Ogni fine dell’anno è tempo di bilanci e di auguri. Capodanno diventa quindi un nuovo inizio fatto generalmente di buoni propositi e di speranze. C’è chi consulta l’oroscopo, chi guarda la televisone fatta di spettacoli pieni di musica e di attese. Insomma, tranne rari casi in cui si è soli per motivi diversi, il capodanno diventa anche un giorno di incontri tra familiari e amici.
Perché festeggiamo la vigilia e il primo giorno dell’anno? Quando abbiamo preso questa tradizione? Ho cercato di capire un po’ le origini e anche gli usi di altre culture spesso lontane da noi.
Dove nasce il Capodanno?
Il rito di festeggiare il nuovo anno pare sia originario dell’India. Nei tempi molto lontani da noi, si celebrava la Festa del Varutchi Parapu festeggiato durante il mese di Vaisaka. Era un giorno di comunione e di amore: si perdonavano le offese e si facevano regali, in modo da auspicare salute e ricchezza. Era un Capodanno lunghissimo. Infatti, durava anche otto giorni e, durante i festeggiamenti, anche il Sovrano regalava vestiti e proferiva incarichi ai suoi sudditi i quali, a loro volta, donavano qualcosa al loro Sovrano.
Il Capodanno ai tempi degli antichi romani
Il Capodanno per gli antichi romani era il giorno delle Calende di marzo. Anche in quella occasione il popolo romano si scambiava regali, conosciuti come strenne. Probabilmente, questa usanza iniziò con Tito Tazio che divise il trono con Romolo. I romani si riunivano in un bosco dove si venerava la dea Strenia, la divinità della forza. In questo luogo il popolo raccoglieva i rami freschi che venivano offerti al re in segno di rispetto e devozione. Il ramo appena germogliato simboleggiava la ricchezza proveniente soprattutto dalla terra e perciò significava abbondanza.
Quando Roma si espanse e i romani riuscirono a dominare altre popolazioni, questa usanza perse un po’ di ritualità. I rami freschi e germogliati furono sostituiti da oggetti importanti. Si poteva andare dai fichi e datteri a opere d’arte di valore, da somme di denaro a palazzi. I frutti venivano offerti su vassoi di argento o di oro, simbolicamente il vassoio era costituito da una foglia.
Sotto il bizzarro Caligola, questi doni divennero obbligo, sotto forma di imposta. Caligola pubblicò un editto in cui si costringeva a regalare all’imperatore dei doni che venivano collocati nell’atrio della sua abitazione.
Solo con l’imperatore Claudio fu abolita questa imposta, ma gli imperatori successivi non disdegnarono questa usanza che, negli anni, li face diventare ricchi.
– il passaggio dal paganesimo al cristianesimo
I Papi si opposero al pagamento di questa usanza. Gli imperatori cristiani furono obbligati ad opporsi al ricevimento di doni. Ovviamente, l’uso di scambiarsi gli auguri e i regali tra il popolo rimase ed è giunto fino ai giorni nostri.
Il zoroastrismo nell’antica Persia
Tra le tradizioni degli antichi persiani c’era quella di regalare un uovo dorato o dipinto. Secondo i dogmi dello zorostrismo e dello Zend Avesta, il mondo fu creato da un uovo che il Toro Mitra ruppe con gli zoccoli. Nel mondo mitologico, esso era il creatore del Sole e della Luce che si ricollega alla religione dei Magi. L’occhio di Ormuz dirigeva il cammino degli astri al suono della lira celeste.
“Lo scambio delle uova dorate e colorate hanno fatto parte per lungo tempo dei regali tradizionali dell’anno nuovo russo, derivando sicuramente dalla tradizione persiana che la cristianità fece sua nel periodo nel medioevo e che persiste ancora ai giorni nostri sebbene per noi lo scambio di uova è stato trasferito alla festività religiosa della Pasqua.” (Demetra.it)
Gli isrealiti e Jeova
l mese di Elul era l’ultimo dell’anno ebraico. Il popolo svolgeva atti di penitenze per tutte le colpe commesse durante l’anno appena trascorso, implorando il perdono di Jeova.
Il nuovo anno si apriva con la Festa delle trombette (le cosiddette “shofar”, ricavate da un corno di bue) in cui si offriva a Sabaoth il sacrificio di animali. Una festa che poteva durate anche più di una settimana in cui si implorava il perdono.
“Dpo la grande diaspora, le celebrazioni dell’anno nuovo assunsero un carattere religioso e questa grande solennità fu chiamata Rosch-Hatchana con cadenza nel mese di Tisri,chiamato anche nella bibbia Ethanim, la cui parola significa dragone, corrisponde al periodo del dragone dell’equinozio d’autunno. Dalla radice araba “darsh” che significa pigiare, estrarre il succo, derivò tirosh che significa mosto o vino nuovo che in questo mese si cominciava a bere proprio nelle immediatezze dell’equinozio d’autunno. Le cerimonie iniziavano il pomeriggio con la lettura delle Sacre Leggi e con l’intonazione dei cantici di lodi. La mattina seguente si rinnovavano le cerimonie e alla loro conclusione, i fedeli si salutavano gli uni con gli altri dicendosi: “Che tu possa essere iscritto nel Libro” (Demetra.it)”
Secondo gli ebrei, il primo giorno dell’anno, Dio giudica gli uomini e scrive il destino nel suo grande libro. I primi dieci giorni dell’anno sono di penitenza e di elemosina. Al termine, il Gran Rabbino, ancora oggi, da la benedizione al popolo semita attualmente disperso nel mondo.
