Covid-19: (non) ce la faremo senza gli artisti

Trolls and haters (fonte: women forensic)

Se volessimo parafrasare una nota soap opera americana potremmo dire: “Anche gli artisti piangono“. Di questa quarantena probabilmente si parlerà anche per gli effetti sociologici e psicologici che ha generato. Un caso emblematico è rappresentato dalla valanga di commenti velenosi diretti agli artisti. I meccanismi che la mente sta elaborando durante le quarantene faranno parte di qualche studio psichiatrico?

Se da un lato, la gente canta sui balconi e mette musica ad alto volume per cercare di esorcizzare le paure legate al virus, dall’altro lato ci sono gli artisti che vengono attaccati per esprimere timori e dubbi legati alla propria professione.

Sta succedendo in queste ore a Tiziano Ferro che, ospite in TV da Fabio Fazio, ieri sera ha legittimamente espresso un suo pensiero e una richiesta di chiarezza al governo su quando potranno riprendere i concerti.

Tale dichiarazione ha scatenato gli “indignados” perché Ferro è un cantante è ricco e famoso; la musica non è importante, a loro dire, ci sono cose più essenziali da considerare e l’artista può stare tranquillo a casa sua a Los Angeles senza pretendere altro.

Purtroppo, non siamo capaci di capire che la musica è un lavoro e che non tutti gli artisti sono ricchi, ma vivono del proprio mestiere che spesso è precario. Occorre ricordare che l’industria dello spettacolo dà lavoro a padri e madri di famiglia che attualmente si trovano nell’incertezza di un futuro e che quindi necessitano di risposte concrete.

Anche durante un’emergenza sanitaria di questa portata purtroppo c’è da dire che non ci smentiamo. Siamo invidiosi e populisti. Prendiamo senza dare quando ci conviene. Va bene la musica solo quando questa ci consente di non morire di noia durante la quarantena. Il resto non ci riguarda e gli arcobaleni esposti nelle case sono solo una finzione. No, non andrà tutto bene. Forse sarà anche peggio.

Quando questa emergenza finirà, sarebbe bello vedere questi hater ai concerti, magari in prima fila, desiderosi di svagarsi, dopo avere comprato il biglietto dai bagarini o averlo preteso gratis da qualcuno.

Nel mondo dello spettacolo non esistono solo gli artisti famosi

Il mondo dello spettacolo non è fatto solo di cantanti sul palco. Anzi. Il vero lavoro sta proprio dietro le quinte; fatto da gente che non si vede, ma grazie alle quali i concerti sono possibili. I dischi sono realizzati grazie a fonici, turnisti, arrangiatori. I concerti o i film sono fruibili grazie al lavoro di elettricisti, macchinisti, fotografi, segretarie di edizione, ecc. Gli artisti famosi stanno giustamente mettendo a disposizione la loro voce “autorevole” per dar voce a chi di concerti vive e purtroppo non può esternare timori. E se un musicista chiede chiarimenti riguardo la musica, fa più che bene. Se il suo lavoro è scrivere spartiti, di cosa dovrebbe parlare se non di musica?

L’arte non può essere gratuita perché significa ore passate a comporre, a studiare, a scrivere, significa professionalità.

Tanto per guardare il giardino del vicino, Berlino si è organizzata con un fondo complessivo di 500 milioni di euro. La somma è destinata ad artisti e liberi professionisti di tutte la città tedesche, senza discrimine di reddito, età o provenienza.

Francesco de Gregori: tutelare gli artisti soprattutto i meno noti

Anche Francesco de Gregori ha commentato la situazione a rischio attraverso un’intervista all’ANSA.

L’Italia è notoriamente il Paese del bel canto. Forse per questo la gente pensa che tutti possano cantare e quindi che la nostra non sia una professione vera e propria“. Ha così esordito il cantautore romano e ha sottolineato: “Posso solo sperare che gli innumerevoli lavoratori dell’indotto, che costituiscono la manovalanza necessaria a mettere in piedi un concerto e di cui il pubblico spesso ignora l’esistenza, possano essere protetti dalla cassa integrazione o da altri meccanismi di tutela”.

L’industria dello spettacolo – ha dichiarato l’artista – sarà una delle ultime a riprendere le attività, per molti si prospettano mesi di sofferenza economica, a questo occorrerà mettere rimedio.”

Francesco Guccini e la sfiducia nell’umanità

Francesco Guccini, ospite su Radio1, ha raccontato come sta passando questo periodo di lockdown causato dall’emergenza e ha tristemente concluso: “Non credo che dopo l’emergenza saremo migliori. Anche dopo l’11 settembre si diceva che sarebbe cambiato tutto ma non è cambiato nulla. Sono abbastanza cinico da questo punto di vista. È nella natura umana il dimenticarsi presto delle tragedie passate per riprendere la vita di sempre“.

Paolo Fresu a difesa dell’arte

Il noto musicista Paolo Fresu scrive un bellissimo messaggio nella sua pagina Fecebook a difesa di Tiziano Ferro. L’artista conclude con una frase molto sensata: “Arte e cultura sono sinonimo di speranza, e questa andrebbe concessa a tutti. Bisognerebbe dare meno spettacolo e pensare di più all’unità di un Paese, il nostro, che si è fatto grande con la sua diversità.

L’arte è vita, non dimentichiamolo

Ecco. Se proprio volessimo parlare di orgoglio italiano e di “prima gli italiani”, dovremmo pensare a essere uniti e a non disperdere energie vitali. Di guerra ce n’è una sola attualmente ed è quella combattuta contro qualcosa di infinitamente piccolo, ma di grande pericolo.

Di arte non si vive, ma sappiamo pure che ci fa stare bene.