Oggi, 25 novembre, come ogni anno, si celebra la Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne.
In relazione a questa giornata, invece di “rifilarvi” numeri e dati statistici del fenomeno, provenienti dalle denunce effettuate, o dai dati Istat, ho preferito dare importanza ad una storia di vita. Per guardare il fenomeno della violenza sulle donne dal punto di vista di chi l’ha vissuto in prima persona.
Premessa e attenzione al fenomeno dello Stalking
Ho così realizzato un’intervista ad una donna che è stata purtroppo la protagonista del fenomeno. In particolare, protagonista del fenomeno dello Stalking.
Fenomeno spesso sottovalutato, ma che invece è molto importante considerare anche dal punto di vista legislativo e penale, in modo da riuscire a prevenire quelle che sono le modalità di aggressione più estreme, come i maltrattamenti ed i femminicidi.
Episodi di estrema brutalità che si ripercuotono nei confronti delle donne. Vittime soltanto di essere donne. Solo quest’anno in Italia sono state più di 90 le vittime di femminicidio.
Ma ho detto di non parlare di numeri, ma di persone.
Premessa all’Intervista relativa al fenomeno della violenza sulle donne
Qualche anno fa, precisamente nel 2015, ho intervistato una ragazza di 29 anni residente a Catanzaro.
L’obiettivo dell’intervista (un’intervista in profondità) è stato quello di raccogliere la sua testimonianza, per costruire dati a fini sociologici ed approfondire lo studio del fenomeno della violenza sulle donne, in quanto vittima di diversi episodi di stalking subiti da colui che all’epoca era il suo ragazzo.
A distanza di tempo, trascorsi 4 anni, ho deciso di ricontattare la stessa ragazza per capire come è cambiata la sua vita dopo essere uscita dal quella “brutta esperienza”, così come lei stessa l’ha definita.
All’epoca dei fatti accaduti ho utilizzato un nome di fantasia, per proteggere la privacy della ragazza. Continuerò a farlo in questa nuova intervista, utilizzando lo stesso nome di fantasia.
Ecco allora riportata ai lettori di Calabria Magnifica.it la nuova intervista realizzata il 25 novembre 2019, a “Simona”.
Ciao “Simona”, è da tanto che non ci vediamo. Innanzitutto, ti ringrazio per aver accettato questa mia seconda intervista. A distanza di 4 anni dalla prima ti chiedo prima di tutto, come stai?
“Ciao Sharon, molto bene, grazie, diciamo che sono cambiate molte cose dal nostro ultimo incontro…”
So che ti sei trasferita e che non abiti più a Catanzaro. Nella prima intervista mi avevi comunicato questo tuo desiderio di trasferirti, che in parte era dovuto a quello che ti era successo. Dove vivi attualmente?
“Tra le tante cose cambiate, questa è la più importante. Vivo a Milano attualmente”.
A distanza di tempo ti senti ancora di dirmi che questa scelta di cambiare vita è stata, anche in parte, una conseguenza degli episodi di stalking che hai subito?
“Si, è sicuramente così. Certamente la città di Catanzaro non ti offre le possibilità che una metropoli come Milano ti da, ma sicuramente avevo terra bruciata intorno e non era molto stimolante continuare ad investire in quel posto”.
Come vivi ad oggi quello che ti è accaduto? È solo un lontano ricordo? O ancora le ansie e le paure del passato ritornano?
“Ad oggi è un ricordo lontano, non ti nego che delle volte ho dei vuoti di cosa sia successo, di alcuni momenti. Quando improvvisamente mi tornano in mente alcune scene mi chiedo – ma chi ero? -. Non ricordo la – me – di quel periodo, di quegli anni.
Una cosa che non mi si può fare oggi è spingermi con la mano la testa. Toccarmela. È una cosa che mi da terribilmente fastidio.
Purtroppo è il, chiamiamolo – trauma – che mi è rimasto da quando una volta mi ha tirato per i capelli e attaccato la faccia al finestrino della macchina…”.
All’epoca della prima nostra intervista in profondità mi hai detto che il tuo (ora) ex ragazzo era riuscito ad isolarti da tutto e da tutti. Ora sei riuscita a recuperare vecchie relazioni amicali? O sei ripartita da zero nella nuova città?
“Il trasferimento come dicevo, è dipeso per la maggior parte dalla situazione che avevo vissuto, ma soprattutto dai postumi. Con la parola “postumi” intendo le amicizie perse a causa del rapporto con lui. Si principalmente so che la colpa è la mia, che sono stata io a permettergli di – rovinarmi – la vita. Nessuno mi ha obbligato a scegliere lui e perdere gli amici.
Purtroppo molte amicizie non sono riuscita a recuperarle, anzi quasi nessuna direi. Posso pensare che a questo punto non erano abbastanza forti? Sì, ad oggi forse penso questo, nonostante abbia provato in tutti i modi a riallacciare rapporti.
