Origini e diffusione della festa
Mancano pochi giorni al giorno di festa più pauroso dell’anno. Comunemente si pensa che la festa di Halloween abbia origine in America, tuttavia non tutti sanno che le origini arrivano dall’Irlanda e, più precisamente, da una ricorrenza di origine celtica. Halloween, infatti, corrisponde al Samhain, cioè il capodanno celtico. Per i Celti, infatti, il nuovo anno iniziava l’1 Novembre, indicava la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno e veniva festeggiato nella notte del 31 Ottobre.
Il tema principale della festa era la morte, in sintonia con tutto ciò che accade in natura, la quale sembra addormentarsi, spogliandosi delle sue colorate foglie. Durante la stagione invernale la vita sembra tacere, mentre in realtà si rinnova sottoterra, proprio dove riposano i morti. Da qui l’accostamento dello Samhain al culto dei morti.
Tra l’800 e il 900 l’Irlanda fu colpita da una tremenda carestia, a causa della quale i cittadini dovettero spostarsi negli Stati Uniti. Qui portarono con sè anche le loro tradizioni, che vennero subito accolte e poi diffuse in altri paesi, compresa L’Europa.
Halloween in America
In America oggi, la festa di Halloween è tra le principali della cultura americana, per la quale vengono investiti circa due milioni e mezzo di dollari per feste, costumi e addobbi. Si tratta del maggior investimento economico dei cittadini dopo Natale. Il simbolo per eccellenza è una zucca intagliata con una faccia sorridente e spaventosa allo stesso tempo, illuminata da una candela. I bambini si mascherano da mostri, fantasmi, zombie e scheletri suonando ai campanelli delle case e chiedendo “Trick or Treat?” (Dolcetto o scherzetto?).
La parola Halloween rappresenta una variante scozzese del nome completo All Hallows’ Eve, che tradotto significa “Notte di tutti gli spiriti sacri”, cioè la vigilia di Ognissanti (in inglese arcaico “All Hallows’ Day”).
Recentemente la festa di Halloween ha preso piede anche in Italia con una serie di eventi, travestimenti e festeggiamenti.
Generalmente chi appartiene al Cristianesimo è contrario alla festa di Halloween, ritenendo che il paganesimo, l’occulto, le pratiche e i fenomeni culturali connessi siano incompatibili con la fede cristiana. Ma suvvìa, la festa di halloween rappresenta solo un modo per mascherarsi divertendosi, al Signore non darà fastidio!
Leggende metropolitane in Calabria
Per un Halloween di tutto rispetto è necessario citare alcuni dei miti famosi nella nostra regione.
La leggenda della Suora fantasma
La leggenda risale agli inizi dell’800 e narra la storia d’amore di due giovani appartenenti a due casate nobiliari catanzaresi, i Marincola e i De Nobili, in combutta tra loro a causa di tendenze politiche differenti.
Adele De Nobili e Saverio Marincola erano follemente innamorati e, di nascosto dalle famiglie che erano contrarie a questa unione, ogni sera si incontravano guardandosi dalla finestra di lei, scambiandosi baci e messaggi d’amore. Una sorta di Romeo e Giulietta, ma in versione catanzarese.
Una sera il fratello di Adele sorprese i due innamorati e sfidò Saverio a duello, il giovane riuscì a fuggire e la tresca continuò per i mesi a seguire, fin quando, purtroppo, durante un giro ispettivo, Saverio venne sparato e ucciso dai fratelli di Adele.
La giovane donna, sovrastata dal dolore decise di lasciare il palazzo per recarsi prima a Pizzo Calabro e poi a Napoli, dove venne accolta nel convento delle “Murate vive”.
Secondo il mito, dopo la morte di Adele, una figura spettrale, vestita da suora, si aggira nel Palazzo De Nobili. Tutt’oggi si narra che all’interno del Comune di Catanzaro si avvertono rumori improvvisi e misteriosi, probabilmente provocati dallo spirito di Adele. Oggi la finestra dalla quale la giovane fanciulla si affacciava è stata murata e la sua anima continua a ad aggirarsi nei luoghi di Catanzaro. Questa sarebbe la punizione per aver preso dei voti falsi, non mossi realmente dalla fede, ma dall’odio.
La leggenda di Gina Cardamone
La storia narra la vicenda di una studentessa, ormai conosciuta come l’autostoppista fantasma.
Si narra che a Catanzaro, nelle notti fredde e piovose, spesso si incontrava una fanciulla che chiedeva un passaggio per tornare a casa. La fanciulla era priva di cappotto, pertanto, coloro che si prestavano ad accompagnarla, mossi dalla compassione, le prestavano il loro.
La ragazza chiedeva inoltre di passare da casa l’indomani per riavere indietro l’indumento e una volta scesa dall’auto, davanti all’effettiva dimora della famiglia Cardamone, si dissolveva nel nulla.
La cosa sconcertante è che decine di persone negli anni si sono recati presso la casa scoprendo che Gina era già deceduta tanti anni prima a causa di una brutta malattia. Nessuno degli automobilisti ha mai ritrovato il cappotto a casa della ragazza, bensì sulla sua tomba, un mausoleo con una statua femminile vestita da studentessa, situata nel cimitero di Catanzaro.
Il mistero del ponte maledetto
La leggenda risale al 1939 e racconta la storia di Maria Talarico, una giovane ragazza di 17 anni che un giorno, dopo essere passata dal ponte di Siano, era stata assalita da una strana sensazione e caduta in uno stato di trans. Da quel momento la ragazza aveva assunto strani atteggiamenti turbolenti. Mutando perfino la sua voce, che era diventata quasi quella di un uomo.
La ragazza non riconosceva più casa sua e i suoi familiari, ma chiedeva della sua vera madre, tale Caterina Veraldi. Maria, infatti, era ormai guidata dall’entità di Giuseppe Veraldi, un giovane ragazzo di 19 anni che era stato trovato morto sotto il ponte di Siano nel 1936, il cui decesso era stato riconosciuto come suicidio.
Maria, comandata dallo spirito di Giuseppe, descrisse per filo e per segno la notte della sua morte, affermando di non trattarsi di un suicidio, ma di un omicidio commesso dagli amici del ragazzo che lo avevano ubriacato, preso a bastonate e poi trascinato fino a sotto il ponte. La ragazza venne portato sotto il viadotto di Siano e, spogliandosi dei suoi vestiti, diede ulteriore prova di essere posseduta da Giuseppe. Ella, infatti, posizionò gli indumenti proprio come erano stati ritrovati al momento della scoperta del cadavere.
Dopo aver dato la sua testimonianza la ragazza tornò cosciente, ma tutto ciò ha comportato una serie di dubbi nelle indagini e la riapertura delle stesse. Dall’autopsia risultò che non erano presenti lesioni dovute alla caduta dal ponte, ma da un colpo ricevuto sulla nuca e sulla mandibola. Tutta la testimonianza venne allegata agli atti e il caso non venne più catalogato come suicidio, ma come omicidio. Tuttavia, le prove non furono sufficienti ad arrestare gli aggressori. Si continua, però, a parlare del ponte di Siano, ormai rinominato come il ponte maledetto.