Lo scrittore britannico Charles Caleb Colton scriveva: «Quando le masse applaudono, ci si chiede cosa si è fatto di male; quando criticano, ci si chiede cosa si è fatto di bene». Questo aforisma ha in sé il controllo ideologico e morale del pensiero quindi la limitazione della libertà di espressione sancita dalla nostra Costituzione.
Il direttore e fondatore dell’Osservatorio sulla sicurezza internazionale della Luiss, Alessandro Orsini si sta ritrovando al centro di una polemica a dir poco grottesca. Le sue teorie esposte nei programmi di approfondimento politico hanno sconvolto una parte degli organi di informazione arrivando in alcuni casi alla derisione pubblica e alla mistificazione delle sue idee; alterando i suoi concetti e concludendo con un’interpretazione distorta delle sue tesi.
Sia chiaro: non si è obbligati a pensare allo stesso modo e a condividere forzatamente idee e ipotesi altrui. Esiste anche il sacrosanto “diritto di critica”. Tutto ciò è possibile quando ci si prefigge l’onestà intellettuale che include anche il rispetto di chi la pensa diversamente da noi. Insomma, bisognerebbe giocare ad armi pari laddove però esiste un altro presupposto importante: la competenza, cioè l’insieme delle informazioni e degli strumenti necessari ad analizzare un argomento seriamente. Talvolta, se la critica non è di fonte autorevole e non attendibile, diventa una speculazione fine a sé stessa.
È ciò che sta succedendo ad Alessandro Orsini?
Da Bernie Sanders e Avram Noam Chomsky al mistero della pagina oscurata su Wikipedia
Tra l’altro, tutto è abbastanza curioso perché le idee di Orsini non sono poi così isolate. Su YouTube è facile trovare un intervento del senatore americano Bernie Sanders che disegna lo stesso quadro politico internazionale e c’è anche un’intervista al più famoso intellettuale vivente Avram Noam Chomsky che riporta gli stessi principi. In pratica, le sue afferamzioni circa le responsabilità dell’Occidente e dell’allargamento NATO sono riprese anche da queste due fonti che di autorevolezza ne hanno a sufficienza.
Detto ciò, c’è un altro fatto curioso, un mistero che avvolge la vita professionale del professore e che non è passato inosservato. Da un po’ di giorni, la pagina Wikipedia di Alessandro Orsini non è più visibile e ciò ha scatenato un vero e proprio putiferio tra i follower che lo seguono sui canali social. Orsini non si è ancora espresso a riguardo, ma ha lamentato il fatto di essere soggetto a pressioni affinché non si presenti in televisione. Siamo all’oscuro di chi stia attuando questa berlina a suo danno e se sia veritiero ciò che afferma, ma una cosa è certa: una buona fetta dell’opinione pubblica è dalla sua parte, il che non è poco.
Infatti, basta scorrere tra i commenti della sua pagina Facebook e trovare parole di sostegno nei suoi confronti e di accuse – molto poco velate – verso organi di informazione importanti che vogliono screditarlo e addirittura censurarlo.
Il supporto morale da parte dei lettori: un valanga di solidarietà
Tra i numerosi commenti, c’è quello di Gianni C. che scrive: « Triste dover constatare, ancora una volta, il cosiddetto “potere della stampa” (quarto potere) nel gettare discredito su studiosi competenti quali il Prof.Orsini, solo perchè sono scomodi e non allineati. Questi possono difendersi sui social, con un numero limitato di pubblico, mentre vengono screditati con la grande massa dei lettori. Immagino che la testata in questione ben si guarderà dal concedere il diritto di replica e le pubbliche scuse… »
Oppure quello di Paola M. :« Nel ricordare a Gramellini che oggi ricorre l’anniversario della morte in un attentato di Mino Pecorelli, Giornalista, comunico a Lei della mia richiesta di rimborso per la donazione di 52 euro fatta a Wikipedia a seguito della cancellazione della pagina del professore cui va la mia ammirazione incondizionata e solidale. Resista anche per noi. Grazie. »
– Massimo Gramellini, David Parenzo e lo scontro virtuale. Dal “paninarcisismo” alla “supercazzola” Orsini.
Nello specifico, i lettori si riferiscono a un articolo palesemente canzonatorio di Massimo Gramellini apparso sul Corriere della Sera il 19 marzo. Estrapolando una frase che dice: “Spiace per gli altri aspiranti al titolo, ma la vera star del Pacinarcisismo è lui, grazie alla faccia sofferta e a quel tono di voce tra l’assertivo e il piagnucoloso con cui ricostruisce le cause della guerra ucraina dai tempi di Gengis Khan.” Possiamo dire, in tutta onestà, che non si discute del contenuto delle teorie, infatti a tanti è apparso un attacco ad personam.
