Sempre più spesso e ancora in maniera un po’ confusionaria si sta parlando del fenomeno del “Revenge porn” o, per dirla in italiano, “porno vendetta”.
Fenomeno in cui le protagoniste sono donne. Protagoniste il più delle volte inconsapevoli di video o foto che divengono virali e che le ritraggono in situazioni “calde”, riprese in momenti intimi.
A volte c’è la volontà stessa delle donne di essere riprese durante gli atti sessuali o le posizioni sensuali. Sole, o in compagnia del proprio partener sessuale.
Altre volte invece scatta la trappola di essere riprese da un telefonino o da una videocamera senza che la donna si accorga di nulla.
Le immagini “hot” che finiscono sui social
Spesso questi filmati e queste immagini finiscono poi sui social. Whatsapp, facebook, instagram ecc. diventando virali, oltrepassando confini privati e diventando a tutti gli effetti materiali di dominio pubblico.
A questo punto l’immagine della donna “protagonista” di questi frame e di questi scatti è segnata per sempre.
Diversi risvolti del “Revenge porn”
E i risvolti possono essere diversi. In una società “squilibrata” come la nostra, questi materiali “caldi” possono incidere diversamente sul successo e la carriera di una donna. Si pensi ai casi di personaggi famosi come Belén Rodríguez o Diletta Leotta, le cui immagini “calde” hanno fatto il giro del web. E nonostante questo, il loro successo e la loro carriera non hanno subito contraccolpi.
Si pensi invece ai fatti di cronaca di donne, persone comuni, che se va bene perdono solo il lavoro. L’ultimo caso quello di oggi, in cui una donna bresciana di 40 anni è stata licenziata per i suoi video “intimi” condivisi su whatsapp e divenuti virali, condivisi fin oltre oltreoceano.
Se va male invece perdono addirittura la vita, come il caso di Tiziana di Napoli del 2016 che si è tolta la vita a soli 31 anni dopo che suoi video “hard” erano finiti sulla rete, non sopportando il peso della vergogna della propria immagine di donna lesa nel suo intimo più profondo.
Alla base del “Revenge porn” una lotta tra ex
Ovviamente sul fenomeno del “Revenge porn” c’è alla base quasi sempre una “lotta” tra ex. Sembrerebbe infatti che nella maggior parte dei casi questi materiali divengano virali, dopo essere stati mollati dal proprio partner. E quasi per ripicca si decide di agire così. Condividendo quanto di più intimo possa esserci.
La pornografia e il limite tra privato e pubblico
Adesso non vogliamo certo fare i bigotti, la pornografia è da anni un’attività svolta da donne, e non solo da donne, in completa serenità.
Ma deve essere una scelta per queste donne decidere di rappresentare la propria immagine attraverso determinati mezzi. Quando invece questa scelta viene a mancare, viene violata la libertà di quella persona, viene violata la sua dignità. Si parla dunque di una forma di violenza nei confronti della vittima del Revenge Porn.
Un conto è decidere di essere filmati dal proprio partner, convinte del fatto che quel gesto rimanga un atto privato. Un conto è ritrovarsi messaggi di decine di migliaia di messaggi da parte di uomini eccitati perché hanno preso visione di un qualcosa di cui ci si ritrova protagoniste pubbliche senza volerlo.
Il limite tra il privato e il pubblico viene così sconfinato.
La tecnologia e la cattiveria umana
La donna si ritrova a dover fare i conti con la tecnologia e soprattutto con la cattiveria umana. E il fenomeno riguarda anche partner dello stesso sesso. Quindi Revenge porn tra uomini e Revenge porn tra donne. Anche se a livello mediatico e statistico abbiamo “tra le mani” sempre più spesso il fenomeno “Revenge porn” che vede vittime le donne, tradite dai propri ex partner maschili.
La diffusione del fenomeno e i provvedimenti presi nel mondo
C’è da dire che in Italia così come nel resto del mondo questo fenomeno è molto diffuso. A tal punto che molti paesi, come l’Australia, il Regno Unito, il Canada, la Germania hanno preso seri provvedimenti per arginare il fenomeno. In metà degli Stati Uniti il “Revenge porn” è disciplinato come reato.
Chissà che questa soluzione possa riguardare anche l’Italia. Per il momento continuiamo ad assistere ad azioni volte ad arginare le conseguenze, spesso estreme di questo fenomeno, piuttosto che il fenomeno stesso. Vedremo cosa succederà da qui in avanti.