Fino a qualche anno fa poteva sembrare banale, o addirittura scontato, parlare dell’importanza di mantenere la pace nel mondo, nel nostro, quello occidentale. Eppure oggi, 5 novembre tutte le massime esponenti del mondo politico, sociale e associazionistico italiano hanno avvertito l’esigenza di organizzare, programmare ed indire una manifestazione nazionale per la pace a Roma, nella capitale del nostro Paese.
Il raduno per la pace in piazza Repubblica a Roma
Ebbene sì, il grande giorno è arrivato. Alle ore 12,00 a Roma, in piazza Repubblica si sta svolgendo in questi minuti il raduno per avviare il cammino per la pace!
La manifestazione nazionale per la pace a Roma potrà, si spera, dare voce e visibilità alle tante donne e ai tanti uomini che dopo ben 260 giorni di guerra all’interno dell‘area geo-politica europea, vogliono manifestare il proprio dissenso nei confronti della guerra e manifestare per ribadire il concetto che la via delle armi non possa condurre alla pace.
Il cammino per la pace: da piazza Repubblica a piazza San Giovanni in Laterano
La manifestazione nazionale per la pace è promossa dalla coalizione Europe for Peace ed è il secondo raduno per la pace organizzato, dopo quello avvenuto nel 5 marzo, a pochi giorni dall’invasione russa in Ucraina. Il raduno, questo sabato 5 novembre è previsto dalle ore 12,00 in piazza della Repubblica.
Da lì dalle ore 13,00 partirà il Corteo che raggiungerà piazza San Giovanni.
Gli interventi programmati ed i dibattiti affrontati
Alle ore 14,45 dal palco verrà letta la piattaforma della manifestazione e la “Lettera a chi manifesta per la pace” del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei.
Dalle ore 15,00 gli interventi di rappresentanti delle principali organizzazioni promotrici, inframmezzati da testimonianze tematiche. Presenti le tematiche proposte per le vittime civili di guerra, gli attivisti per la pace ucraini, i disertori russi, e attivisti per il disarmo nucleare.
Manifestazione nazionale per la pace: l’impegno della società civile
Il lavoro delle organizzazioni di tutta la società civile ha messo nero su bianco una piattaforma sottoscritta da oltre 600 realtà sui cui la grande piazza di San Giovanni in Laterano chiederà attenzione al Governo e al Parlamento italiano per mettere in atto ogni intervento che possa portare ad una risoluzione di pace internazionale basata sull’intermediazione e trattativa diplomatica, piuttosto che sull’invio ed utilizzo di armi.
La manifestazione nazionale per la pace si è voluta ascrivere come Apartitica!
La manifestazione nazionale per la Pace si è voluta dichiarare Apartitica, anche se è una manifestazione di per sé dal forte contenuto politico. A otto mesi dalla prima mobilitazione del 5 marzo sempre in piazza San Giovanni, a pochi giorni dall’invasione russa, le diverse realtà coinvolte tentano oggi di raddoppiare le presenze per dare un forte segnale nel Paese.
Il decreto “anti-Rave” e il raduno di piazza Repubblica per la pace di oggi
Parlando del raduno per la pace previsto oggi a Roma non si può non aprire una parentesi sul famoso decreto “anti-rave”. Non si può notare la fretta con cui si è voluto promulgare il tanto discusso decreto, all’interno anche della stessa maggioranza.
Un decreto etichettato “anti-rave” che non cita la parola “rave” all’interno dello stesso testo della norma. Una norma che nell’errore (voluto o non voluto) della sua formulazione, ha messo d’accordo tutti sul fatto che deve essere modificata! Però, nel frattempo, questa norma è attualmente in vigore. E c’è il rischio che una libera interpretazione della norma possa dare atto ad un intervento di “sgombero” di un raduno di qualsiasi natura, come ad esempio questo organizzato oggi per la manifestazione nazionale della pace a Roma.
Il testo ufficiale in vigore della norma di nome “anti-rave”
«Art. 434 -bis (Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica). — L’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica consiste nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica“.