Il giornalista, non solo ha ricevuto varie accuse sui social di Orsini, ma anche commenti feroci sulla pagina ufficiale della storica testata giornalistica. Insomma, un effetto boomerang che pone molti interrogativi. Non è la prima volta che Gramellini si trova al centro di polemiche: basti pensare all’articolo su Silvia Romano del novembre 2018 che scatenò una vera e propria bufera. Le scuse si ebbero più tardi adducendo a un “errore di comunicazione”, come dire: avete capito male voi.
Ma di critiche ce ne sono anche per un altro giornalista: David Parenzo. Il conduttore radiofonico e televisivo durante la trasmissione su La7 di Corrado Formigli – “Piazza Pulita” – ha detto al professore: “Stai facendo una super cazzola“, ricevendo – di fatto – critiche pesanti e malumori da parte di chi ha assistito incredulo al botta e risposta televisivo.
Il professore Fausto Fraisopi sostiene Alessandro Orsini con una lettera aperta al Corriere della Sera
Accanto ad altre firme del mondo accademico, spicca quella del Professore Fausto Fraisopi che ha scritto una lunga lettera denunciando l’imparzialità di Massimo Gramellini e i toni non appropriati al limite dell’offesa personale, definendola “una truce invettiva“. Il contenuto della lettera è stato pubblicato sulla pagina ufficiale Facebook del Professore della LUISS. Fraisopi ha definito “volgari menzogne” ciò che è riportato nell’articolo e che oggettivamente le teorie del professore Orsini sono frutto di anni di esperienza mentre dall’altra parte c’è solo “derisione”.
Alessandro Orsini: un curriculum di tutto rispetto per tanti, un per “pacefondaio” per taluni
Alessandro Orsini non è solo docente, ma anche giornalista e scrittore di saggi. Infatti, fino a pochi giorni fa scriveva per il quotidiano romano “Il Messaggero“. Dopo le aspre polemiche, ha abbandonato la famosa testata giornalistica per “Il Fatto Quotidiano” dove attualmente pubblica i suoi interventi. Ma la sua carriera giornalistica lo vede produrre contenuti anche per l’Huffington Post, La Stampa, L’Espresso, Il Resto del Carlino e Il Foglio.
In realtà, Orsini era già noto al grande pubblico da diversi anni, ma è con le sue teorie geopolitiche sulla guerra in Ucraina che è arrivato a una notorietà mediatica rilevante. Taluni lo hanno definito “pacefondaio” visto che è contrario all’invio di armi e che, per arrivare alla pace, si devono fare anche delle scelte estreme tipo “abbandonare l’Ucraina e Zelensky al proprio destino” per il bene dell’Europa e in particolare dell’Italia.
– Da Napoli a Boston: una vita spesa per lo studio dei fenomeni socio-politici
Nato a Napoli, classe 1974, si è laureato presso l’Università “La Sapienza” in Sociologia. Successivamente, ha ottenuto il master e il dottorato di ricerca presso l’Università “Roma tre” in Scienze Politiche. Dal 2011, è ricercatore affiliato presso il prestigioso MIT di Cambridge, nel Massachusetts.
Nella sua carriera di studioso dei fenomeni politici e sociali, ha ottenuto diversi incarichi di un certo rilievo presso università e istituti.
I suoi scritti, pubblicati anche all’estero, sono monografie su temi attuali o storici anche legati al mondo della politica internazionale.
Rubbettino Editore ha pubblicato alcuni dei suoi saggi
L’editore calabrese Rubbettino, famosa Casa Editrice in Soveria Mannelli, a Catanzaro, ha distribuito alcune opere a nome di Alessandro Orsini. Infatti, uno degli orgogli della cultura calabrese ha pubblicato sei libri i cui titoli sono eloquenti. Si va dall’analisi sociologica della violenza a un approfondimento delle rivoluzioni francesi, da Gramsci e Turati a uno studio sulle Brigate Rosse.
I colleghi del mondo accademico lanciano una petizione a suo favore da presentare alla ministra dell’Università Cristina Messa
Se la LUISS prende le distanze dalle estrenazioni di Orsini, “richiedendo solida capacità di interpretazione e racconto del contesto geopolitico“, i colleghi universitari ritengono questi atteggiamenti da medioevo. Nella petizione si legge “denunciamo il clima di oscurantismo che si sta diffondendo in Italia: un clima che rischia di colpire un numero sempre maggiore di colleghi, proprio nel momento in cui è vitale la presenza di studiosi dal pensiero libero e coraggioso”, conclude la petizione.
A tal riguardo, Orsini ha accusato tramite i social: « È in atto una virulenta campagna diffamatoria contro di me fatta di fake news. »
NO ALLA CENSURA CONTRO ALESSANDRO ORSINI
- Proposta da Colleghe e colleghi di Alessandro Orsini e diretta a Ministra dell’Università, prof. Cristina Messa
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