Como: Maxi operazione antidroga, 30 arresti tra Lombardia e Piemonte

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Calabria coinvolta nell’operazione antidroga della Polizia di Stato di Como: 30 arresti in tre regioni

COMO, 28 MAG 2024 – Una vasta operazione della Polizia di Stato ha scosso la provincia di Como, portando alla disarticolazione di due organizzazioni criminali dedite al traffico di stupefacenti e altri gravi reati. Coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano – Direzione Distrettuale Antimafia, l’operazione ha visto l’esecuzione di 30 misure cautelari.

La polizia, sotto la guida del gip presso il Tribunale di Milano, ha emesso 25 ordinanze di custodia cautelare in carcere e 5 ordinanze di arresti domiciliari nei confronti di individui residenti in Lombardia, Piemonte e Calabria. Gli indagati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, aggravata dall’associazione armata, usura ed estorsione con l’aggravante del metodo mafioso, autoriciclaggio, intestazione fittizia e indebita percezione di erogazioni pubbliche. Tra le accuse spicca anche l’uso di documentazione falsa per ottenere mutui attraverso fondi di garanzia.

L’operazione, ancora in corso, coinvolge centinaia di investigatori delle Squadre Mobili di varie province italiane, con il supporto del Servizio Centrale Operativo (Sco), dei Reparti Prevenzione Crimine, delle unità cinofile antidroga e antiesplosivo, nonché del Reparto Volo.

I dettagli dell’operazione saranno resi noti durante una conferenza stampa che si terrà alle ore 11 presso la Questura di Como.

Conferenza stampa: nuovi dettagli sull’operazione contro la ‘ndrangheta in Lombardia

Un duro colpo alla criminalità organizzata è stato inflitto dalle forze dell’ordine in Lombardia, con un’operazione che ha portato all’arresto di 30 individui, accusati di traffico di droga, usura ed estorsione. La complessa azione, condotta dalla Polizia di Stato con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, ha visto l’esecuzione di 25 mandati di custodia in carcere e 5 agli arresti domiciliari, spaziando anche nelle regioni di Piemonte e Calabria.

Secondo quanto emerso durante la conferenza stampa condotta dagli inquirenti, sono state smantellate due organizzazioni criminali legate alla ‘ndrangheta, operanti principalmente nella zona del comasco. Quaranta individui sono stati posti sotto indagine, tra cui vari residenti di Milano e dell’hinterland. Tra gli arrestati, figurano anche un individuo di Cernusco sul Naviglio e uno di Nerviano.

I reati contestati spaziano dall’associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga con l’aggravante dell’associazione armata, all’usura e all’estorsione con l’aggravante del metodo mafioso. Inoltre, sono emersi casi di autoriciclaggio legati al reinvestimento dei proventi dello spaccio nell’acquisto di immobili e nel finanziamento di attività commerciali. Alcuni membri dell’organizzazione sono accusati anche di intestazione fittizia e di indebita percezione di erogazioni pubbliche, ottenendo finanziamenti tramite documentazione falsa.

Durante l’operazione, il gip Lorenza Pasquinelli ha emesso un decreto di sequestro preventivo d’urgenza, permettendo il recupero di 690mila euro in contanti, nascosti nel doppiofondo di un’auto.

La rete criminale smantellata era strutturata in modo gerarchico, con ruoli definiti per ogni membro, dall’alto fino ai “fattorini”, responsabili della distribuzione sul territorio. L’organizzazione gestiva l’approvvigionamento, la confezione e la distribuzione di hashish, cocaina e marijuana sul mercato, con particolare attenzione alla strategia di eludere i controlli durante il trasporto.

Uno degli elementi più sorprendenti emersi dalle indagini riguarda un distributore di benzina a Cislago, in provincia di Varese, che era gestito da uno dei presunti capi dell’organizzazione. Qui, la droga, in particolare la cocaina, veniva acquistata utilizzando la tessera del reddito di cittadinanza. Il meccanismo era apparentemente semplice: il cliente faceva il pieno alla pompa del distributore e, invece di pagare con il bancomat, consegnava al gestore la propria tessera del reddito di cittadinanza, dalla quale venivano sottratti i soldi corrispondenti. Nel frattempo, la benzina veniva raccolta in contenitori separati e successivamente rivenduta sul mercato illegale.

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