Si è svolta nel pomeriggio di ieri, in Sant’Andrea Apostolo dello Jonio, una sentita cerimonia di commemorazione della Guardia del disciolto Corpo di Pubblica Sicurezza Andrea Campagna, caduto, a 25 anni, vittima del terrorismo, nell’adempimento del dovere il 19 aprile 1979 a Milano.
Il Questore della provincia di Catanzaro, Mario Finocchiaro, alla presenza del fratello, Sig. Maurizio Campagna, accompagnato da alcuni familiari, del Sindaco della città, Nicola Ramogida, di colleghi e rappresentanti dell’Anps e delle Organizzazioni Sindacali della Polizia di Stato di Catanzaro, nonché di militari in rappresentanza dell’Arma dei Carabinieri e di cittadini, ha deposto un cuscino di fiori alla tomba del Caduto, da parte del Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Prefetto Lamberto Giannini.
Successivamente, presso la chiesa Madre, è stata celebrata una messa in suffragio di Andrea Campagna, concelebrata dal parroco, Don Francesco Palaia, e dal Cappellano della Polizia di Stato, Don Biagio Maimone, al termine della quale il Sindaco, a nome di tutta la comunità di Sant’Andrea Apostolo dello Jonio, ha espresso l’orgoglio della città ad annoverare Andrea Campagna, simbolo di legalità, tra i suoi cittadini più illustri, mentre il Questore ha ricordando la figura del Caduto e le circostanze della morte, sottolineando il valore del servizio prestato e dell’esempio che, con il suo sacrificio, ha consegnato ai colleghi e alla società.
La figura di Andrea Campagna
Andrea Campagna nacque il 18 agosto del 1954 a Sant’Andrea Apostolo dello Jonio (CZ); il padre, Giuseppe, come tanti altri figli del Sud, sarebbe dovuto emigrare a Milano alla ricerca di un lavoro, che trovava come guardia giurata.
Solo nel 1965, Giuseppe poté farsi raggiungere dalla famiglia, la moglie Antonietta, i tre figli, Andrea, Maurizio e Anna, mentre una quarta figlia, Sabrina, sarebbe nata successivamente. Andrea aveva la passione per la divisa sin da piccolo. Da ragazzo lavorava presso una ditta di elettrodomestici, ma, quando lo chiamarono per il servizio militare, si raffermò in Polizia, e, nel 1974, a vent’anni, venne destinato alla Questura di Milano, ove fu assegnato alla DIGOS, venendo impiegato prevalentemente in servizi di scorta e di autista.
Si fidanza, poi, con una ragazza originaria anch’essa del Sud, di Gallipoli e, con i primi guadagni, acquista un’Alfasud, la stessa sulla quale stava per salire al momento dell’attentato. Ad Andrea Campagna è stata intitolata la Scuola Allievi Agenti di Polizia di Stato di Vibo Valentia e una strada nel comune di Sant’Andrea Apostolo dello Ionio, suo paese natale.Una lapide è stata posta dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, a Milano, nel luogo dell’attentato, insieme a una targa in un monumento nella vicina Piazza Miani.
Il 24 settembre 2004 gli è stata conferita la Medaglia d’oro al Merito Civile alla memoria con la motivazione: «Mentre si accingeva a salire sulla propria autovettura dopo aver espletato il turno di servizio, veniva mortalmente raggiunto da numerosi colpi di arma da fuoco esplosigli contro in un vile agguato, rivendicato poi da un gruppo terroristico. Mirabile esempio di elette virtù civiche ed alto senso del dovere. 19 aprile 1979 – Milano».
Il 13 maggio 2010 gli è stata conferita la Medaglia d’oro quale vittima del terrorismo.Con delibera della Giunta Comunale di Milano del 17 febbraio 2012, gli è stato intitolato il Parco Teramo Barona. Il Comune di Roma ha deliberato l’intitolazione del Parco Meda, nel quartiere Pietralata. Il 22 maggio 2015, presso la Questura di Milano è stata inaugurata dal Questore una sala riunioni, a lui intestata, negli uffici della DIGOS.