Leggendo il testo della norma in vigore, tutti, dentro i mass-media e social-media, e fuori a lavoro o al bar con gli amici, o a tavola in famiglia, hanno discusso di questo contraddetta e non contestualizzata norma, che qui ci piace definire come “macro-norma”.
La norma di fatto “anti-raduno”
Se volesse avere avuto davvero efficacia, la norma “anti-rave” poteva essere studiata come la “macro-norma” dello “Stalking” (o reato per “atti persecutori” – art. c.p. 612-bis). che ha finalmente introdotto nel codice penale una riforma per condannare in maniera efficace la violenza sulle donne, riuscendo ad intervenire con un unico strumento legislativo su più comportamenti fattispecie di singoli reati (come il reato per maltrattamenti in famiglia, il reato per minaccia, reato per violenza privata ecc.).
Invece nel caso del decreto “anti-rave” è stato redatto e formulato un testo di una norma che prevede come fattispecie di reato il semplice raduno di un numero di persone superiore a 50 (quello che può essere considerato pericoloso per l’ordine pubblico) che occupa uno spazio pubblico, che sia un terreno o un edificio.
Un reato dunque quello previsto nella norma non contestualizzato assolutamente al “rave-party” e che può essere esteso a qualunque altro tipo di raduno. La pena per questo tipo di reato prevede addirittura la condanna fino a 6 anni di carcere. In Italia, il nostro codice penale, prevede invece una pena detentiva fino a 3 anni di carcere, o comunque una pena inferiore a 6 anni, per reati come quello di omicidio colposo, occultamento di cadavere e adescamento di minori. Giusto per fare alcuni esempi.
Decreto “anti-rave”: ci siamo cascati tutti?!
E allora il dubbio nasce spontaneo: “ci siamo cascati tutti?!”. Forche che il focus del dibattito di questi giorni è stato decentrato sul tema delle manifestazioni musicali e culturali libere, chiamate anche “free party” o “rave party”?! È possibile invece che il tema reale sia quello di “tenere a bada” certi tipi di manifestazione? Ad esempio come quella di oggi? Che potrebbe essere la prima di una lunga serie delle manifestazioni che di solito si registrano nell’ “autunno caldo”?
C’è naturalmente la possibilità di esprimere dissenso, come la stessa premier al Governo ha tenuto a precisare, però c’è anche la possibilità di intervenire con le forze dell’ordine laddove la manifestazione sia da considerarsi “pericolosa” per l’ordine pubblico.
E allora con una norma così “vaga” più che la manifestazione specifica, può considerarsi “pericolosa” la norma stessa così formulata!
L’auspicio di un errore non calcolato e l’augurio di un dibattito reale per la pace internazionale
Si spera naturalmente che l’errore sia stato non calcolato e che presto si possa riparare al danno per far rientrare una norma come costituzionale, in maniera da non violare oltremodo la libertà personale e il diritto alla libertà di espressione e di manifestare.
L’auspicio più grande però è che in un giorno importante come questo, si torni a parlare di tematiche serie, urgenti, drammatiche e forti.
Il nuovo Governo si sta già muovendo veloce in questa direzione (vedi la riforma prevista per il caro bollette che si attuerà nei prossimi giorni). Speriamo solo che non si facciano altri passi falsi però nell’agire così in fretta. C’è urgenza è vero, ma c’è l’importanza di agire bene!
Oggi a proposito di agire bene, è importante essere lì, al raduno nazionale per la pace indetto a Roma. Sia a livello civico, anche solo sostenendo la causa con ogni mezzo possibile e a distanza. Sia a livello politico, spendendo la propria presenza sulla piazza Repubblica di Roma, per dare voce ad valore assoluto come quello della risoluzione per la pace, senza colori di partito.
È importante che in queste occasioni, come si spera possa avvenire anche nel giorno della festa della liberazione dell’Italia del 25 aprile, non ci siano colori di partito. L’Italia su temi come la pace, l’uguaglianza, la democrazia, la libertà, che sono riconducibili a diritti inviolabili dell’uomo e a valori etici assoluti, deve essere in grado di avere un’unica voce, unita e solidale. Così da poter essere (ed essere vista) in ambito europeo ed internazionale, un paese credibile ed identitario.