CATANZARO, 14 OTT 2019 – I carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 17 persone, tra presunti capi e gregari della cosca Iozzo-Chiefari, radicata in particolare nei comuni di Torre di Ruggero e Chiaravalle Centrale.
I Reati contestati
Con il provvedimento cautelare, emesso dall’Ufficio GIP del Tribunale di Catanzaro su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, vengono contestati, tra gli altri, i reati di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, omicidio, estorsione e detenzione illegale di armi (ECCO I NOMI DEGLI ARRESTATI) .
Sequestrato arsenale
Una vera e propria “Santa Barbara”, così viene definito dagli inquirenti il deposito di armi rinvenuto all’alba di oggi durante l’esecuzione degli arresti per l’operazione “Orthrus”.
Il materiale si trovava in un locale a Chiaravalle Centrale che era nella disponibilità di una delle persone coinvolte nell’operazione.
Vi erano custoditi alcuni mitra, tra cui due kalashnikov, pistole ed una bomba di tipo rudimentale.
Fatta luce su omicidio del 2009
L’inchiesta, coordinata dalla Dda di Catanzaro, ha anche fatto luce sul duplice di Giuliano Cortese, di 48 anni, e della sua compagna Inna Abramovia, di 35, di nazionalità ucraina, uccisi a Chiaravalle centrale il 27 aprile 2009. In quel giorno l’auto con a bordo Cortese e la moglie è stata crivellata da colpi di arma da fuoco, poco distante dalla scuola materna dove la coppia aveva appena lasciato le due figlie piccole. Il duplice omicidio, secondo gli inquirenti, è da ricondurre a regolamenti interni all’organizzazione criminale, così come un tentato omicidio avvenuto nel 2005 sempre nel comune di Chiaravalle Centrale.
Ex sindaco sul palco con capo mafia
“Faremo sicuramente appello”. Così ha detto ai giornalisti a margine della conferenza stampa, il procuratore Nicola Gratteri, con riferimento alla decisione del Gip di non concedere la custodia cautelare in carcere richiesta dalla Dda nei confronti di Giuseppe Pitaro, ex sindaco di Torre di Ruggiero, comunque indagato nell’inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa.
“C’è un po’ di dissenso nei riguardi della scelta del giudice, – ha aggiunto Gratteri – perché in una cassaforte del Comune era stata chiusa un’interdittiva, che non poteva restare chiusa. E poi in un comizio elettorale l’ex sindaco di Torre Ruggiero era sul palco con il capo mafia. Conosciamo il comportamento della mafia: la mafia non fa nulla a caso. Il procuratore di Catanzaro ha poi concluso: “Per noi i reati che riguardano la pubblica amministrazione aggravati da vincoli mafiosi non sono assolutamente meno gravi rispetto ai reati fine di mafia. Senza questi non sarebbe possibile avere una ‘ndrangheta così forte. Insisteremo su questo filone mafia-pubblica amministrazione”.