Tempi moderni senza più umanità

Woman Hand Writing I See Humans But No Humanity with black marker on visual screen. Isolated on bricks. Business, technology, internet concept. Stock Photo

Una mamma che sopravvive alla morte di un figlio già di per sé è un fatto innaturale. Se poi la tragedia è causata da una negligenza materna, il dolore è un fardello ancora più difficile da sopportare. Dovendo poi fare i conti anche con il giudizio impietoso di una società totalmente priva di empatia che condanna e sentenzia, il carico raddoppia.

In questi giorni, l’opinione pubblica si sta spaccando in due circa la tragedia successa a Genova, poche ore fa. Ci sono i “signori giudici” e poi chi cerca di comprendere una tragedia i cui segni si porteranno a vita.

A Genova, una bimba di soli tre anni è caduta dalla finestra di casa, dal quinto piano, durante l’assenza della madre. La piccola era malata e, vista la tramontana, la donna aveva preferito non farla uscire per andare a prendere il fratellino a scuola.

In pochi minuti, se una bimba muore perché lasciata sola dalla madre, la vita di una donna diventa un inferno. Questo almeno dovrebbe essere il primo pensiero.

Dati Istat per capire dove sta andando la società

Indipendentemente dal caso di cronaca specifico in cui si accerteranno le responsabilità, secondo i dati Istat, nel 1983 le madri sole erano 468 mila. In trent’anni il numero si è raddoppiato. Molto più bassa la quota dei padri soli, che rappresentano il 2,5% sul totale dei padri che vivono con i loro figli (0,8% nel 1983).

L’Istat stima che in Italia ci siano un milione e 215mila bambini fino a 17 anni che vivono solo con la madre, pari al 12,1% dei minori. Si tratta di una quota che è molto cresciuta rispetto al 1995-1996 quando si attestava al 5,3%.

I microcosmi non inclusivi

Perché citiamo i dati? Perché la nostra società sta mutando la sua struttura e il dramma delle madri che crescono i figli da sole non può rimanere all’interno delle quattro mura domestiche: diventa – anzi, lo è già – una questione sociale che dovrebbe interessare tutti, anche i moralisti “feisbucchiani” che, magari comodamente supportati da nonni e baby-sitter, si arrogano il diritto di emettere verdetti, blaterando circa leggi scritte e non, senza farsi le domande più elementari.

Ormai viviamo in una società dove la superficialità regna sovrana e anche una tragedia, la morte di una bimba – che avrebbe avuto il diritto di crescere, trovare un lavoro, farsi una famiglia – sta generando sproloqui irriverenti quando sarebbe d’obbligo il rispettoso silenzio. Ma di questo ne abbiamo avuto prova anche per i casi di bimbi dimenticati in auto. Anche in occasione di queste tragedie, il nutrito gruppo dei soliti “benpensanti-opinionisti-a-cui-mai-succede-nulla” tuona anatemi conditi di leggera faciloneria, ignorando le tesi di psichiatri che scientificamente analizzano questi episodi associandoli alla amnesia dissociativa.  

Avendo un marito che stava lavorando, forse questa mamma di Genova non aveva un vicino di casa a cui chiedere aiuto; probabilmente non aveva un’amica a cui delegare il compito di prendere i figli a scuola. È una deduzione non molto logica per alcuni. Pensare è un atto purtroppo al quale abbiamo rinunciato da un po’ di tempo, soprattutto da quando dai quartieri in cui ci si aiutava tra vicini di casa si è passati a condomini dormitori dove neanche ci si conosce.

La solitudine fisica e psicologica

La realtà, per quanto brutta e triste, è che magari era una donna sola. È che forse per evitare questa tragedia avrebbe dovuto avere il dono dell’ubiquità o si sarebbe dovuta clonare o semplicemente, come alcune “menti superiori” suggeriscono, avrebbe dovuto lasciare anche l’altro figlio a casa.

È la solitudine ad uccidere. È questo il vero dramma sociale. Tempi moderni senza più umanità.

A dare supporto a questa tesi, non mancano le notizie di cronaca molto frequenti che riguardano persone, soprattutto anziani, che muoiono da soli dentro appartamenti e vengono trovati morti dopo tempo. Fuori quelle mura, vicini di casa distratti, figli disinteressati e tanta, tanta solitudine. Nessuna comunità può dirsi civile se abbandona a sé stessi i suoi membri più vulnerabili.