L’attentato ad Andrea Campagna
Andrea Campagna fu ucciso a Milano, intorno alle 14 del 19 aprile 1979, in un agguato in via Modica, alla Barona; cadde sul marciapiede di fronte al portone dell’abitazione della sua fidanzata, mentre, dopo aver svolto il suo turno di servizio e aver pranzato con la famiglia della fidanzata, si accingeva a salire sulla propria autovettura per accompagnare il suo futuro suocero al lavoro. Atteso da un gruppo di fuoco di terroristi, fu raggiunto da cinque colpi di rivoltella cal. 357 magnum.
Successivamente giunse una rivendicazione a firma dei “Proletari Armati per il Comunismo” (PAC) e gli investigatori ritennero verosimile che i PAC avessero associato l’agente ucciso alle indagini conseguenti all’omicidio del gioielliere Torregiani, avvenuto il 16 febbraio 1979, essendo l’Agente Campagna stato ripreso dalle telecamere della televisione allorquando erano stati arrestati, per tale omicidio, alcuni presunti terroristi. In un’operazione del giugno successivo la Polizia procedette all’arresto, in varie parti d’Italia, di circa quaranta persone indagate di appartenenza ai PAC e, a Milano, furono rinvenute diverse armi, tra cui una calibro 357 magnum che fece supporre un collegamento sia tra gli omicidi Torregiani e Campagna che tra questi e quello del Maresciallo degli Agenti di Custodia, Santoro, ucciso a Udine il 6 giugno 1978.
Il processo per gli omicidi commessi dal gruppo terroristico si concluse nel 1985 con l’irrogazione della pena dell’ergastolo per Claudio Lavazza, Paola Filippi, Luigi Bergamin, Gabriele Grimaldi e Cesare Battisti, quest’ultimo condannato in contumacia, in quanto, benché arrestato nel giugno 1979 nell’appartamento dove fu rinvenuta la pistola 357 Magnum, era evaso dal carcere di Frosinone, nell’ottobre 1981. Quel famigerato 19 aprile 1979, come accertato nel corso delle indagini e sancito dai processi celebratisi, i terroristi dei PAC, tra cui Cesare Battisti e Giuseppe Memeo, dopo aver studiato le abitudini dell’Agente Andrea Campagna, che, solitamente, dopo il servizio, si recava a pranzo a casa della fidanzata, in via Modica, si erano appostati sotto casa della ragazza, in attesa dell’uscita del poliziotto.
Intorno alle 14, Andrea Campagna era uscito con il suocero, Lorenzo Manfredi, e si avviava verso la sua Alfasud posteggiata nei pressi, quando si trovò di fronte Cesare Battisti, un suo coetaneo che non aveva mai visto prima, mentre un complice, Giuseppe Memeo, faceva da “palo” su una 127 rubata il giorno prima.
Battisti aprì subito il fuoco contro Campagna, colpendolo con cinque micidiali colpi cal. 357 magnum, per poi rivolgere l’arma verso Manfredi, ma l’arma si inceppò o era ormai scarica; quindi, il terrorista si allontanò, raggiungendo i complici in attesa sull’autovettura con cui fuggirono. Andrea Campagna veniva immediatamente soccorso e trasportato in ospedale, ma spirò lungo il tragitto.
Dalle indagini emerse che quelli del Collettivo della Barona, nel corso di una riunione, si divisero quando Battisti aveva proposto l’uccisione di Andrea Campagna, che conoscevano per la sua attività in parrocchia e per il fatto che era, come loro, un figlio del popolo, abitante nello stesso quartiere popolare, ma Battisti, che aveva scelto la vittima per averlo notato nel video dell’arresto dei suoi compagni, s’impose e, anni dopo, se ne vantò con Pierino Mutti, il primo pentito dei Pac. Anche il complice dell’omicidio, Memeo, confermò la versione del Mutti ai giudici.
Adesso Cesare Battisti, dopo una lunghissima latitanza, prima in Francia, e, poi, in Brasile, sta, finalmente, scontando la condanna all’ergastolo inflittagli anche per l’omicidio di Andrea Campagna, grazie all’arresto, avvenuto 12 gennaio 2019 a Santa Cruz de la Sierra in Bolivia, da parte di una squadra dell’Interpol (composta dalla Polizia di Stato italiana, Criminalpol e Polizia Boliviana) e all’estradizione in Italia, eseguita il 14 gennaio successivo.