Gli antichi messicani e i cinque giorni di Nemontemi
Durante gli ultimi giorni dell’anno l’antico, il popolo messicano terminava ogni attività. Il loro calendario contava 18 mesi fatti di 20 giorni ciascuno. Alla fine dell’anno si aggiungevano altri 5 giorni. Tanta era l’importanza data a questo periodo dell’anno che i bambini, nati in questi 5 giorni, venivano chiamati Inutili.
Ogni attività, pubblica e privata, veniva sospesa perché vigevano solo festeggiamenti. Anche i sacerdoti partecipavano alle feste, abbandonando in templi. La musica e la danza servivano ad allontanare i dispiaceri e le disgrazie inflitte dagli spiriti maligni.
La festa della chiusura dei sigilli cinese
Il popolo cinese cessava ogni attività durante il capodanno. La tradizione voleva che in tutti i tribunali si chiudessero i sigilli imperiali, ecco perchè questa usanza veniva chiamata “la festa della chiusura dei sigilli“.
Il giorno della vigilia, allo spuntare della luna, iniziava la festa con squilli di tromba e fuochi d’artificio.
Il primo giorno dell’anno il popolo stava a casa, ma nel giorno successivo si celebrava un grande ricevimento presso la Corte Imperiale, seguito da processioni e altri festeggiamenti. Dopo 15 giorni dall’inizio dell’anno, si dava luogo alla “festa delle lanterne”. Questa era chiamata così per il numero enorme di lanterne grazie alle quali si illuminavano strade e città intere. Questa festa chiudeva le celebrazioni del nuovo anno.
A Tonchino il popolo si riconciliava con i nemici, adornando i parapetti delle case con della carta colorata per spaventare gli spiriti. Commemorando i morti e innalzando loro delle steli.
Oggi, la danza del drago è una tradizione peculiare delle celebrazioni del Capodanno cinese. I draghi sono portatori di fortuna, di forza e di dignità; fertilità, saggezza e fasto.
Il Capodanno in Tibet
Ai tempi dei Bo, e quindi in periodo pre buddistico, il capodanno veniva chiamato Losar. Si trattava di una cerimonia in cui si bruciavano incensi e si offriva una bevanda simile alla birra. Con questa tradizione si esaltava l’aspetto spirituale, offrendo doni alle divinità.
Nel periodo buddista, in Tibet questa festa diventò (ed è tuttora) a carattere religioso collegata al rito della festa dell’agricoltura. Questa divenne tale per espressa volontà del re Pude Gungdyal e ancora oggi è una delle feste più importanti del popolo tibetano, celebrate nei templi.
Il capodanno in Siberia
Le tribù tribù della Siberia celebravano il Capodanno con delle cerimonie al sorgere del primo sole dell’anno. Il fine era quello di augurare prosperità e abbondanza, ma anche protezione. Un sacerdote pregava inginocchiato mentre altri due buttavano in aria del latte e il kumis.
Questa tradizione, compresa la macellazione di un vitello, è ancora osservata in Mongolia con la festa Tsagaan Sar.
Il Capodanno nell’Europa antica
In Francia, il popolo si travestiva con pelli di vacca o di animali. L’usanza prevedeva nel non dare acqua o altre necessità ai vicini di casa. L’unica cosa che facevano era quella di allestire una tavola imbandita di fronte l’uscio di casa. Questa sorta di benevolenza era soltanto perché avevavo fatto gli scongiuri proprio sul cibo affinché il male non entrasse nelle loro case ma si potesse trasmettere all’ospite incauto.
Questa stravagante usanza fu soppressa dalla Chiesa cattolica, anche se con grande fatica.
Ma ciò non deve destare sorpresa. In tutta Europa c’erano tradizioni simili, soprattutto durante il Medioevo. Ad esempio, c’era la festa dei pazzi in cui gente vestita in maniera bizzarra e spaventosa girava per le strade lanciando anatemi ai passanti.
Anche questa tradizione fu sdradicata dalla Chiesa.
Ciononostante, avveniva lo scambio dei doni, spesso anche eccessivi, che addirittura minavano il patrimonio delle famiglie.
Ma la televisione ha detto che il nuovo anno…
Chissà cosa direbbero i popoli antichi ascoltando una vecchia canzone di Lucio Dalla in cui augura un mondo diverso a tutti noi, un sogno che probabilmente non si realizzerà mai, ma è un desiderio sincero.
Probabilmente, la cosa più bella dell’anno che verrà è che la vita si affaccerà a noi ogni giorno, senza avvisarci.
Dello stesso autore: L’Epifania tutte le feste porta via: tradizioni e storia
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