La ricorrenza del 1° maggio, giornata celebrativa delle lotte dei lavoratori per il riconoscimento dei loro diritti sul posto di lavoro, è da sempre il momento ideale per continuare a parlare di diritti e nuove prospettive nel mondo del lavoro in uno spirito di solidarietà e di rispetto delle uguaglianze.
E’ proprio in occasione di tale ricorrenza, anche sulla scia dello spazio dedicato in quest’ultima settimana dai telegiornali regionali di tutta Italia al lavoro svolto dalle donne di casa per la famiglia, che il MO.I.Ca. Calabria , rappresentato nella regione dall’avvocato Giusy Pino, intende proporre una riflessione sull’ architettura del ”lavoro invisibile” come archetipo dell’architettura della quotidianità contemporanea. Laddove con la locuzione di lavoro invisibile si vuole individuare il lavoro svolto dalle casalinghe, dai pilastri delle famiglie, sempre pronte a tenere in piedi lo stato sociale, ad inventare strategie di bilanci economici, di conciliazione dei tempi di lavoro domestico e non ( perché a prescindere dall’ essere o meno delle professioniste, delle operaie o delle impiegate si è sempre donne di casa), a creare reti di condivisione, e di cura .
L’ economia stessa è salvata dalle casalinghe che sono le manager delle famiglie!
Se il lavoro familiare fosse calcolato nella contabilità nazionale si scoprirebbe che è il vero motore dell’ economia nazionale, la produzione ombra che nessuno paga o non vuole pagare perché c’è resistenza a riconoscerlo come tale ed è questo il settore in cui più di ogni altro si evidenzia la disparità economico e sociale di genere.
E’ proprio nell’ ambiente familiare che si manifesta uno squilibrio evidente anche nell’impiego del tempo dedicato al lavoro domestico e di cura, che ha ripercussioni sulla possibilità di molte donne di compiere scelte relative alla propria vita su un piano paritario rispetto agli uomini.
Ed è proprio per equilibrare l’uguaglianza di genere nei confronti delle donne di case che , ormai da più di trentacinque anni in Italia e 16 in regione Calabria, che il MO.I.Ca. (Movimento italiano Casalinghe) con la sua Presidente Nazionale Tina Leonzi, sta cercando di dare voce alle richieste delle donne che lavorano in famiglia a tempo pieno meglio per usare una terminologia più tecnica “le donne che svolgono lavoro di cura non retribuito derivante da responsabilità familiari”.
Tante sono state le battaglie e le campagne di sensibilizzazione portate avanti dal movimento in questo lungo pezzo di storia italiana .
Il MOICA ha promosso e tutelato anzitutto il riconoscimento del lavoro familiare e domestico dal punto di vista giuridico oltre che assicurativo e previdenziale per tutelare le casalinghe dialogando con le istituzioni, presentando petizioni, progetti di legge, rivendicando ed ottenendo la partecipazione ad organismi istituzionali quali i comitati istituiti presso INPS ed INAIL. Queste le piccole conquiste ottenute per il lavoro familiare ma accanto a queste tante altre ve ne saranno fin quando il lavoro invisibile delle manager di casa non troverà la giusta tutela giuridica e legislativa .
Attendendo il pieno riconoscimento del lavoro invisibile delle donne di casa, il movimento forma le sue manager delle famiglie attivando, attraverso i gruppi locali, delle azioni di sensibilizzazione su temi cruciali ed attuali come gli incidenti domestici, l’ inquinamento ed il corretto smaltimento dei rifiuti, il consumo responsabile, l’ economia domestica, la prevenzione dei rischi dell’ alcolismo, degli incedenti stradali della ludopatia.
Il certosino lavoro compiuto dal movimento ci induce, ridisegnando i contorni di un welfare che si sta sgretolando, a riflettere, in una ricorrenza come quella dell’ 1 maggio, su ciò che è economia e ciò che è società e ad evidenziare come tutto il sistema si regga sul lavoro di cura delle donne, su quell’ incredibile mole di lavoro svolto dalle donne senza retribuzione ma con un alto valore economico oltre che gestionale educativo ed assistenziale.
Un lavoro, quello svolto dalle donne di casa, che costituendo le fondamenta di tutta l’ economia di un paese deve essere riconosciuto alla stregua di tutti gli altri lavori e la casalinga valutata non come un peso per la società ma come una risorsa per la società alla quale vanno estesi i diritti riconosciuti a tutti gli altri lavoratori: diritto alla salute; alla sicurezza; all’ambiente.
Sicuramente un passo da gigante verso tale considerazione è stato compiuto e l’invito del Presidente della repubblica al MO.I.CA:, nella persona del suo presidente nazionale, per la cerimonia del 1 maggio al Quirinale ci consente di sperarlo dal momento che tale invito è un chiaro messaggio della più alta istituzione statale all’ attribuzione al lavoro familiare del suo giusto valore: il lavoro della donna di casa è un lavoro alla pari di ogni altra attività lavorativa!