Assoluzione per Maysoon Majidi: L’attivista curda ingiustamente accusata di essere una scafista vince la sua battaglia legale dopo mesi di ingiusta carcerazione e sofferenza
Il lungo incubo che ha segnato la vita di Maysoon Majidi, giovane attivista curda accusata di essere una scafista, si è finalmente concluso con un lieto fine. La sentenza di assoluzione, emessa ieri al termine di un processo che ha visto la ragazza impegnata in una dura battaglia per difendere la propria innocenza, segna un importante passo verso la giustizia. Accusata di un crimine che le era del tutto estraneo, Majidi ha affrontato mesi di sofferenza, tra cui dieci lunghi mesi di carcerazione preventiva, subendo un grave danno emotivo e fisico, come la perdita di peso, che l’hanno accompagnata durante questa tragica vicenda.
Fin dall’inizio, la sua causa è stata seguita con grande attenzione dal Consigliere Regionale Ferdinando Laghi, che non ha mai fatto mancare il proprio sostegno alla giovane attivista. Anche all’ultima udienza del processo, a Crotone, Laghi ha ribadito la sua solidarietà, esprimendo la sua soddisfazione per l’assoluzione di Majidi. “Siamo tutti felicissimi che Maysoon Majidi sia stata assolta dal crimine che le è stato contestato. È stata dichiarata estranea ai fatti e questo è il riconoscimento della sua innocenza”, ha commentato Laghi. Il Consigliere ha anche aggiunto: “Ora è tempo di gioia, ma c’è bisogno di tempo per riflettere su questa triste vicenda e per ricucire il dolore che Maysoon ha vissuto in questi mesi”.
Un altro forte sostenitore di Majidi è stato il Presidente del Consiglio Comunale di Catanzaro, Gianmichele Bosco, che fin dall’inizio ha espresso fiducia nell’innocenza della giovane attivista. In una nota, Bosco ha ribadito il suo sostegno e quello dell’Amministrazione Comunale, che ha organizzato un incontro pubblico a Catanzaro in cui si è discusso non solo della vicenda legale di Maysoon, ma anche dei valori di giustizia e umanità che dovrebbero caratterizzare ogni società democratica. “Chi scappa dalla guerra e dalle persecuzioni non può essere criminalizzato”, ha sottolineato Bosco, richiamando alla necessità di rivedere le leggi in materia, anziché criminalizzare chi cerca di salvare vite umane.
La vicenda di Maysoon Majidi non è stata solo una battaglia legale, ma anche una sfida morale e politica, un banco di prova sui valori fondanti della nostra società. L’assoluzione della giovane attivista è, dunque, una vittoria non solo della verità, ma anche della dignità umana, un segnale che la giustizia può prevalere sulla criminalizzazione del dissenso e dei diritti umani. “I veri trafficanti di esseri umani sono da ricercare altrove, non tra coloro che rischiano la vita per salvare gli altri”, ha aggiunto Bosco, sollevando un interrogativo su come le politiche migratorie e le leggi sui crimini contro l’immigrazione siano strutturate e su chi dovrebbe davvero essere perseguito.