L’obbligo di stare a casa per l’emergenza sanitaria e le quarantene forzate sono delle condizioni che potrebbero presentare delle criticità per le donne che subiscono violenza all’interno delle quattro mura e inoltre: per chi una casa non ce l’ha, come gli homeless, come riuscirà a rispettare il decreto?
La violenza non conosce virus né quarantene
La violenza sulle donne non scompare, nemmeno in piena emergenza coronavirus. Anzi, potrebbe peggiorare.
Dai dati poco confortanti del report pubblicato da D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, raccogliendo i dati di 75 centri antiviolenza italiani, si mettono in evidenza dei valori che sono allarmanti per tutti: cittadini e istituzioni.
Nel 2018, i centri dedicati alle donne hanno accolto 20.000 vittime, per molte di loro era la prima volta che si rivolgevano a un centro antiviolenza. Le denunce hanno subito un incremento dell’11% rispetto al 2017.
Le donne che hanno subito violenza e che si rivolgono a un centro antiviolenza hanno un’età compresa tra 30 e 49 anni (oltre il 50%) e sono di nazionalità italiana nel 73% dei casi.
La violenza maschile sulle donne è nella quasi totalità, in continuità con i dati degli anni precedenti, violenza domestica. L’autore della violenza è, infatti, nella maggior parte dei casi il partner, l’ex-partner o altro familiare (56%, 21% e 10% rispettivamente) e di nazionalità italiana (64%).
Le violenze esercitate sulle donne sono soprattutto di tipo psicologico (79%), fisico (61%) ed economico (34%). Sono dati e percentuali purtroppo abbastanza costanti.
Le disposizioni ministeriali impongono, come è giusto che sia, lo stare a casa per tutelare la salute di tutti. Purtroppo, questo aumenta, non solo il rischio di essere maltrattate nelle proprie abitazioni, ma anche l’impossibilità di recarsi presso strutture di volontari che aiutano le donne in difficoltà.
I senzatetto sono oltre 50.000. Come possono rispettare il decreto e le quarantene?
Ci sono migliaia di persone che una casa non ce l’hanno, le cui condizioni igieniche sono oltretutto precarie.
Binario 95, centro di volontari che assistono persone senza dimora a Roma Termini, gestito dalla cooperativa sociale Europe Consulting ONLUS, ha lanciato l’hashtag #vorreistareacasa.
Alessandro Radicchi, Presidente di Binario 95, dice: “Hai solo due opzioni: stare bene o stare male, nel mezzo non ci sono tutele. La quarantena non la puoi fare nei centri di accoglienza, servono strutture dedicate ed è la richiesta che abbiamo fatto alla Regione e alla Protezione Civile ma devono essere i comuni ad attivarsi. Bisogna porsi il problema di chi una casa non ce l’ha, ampliare i luoghi dell’accoglienza e prevedere strutture nell’emergenza. Non si guarisce da soli, e le persone che vivono in strada sono sole e impaurite, bisogna rassicurarle. Noi non chiudiamo, restiamo aperti, più di questo non possiamo fare”.
Pensiamo alle mense, pensiamo a quanto siano promiscui i locali frequentati, tipo i dormitori e la strada. Il rischio di contrarre il virus è altamente pericoloso per loro e per tutta la comunità.