È stato molto inutile, non sono stata accettata, passami il termine. Soprattutto due amiche più care, di cui ho perso i contatti perché avevo deciso di proseguire la storia folle con – lui -. Nel momento in cui ho tentanto di riavvicinarmi mi hanno riposto: – non riesco ad inserirti nuovamente nella mia vita, la mia vita è cambiata -. Non credo mai di riuscire a metabolizzare il colpo.
Mi rendo conto che quando le incrocio per le feste comandate, – al rientro nella nostra città d’origine -, provo sempre del disagio misto a tristezza”.
“Simona”, a questa domanda, continua a spiegare: “Non sono mai stata convinta che niente nella vita sia irrecuperabile, evidentemente devo iniziarlo a realizzare. Soffro ancora per le amicizie perse più che per lui“.
Prosegue “Simona”, fuoriuscendo dal tema della mia domanda, ma essendo un’intervista aperta ho lasciato che si raccontasse. “Lui è una persona che ad oggi ho capito che è malata, che a suo modo, nel modo folle e malato, mi voleva bene, ci teneva. Ad oggi, nonostante il male che mi ha fatto, posso dire di essere in grado di perdonare lui. Ma non riesco a perdonare gli – amici – che non ci sono più. Se soffro oggi, soffro per le amicizie andate.
In tutto questo tempo “lui” si è mai più fatto risentire?
“Lui non si è fatto più sentire dopo innumerevoli e folli tentativi.
Un locale in gestione di alcuni amici seguiva il mio contatto su Instagram. Oggi quel locale è suo e non appena pubblico una storia è lì a visualizzarla”.
L’instaurazione di eventuali nuove relazioni risentono in qualche modo di quegli episodi di violenza subiti? O tutto è parte ormai del passato?
“Dopo la storia con – lui – non ho avuto alcun tipo di contatto (storia, frequentazione, uscita senza alcuni secondi fini) per due anni, con nessuno.
Non riuscivo ad avvicinarmi a nessun ragazzo. Ad oggi li vedo come treni persi, ma purtroppo non ero – assolutamente – pronta!”.
Quali sono le sensazioni che ad oggi ti porti dietro, dopo gli episodi subiti, anche a distanza di tempo?
“Direi il – trauma della testa -“.
C’è qualcosa che vorresti dire, se ne avessi la possibilità, all’ “uomo” che ti ha fatto del male e che ti ha fatto vivere momenti di terrore?
“Che lo perdono ad oggi. Che so che non è una persona stabile. So che sta continuando il suo gioco. Ad oggi so che lui sta con una ragazza molto più piccola di lui. Questa ragazza stava fuori all’università, usciva… Da quando sta con lui la sua vita è cambiata. È la sua nuova vittima. Non credo che possa mai cambiare!”.
All’epoca della prima intervista mi hai detto che volevi parlarne soprattutto perché non volevi che altre ragazze potessero subire quello che hai subito tu.
“Sì! Lo credo ancora. Ma credo che comunque quando ti trovi dentro questo vortice, non hai la possibilità di vedere veramente in cosa ti stai andando a mettere.
È una situazione che pensi di poter gestire, è tipo come le sabbie mobili, man mano che ti addentri, resti sempre più bloccata, ma se non hai tu da sola, una grande forza, nessuno e dico, nessuno ti convincerà di poter uscire.
Devi trovare quella forza che solo tu hai dentro. Non sai di averla, ma la scopri e sì, ti senti terribilmente più forte”.
A queste ragazze, che magari si sono trovate nella tua stessa situazione, o ad altre donne in genere, che magari stanno vivendo adesso quelle tue stesse paure del passato, o anche a chi non ha vissuto in prima persona questo tipo di esperienza. Cosa vorresti dir loro?
“Che hanno una forza dentro dormiente. Devono saperla svegliare. Svegliandola avranno sotto gli occhi tutta la realtà perfettamente visibile agli altri.
Una volta fuori si chiederanno – ma ero drogata? Ma ero io? -. – Ma veramente mi sono abbassata così tanto? Quanto poco bene mi sono voluta?-“.
Qualcosa che vuoi aggiungere? Lascio a te lo spazio per concludere questo articolo dedicato al contrasto della violenza sulle donne. Di nuovo grazie “Simona” e buona vita. Ora che la tua vita non è più “una libertà chiusa in una gabbia”!
“Vorrei dire che bisognerebbe imparare a tuffarsi meno nelle storie, che alle strane richieste bisogna subito dire di no. Che lo spirito da crocerossina, lo devono avere i medici con i propri pazienti, non noi nelle relazioni.
Che il – ma tanto lo faccio cambiare – non funziona. Nessuno cambia radicalmente la propria natura. Impariamo a conoscere le persone per davvero. Non conosciamole tramite l’idea che ci facciamo noi di loro!!! Grazie!”.