Caso Gattuso: martedì gli interrogatori di garanzia dei presunti colpevoli

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Rino Gattuso

Dal pizzo agli atti incendiari: martedì decisivi interrogatori a Corigliano Rossano

CORIGLIANO ROSSANO (CS), 4 FEB 2024 – Aldo Abbruzzese, 51 anni, e Mustaphà Hamil, 42 anni, sono i protagonisti di un caso che sta scuotendo Corigliano Rossano. Martedì prossimo, 6 febbraio, saranno sottoposti agli interrogatori di garanzia in seguito all’arresto nell’ambito delle indagini sulle intimidazioni subite da Ida Gattuso, sorella del campione del mondo Rino Gattuso.

La donna è stata vittima di due atti incendiari, episodi che, secondo le indagini, sarebbero collegati a presunte richieste estorsive. Abbruzzese è considerato il presunto mandante degli atti, mentre Hamil è accusato di aver materialmente compiuto le azioni incendiarie. Entrambi sono ristretti nel carcere di Cosenza dal 2 febbraio, giorno dell’operazione coordinata dalla Distrettuale di Catanzaro e condotta dai carabinieri del Reparto Territoriale di Corigliano Rossano.

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catanzaro, Chiara Esposito, ascolterà le loro versioni martedì. Le accuse vanno oltre gli atti incendiari, includendo il reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso. I fatti risalgono al 17 ottobre, quando l’auto di Ida Gattuso è stata incendiata, seguita da un secondo episodio il 15 dicembre con un’altra auto della donna coinvolta.

Le indagini hanno rivelato un collegamento con il pagamento di un presunto pizzo da parte del noto allenatore Rino Gattuso. Attraverso un emissario, Gattuso avrebbe versato tremila euro per porre fine all’estorsione ai danni del padre Francesco e della sorella Ida Elvira. Le accuse contro Abbruzzese e Hamil comprendono il costringere la famiglia Gattuso, in particolare Francesco e Gennaro (Rino), attraverso Salvatore Pipieri, collaboratore di Gennaro Gattuso, a versare 1.500 euro in due occasioni.

Il capo d’imputazione include anche l’aggravante di aver agito con metodo mafioso, sottolineando le modalità esecutive evocative del modus operandi tipico delle organizzazioni criminali di stampo mafioso. L’accusa si basa sull’utilizzo della forza di intimidazione del vincolo associativo e delle condizioni di assoggettamento e omertà della popolazione locale, oltre che sull’obiettivo di incrementare il prestigio criminale sul territorio. La notizia è stata anticipata dal Corriere della Sera.