Azienda di Soverato coinvolta nel traffico illecito di rifiuti

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Indagine sulla Ecomanagement S.p.a. di Soverato: traffico illecito di rifiuti dall’Italia alla Tunisia con coinvolgimento di aziende calabresi, arresti e implicazioni ambientali gravi

In una recente indagine condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza, è emersa la figura di una società di intermediazione con sede a Soverato, la “Ecomanagement S.p.a.”, al centro delle attenzioni. L’inchiesta, avviata per ordine del giudice istruttore del Tribunale di Potenza, ha portato all’applicazione di molteplici provvedimenti cautelari personali nelle province di Napoli, Salerno, Potenza e Catanzaro. L’indagine, condotta dal Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Salerno e dalla Direzione Investigativa Antimafia di Potenza, ha svelato un’attività investigativa complessa che mette in luce estese operazioni illegali di trasferimento all’estero di rifiuti. Tali operazioni contribuiscono a un preoccupante scenario di traffico transfrontaliero, eludendo i controlli sul ciclo dei rifiuti e causando danni ambientali e alla salute umana, presumibilmente attuati da entità italiane in collaborazione con intermediari stranieri.

Il fulcro dell’indagine coinvolge la società calabrese, “Ecomanagement S.p.a.”. Secondo le indagini, sarebbe stata questa società a incaricare per prima l’azienda tunisina “GC Service” delle operazioni di conferimento, selezione e avvio al recupero di rifiuti speciali CER 191212, per una quantità mensile di 10.000 tonnellate, fino a un massimo di 120.000 tonnellate. Successivamente è intervenuta la “Sviluppo Risorse Ambientali (Sra)” in un contratto già stipulato dall’impresa calabrese, pagando una somma fissa per l’intermediazione, oltre a 22 euro a tonnellata per la cessione. La Sra ha firmato un secondo contratto con la Soreplast il 30 settembre 2019, in qualità di impianto di ricezione, recupero e smaltimento del rifiuto, sito nella città di Sousse. Secondo l’inchiesta della Dda di Potenza, la società Ecomanagement S.p.a. non si è limitata a cedere il contratto alla Sra, ma si è impegnata a fornire alla Soreplast di Sousse i macchinari necessari per giustificare le operazioni di recupero – un simulacro, come annota il giudice istruttore – ovvero, una vecchia pressa e un nastro di selezione, attualmente abbandonati presso un secondo capannone ubicato a pochi chilometri da Sousse.

Gli investigatori, inoltre, sottolineano l’impatto mediatico generato da un reportage di un’emittente televisiva tunisina che aveva informato l’opinione pubblica dell’operazione di importazione di rifiuti in questione. Ciò ha spinto il ministero degli Affari Locali e dell’Ambiente tunisino ad avviare un’inchiesta che ha coinvolto politici e alti funzionari di Stato, alcuni dei quali sono stati arrestati. In questo contesto, tutti i rifiuti sono stati in parte fermati e in parte respinti dalle autorità tunisine a causa di difformità accertate sia riguardo alla tipologia degli stessi che alla falsità dei documenti di accompagnamento, in particolare per quanto riguarda le autorizzazioni rilasciate da organi del tutto incompetenti.

Nel panorama italiano, le indagini hanno rivelato un complesso sistema attraverso cui è stato organizzato un vasto traffico illecito di rifiuti, reso possibile, tra l’altro, dalle concessioni di due autorizzazioni rilasciate dall’Ufficio per le Opere Idrauliche di Salerno della Regione Campania. Sono state quattro le spedizioni effettuate nel periodo dal 14 maggio al 16 luglio 2020, coinvolgendo circa 282 container sotto la lente degli investigatori. Tali spedizioni, partite da Polla e in seguito rispedite in Italia, ammontano complessivamente a circa 7.891 tonnellate di rifiuti. Settanta di queste tonnellate sono giunte presso l’impianto tunisino della Soreplast S.u.a.r.l., successivamente colpito da un incendio doloso che ha distrutto gran parte dei rifiuti al suo interno, mentre il resto è rimasto bloccato al porto tunisino di Sousse. Nell’inchiesta è finito agli arresti domiciliari uno dei due funzionari della Regione Campania, mentre sono stati eseguiti provvedimenti di sequestro dei beni delle società coinvolte, fino a un ammontare pari all’illecito profitto derivante dalle attività illegali contestate.

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