Catanzaro e l’eredità dei suoi grandi imprenditori

assessore antonio borelli
assessore antonio borelli

Riceviamo e pubblichiamo nota stampa dell’assessore alle attività economiche – turismo – patrimonio, Antonio Borelli

Ricorre oggi, 22 luglio, il primo anniversario della scomparsa di Franco Bitonte, imprenditore che ha lavorato tanto in città e per la città portando avanti progetti e strutture in diversi settori, sempre con l’obiettivo di generare economia e benessere a beneficio di tutta la comunità. È questa l’occasione per ricordare altre personalità di caratura storica per Catanzaro, che ci hanno lasciato più di recente, appena pochi giorni fa: Alfonso Muleo, imprenditore anch’egli ma anche, e a lungo, uomo delle Istituzioni e delle rappresentanze categoriali; poi Giuseppe Grillo, operatore del commercio, impareggiabile artigiano delle armi, erede e custode di un’antica tradizione iniziata alla fine degli anni Trenta.

L’elenco di figure di questo tipo che non ci sono più potrebbe estendersi oltre ma, come sempre in questi casi, si correrebbe il rischio di qualche grave dimenticanza. Meglio evitare, dunque, anche perché non cambierebbe il senso della inevitabile presa d’atto che abbiamo davanti: c’è una generazione intera che sta pian piano scomparendo. Un fatto ineluttabile, ovviamente e indipendentemente dalla costernazione che lo accompagna. Ma che tuttavia ci impone una riflessione.

Ci troviamo di fronte alla perdita di personalità molto ricche, che hanno fatto epoca e soprattutto storia perché sono state capaci di guardare oltre il confine della loro attività principale; hanno concepito quella che solitamente definiamo “visione”; hanno “pensato la città” con intelligenza e passione; ne hanno costruito l’immagine e la narrazione per chi, Catanzaro, la guardava da fuori. Visione, immagine, narrazione: concetti oggi entrati nel linguaggio comune, talvolta fino all’abuso, ma che sappiamo avere un fondamento concreto. Ce lo dimostra la storia scritta sui Tre Colli, la stessa a cui l’osservatore esterno guardava quasi sempre con rispetto. Dunque la riflessione che ci si impone è tanto semplice quanto impegnativa: cosa fare dell’insegnamento che quelle personalità ci hanno lasciato.

Di sicuro sarebbe inutile alimentare la retorica vuota del ricordo. Diversamente, sarebbe invece addirittura dannoso abbandonarsi al rimpianto per un’epoca e un tempo irripetibili e di conseguenza perduti per sempre. Significherebbe rassegnarsi davvero all’idea del declino. La tentazione sappiamo che c’è, la sentiamo serpeggiare, perché la città ha vissuto anni difficili, nei quali il suo ruolo e la sua autorevolezza si sono oggettivamente indeboliti generando, come spesso accade, una dinamica negativa. Ma la risposta non possono certo essere il rimpianto, la rassegnazione, l’avvilimento. Non possono esserlo per l’individuo, come non possono esserlo per un intero corpo sociale.

Il punto dirimente non è il tempo che, inesorabile, passa ma la capacità che dobbiamo avere di fare di quel tempo il nutrimento per costruire un tempo nuovo. Creare spazi, opportunità, sinergie, progetti; farlo anche attraverso la nostra storia, mantenendola viva e vitale, riversandola dentro l’azione e non rinchiudendola in un mausoleo. Dobbiamo parlare alla Catanzaro di oggi e parlarle anche del suo passato ma per legarlo al suo domani. Un domani che nessuno di noi può costruire da solo, come non si stancano di ripeterci gli esperti con cui ci confrontiamo per cercare di disegnare una idea di futuro possibile da offrire a noi stessi e alle generazioni che verranno. Bitonte, Muleo, Grillo e tutti quelli che li hanno preceduti siano dunque i nostri compagni di viaggio.