Oggi, molti giovani meridionali si pongono il problema dell’emigrazione interna al nostro paese o all’estero una volta che concludono gli studi e cercano uno sbocco professionale per la loro vita. Molti ragazzi non sanno che il fenomeno migratorio italiano iniziò già verso la fine del 1800. In quel periodo ed esattamente a partire dal 1870 furono milioni gli Italiani, meridionali in particolare che lasciarono la nostra Penisola in cerca di condizioni migliori di vita e di lavoro.
L’emigrazione italiana fu ed è una vera e propria diaspora. I paesi che accolsero, spesso in malo modo, questi concittadini furono le due Americhe e l’Australia; tra gli anni 50, 60, 70 fu coinvolta, invece, una parte d’Europa occidentale e cioè Francia, Germania, Svizzera, Belgio e in minor parte l’Inghilterra. Negli stessi anni una grossissima fetta di meridionali si spostò nel Nord Italia a Torino in particolare in seguito allo sviluppo della casa automobilista FIAT a Genova per l’operare incessante del porto internazionale ed a Milano per l’escalation delle acciaierie Falk. Gli Italiani che si spostarono nei periodi sopracitati lasciavano le campagne diventando contadini-operai.
Le condizioni avverse che dovettero affrontare furono innumerevoli e difficili da elencare. Molti Americani consideravano gli uomini di colore forza lavoro da sfruttare alla stessa stregua degli animali, gente priva di diritti, forze motrici per le farm, le fabbriche le acciaierie. Gli italiani godettero dello stesso trattamento, morirono di fatica come i compagni africani e morirono nelle tragedie annunciate delle miniere o delle ferrovie. I concittadini, soprattutto meridionali, che si spostarono in Europa negli anni 50, 60, 70 non ebbero una sorte migliori e neppure quelli che lavorarono nelle fabbriche del Nord Italia anche se questi ultimi furono dal punto di vista lavorativo forse più tutelati dai sindacati nascenti.
Si calcola che gli Italiani che sono emigrati fino a questo momento siano circa 30 milioni così come sono circa 60 milioni i discende degli Italiani all’estero. I giovani che continuano a partire oggi non hanno più la valigia di cartone ed il pecorino avvolto in una pezza, hanno le più alte specializzazioni professionali. Partono medici, ingegneri, avvocati, insegnanti, ricercatori, chimici, biologi e così via. Partono i figli di coloro i quali hanno viaggiato con la valigia di carta. Partono questi figli e lasciano quello che hanno lasciato i loro padri cinquant’anni fa o cento anni fa e cioè ingiustizia e sopraffazione, diritti negati, imbrogli e malaffare.