L’aumento delle morte sul lavoro in Calabria nel 2024 solleva preoccupazioni a livello nazionale e richiede un approccio urgente per rafforzare la sicurezza e proteggere i lavoratori
Mentre il 2024 corre veloce, l’Italia è costretta a confrontarsi con una triste realtà: l’aumento costante delle vittime sul lavoro. I numeri parlano chiaro: nei primi quattro mesi dell’anno in corso, abbiamo già registrato 268 tragedie, un incremento di 4 casi rispetto allo stesso periodo del 2023.
L’analisi dei dati evidenzia una tendenza all’incremento delle morti in itinere, con un preoccupante +8,8% rispetto all’anno precedente. Questo aumento si contrappone alla temporanea diminuzione registrata fino a marzo, mettendo in luce una situazione che necessita di attenzione e interventi mirati.
Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre, sottolinea l’importanza di considerare l’incidenza come indicatore principale del rischio per i lavoratori. L’incidenza, che misura il numero di vittime rispetto alla popolazione lavorativa, fornisce una mappa chiara delle aree maggiormente a rischio.
I dati più recenti mostrano un’allarmante situazione nelle regioni a incidenza superiore al +25% rispetto alla media nazionale. Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna, Umbria, Puglia, Campania e Calabria si trovano tutte in una zona critica, richiedendo azioni immediate per migliorare le condizioni di sicurezza sul lavoro.
In una posizione meno critica, ma comunque degna di attenzione, troviamo regioni come Sardegna, Toscana, Sicilia, Lombardia, Piemonte e Lazio, classificate in zona gialla.
Al contrario, alcune regioni possono vantare una situazione più favorevole, essendo classificate in zona bianca. Liguria, Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Basilicata, Veneto, Marche e Molise mostrano un’impatto relativamente basso di incidenti mortali sul lavoro, sebbene ciò non debba indurre a una sottovalutazione della necessità di mantenere elevati standard di sicurezza.
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