La costruzione sociale della realtà. Siamo sicuri che tutto ciò che accade sia reale?

Molto spesso ci si chiede da cosa derivino determinati fattori sociali, come i legami, gli usi, i costumi, le abitudini quotidiane, etc.

Seppure l’uomo sembra esser convinto di avere un proprio cervello e riuscire a ragionare in maniera autonoma con lo stesso, ciò non è del tutto vero.

Bisognerebbe, dunque, porsi delle domande: come si originano i nostri pensieri, i nostri processi mentali, i ragionamenti? Come si instaurano le nostre relazioni? Cos’è che da vita ad una convinzione? Potrebbe esserci qualcosa di intrinseco che influisca su tutto questo?

Rispondere a questi quesiti, in verità, è più facile di quanto sembra, tuttavia è necessario nella spiegazione partire dal principio…

Come risponde la Sociologia

In ambito sociologico esiste un termine definito “Immaginazione sociologica” che, in parole spicciole, si riferisce alla capacità dell’uomo di riflettere su sé stesso come soggetto libero e non vincolato dalle influenze sociali.

Queste, però, in realtà, condizionano ogni gesto della nostra vita quotidiana. Il tutto accade per una semplice ragione: la socializzazione.

La socializzazione è quel processo mediante il quale viene trasmesso il patrimonio culturale di una società.

Attraverso essa, l’uomo interiorizza tutto ciò che gli viene trasmesso, di conseguenza giunge alla sua identificazione e sviluppa il cosiddetto “senso comune” appartenente a una data società.

L’uomo, quindi, cresce all’interno di un determinato ambiente, che, inevitabilmente, influisce su di lui.

Riflettiamo, dunque, su temi che affrontiamo nel nostro quotidiano: i sentimenti, come odio, amore, rabbia, emozione. Non esistono, ma ci vengono imposti inconsciamente durante il nostro percorso di socializzazione.

Basti pensare alla nostra società, nella quale esiste la monogamia, per poi effettuare un paragone con altre società in cui vige la poligamia.

Se l’amore è un sentimento così forte, che, sempre per la nostra società, è possibile provare solo verso un’altra unica persona, com’è possibile che esistano altri soggetti capaci di amare più persone contemporaneamente?

Un altro esempio é il razzismo. Prendiamo in considerazione un bambino piccolo, al quale non è stato ancora insegnato nulla. La sua mente è come una tela bianca, ancora da disegnare. Se lo mettessimo di fronte ad un altro bambino, paradossalmente “diverso” da lui, forse non scorgerebbe neanche una differenza.

La criminalità e la devianza. Prendiamo sempre per esempio il bambino. Presupponiamo un primo caso in cui il bambino cresca in una famiglia in cui non si verifichino casi di violenza e la stessa non venga mai neppure citata, come se non esistesse. Di conseguenza, la violenza sarà una tematica completamente sconosciuta al bambino.

Adesso presupponiamo un secondo caso di circostanza, in cui il bambino crescerà in una famiglia nella quale la violenza, la devianza e la criminalità stanno all’ordine del giorno. Cosa apprenderà questo fanciullo?

A questo punto, la risposta alle precedenti domande appare abbastanza chiara: l’uomo dà per scontato “realtà” diverse, a seconda di quella alla quale appartiene. Ma questa “realtà”, come pure la società è una realtà oggettiva, prodotta dall’attività umana ed anche l’uomo, al contempo, è un prodotto della società.

Ebbene sì: la socializzazione rappresenta il momento in cui la famosa tela bianca viene pitturata e, a volte, sporcata dalle nostre credenze sociali.

La globalizzazione

Tale realtà procede tranquillamente senza interruzioni, fin quando non accade qualcosa che turba questo circolo vizioso: la globalizzazione.

Essa è vista da molti come un complesso di mutamenti socioculturali, che rappresentano, a loro volta, una crisi per il legame tra individuo e collettività, in quanto si verifica il mutamento di ruoli e istituzioni, causando, infine, un processo di desocializzazione.

Il problema dell’identità individuale nella società globalizzata si collega anche al problema dell’identità sociale e delle appartenenze, generando un problema di integrazione.

La soluzione a tutto ciò potrebbe essere una Ri-socializzazione e il riconoscimento della globalità, intesa come consapevolezza che sia il mondo intero l’area in cui si svolge l’azione umana e che esista, ormai, una connessione su tutti i livelli.

Ciò permetterebbe un’apertura mentale, che, a sua volta, consentirebbe una ridefinizione dei confini, con implicazioni rilevanti sulle relazioni umane, sugli status sociali e sull’applicazione di una cittadinanza attiva.