».
«Ecco perché – conclude Bova – sento forte la responsabilità che incombe su noi Consiglieri Regionali. La consiliatura volge quasi al termine, ma i tempi per procedere all’approvazione della legge di integrazione ci sono. Ora che da più parti arrivano entusiastiche lodi a questo primo concreto passo avanti nella risoluzione dell’annoso problema, però, il mio invito è rivolto a tutti coloro i quali hanno un ruolo nella vicenda: si tengano gli occhi aperti perché il rischio che l’integrazione si areni o, peggio ancora, naufraghi interamente a causa di impossibilità tecniche che emergono dal testo promosso è più che concreto».