“La nuova scommessa della Calabria: trasformare i flussi dal Mediterraneo in piattaforme di relazionalità”. E’ l’indagine realizzata dal Censis (di particolare interesse i capitoli in cui si descrive una “Calabria più a Sud del Mediterraneo” e “Come sarebbe la Calabria senza gli immigrati”) che è stata presentata a Catanzaro questa mattina e le cui conclusioni sono state affidate al vicepresidente della Regione Antonio Viscomi, al presidente del Censis Giuseppe De Rita e al prefetto Gerarda Pantalone, capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno.
Per avere un quadro esauriente delle nuove dinamiche geopolitiche internazionali che interessano l’Italia e più specificamente la Calabria e il Mediterraneo (“cosi vicino e cosi lontano”), si parte da un’indagine condotta “sul campo” dalla Fondazione che ogni anno redige uno dei più affidabili strumenti di lettura della realtà italiana (il “Rapporto sulla situazione sociale del Paese”), su espressa richiesta dell’Associazione ex consiglieri regionali presieduta da Stefano Priolo.
Si tratta di una corposa indagine sui migranti in Calabria che non perde mai di vista gli scenari nazionali e mondiali e che parte da un interrogativo di fondo: “è ancora possibile scommettere sulla capacità del Mezzogiorno e della Calabria in particolare, di integrarsi e di far fronte comune con gli altri Paesi del Mediterraneo, in una logica di riequilibrio e di multipolarità degli assi verso l’Oriente e verso il Sud del mondo?”.
Del Mediterraneo, che nell’immaginario collettivo è identificato con l’emergenza degli sbarchi non programmati di fronte alla quale l’Europa non riesce a far fronte comune, si può ancora discutere in termini di opportunità, “perché – spiega il Censis – le opportunità non si sono esaurite e perché anche i nuovi arrivi (specie in Calabria) possono trasformarsi da problemi in volani di crescita per il nostro Paese”.
L’iniziativa si è svolta presso la Sala Verde della Cittadella Regionale con inizio alle ore 9.30.
La relazione sulla ricerca del Censis a cura di Anna Italia (responsabile del settore legalità e cittadinanza), è stata preceduta dagli interventi del presidente del Consiglio regionale Nicola Irto e di Stefano Priolo, presidente dell’Associazione, che introdurrà i lavori. Sono seguite tre comunicazioni.
La prima: “I minori stranieri non accompagnati. Garantirne la tutela, valorizzarne le risorse” di Giovanni Giulio Valtolina (professore di Psicologia dello sviluppo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e responsabile del settore ‘Minori’ della Fondazione Ismu di Milano).
La seconda: “Stranieri minori e scuola fra ius soli e ius culturae. Le prospettive del disegno di legge pendente al Senato” di Alessio Rauti (docente di Diritto pubblico nell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e direttore del Centro di ricerca sulle cittadinanze).
La terza: “La ricerca e il salvataggio della vita umana in mare: normativa internazionale e nazionale di riferimento” di Filippo Marini (capitano di Vascello – capo ufficio relazioni esterne del Comando Generale del corpo delle Capitanerie di porto).
“Alcune delle buone pratiche di accoglienza ed integrazione in terra di Calabria” è stata la traccia della seconda parte del convegno (coordinata dall’on. Costantino Fittante, presidente della Sezione Calabria – Associazione ex Parlamentari della Repubblica) che, dopo l’intervento del prefetto di Catanzaro Luisa Latella, ha visto la partecipazione del rettore dell’Università per Stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria, Salvatore Berlingò; di Claudio Panzera, vice direttore del Centro di ricerca sulle cittadinanze e docente di Diritto regionale e Giustizia costituzionale nell’Università Mediterranea di Reggio, e di padre Bruno Mioli, direttore del Centro diocesano e regionale “Migrantes”.
E’ stata poi la volta dei sindaci dei comuni calabresi simbolo di positive pratiche di accoglienza e integrazione: Badolato, Acquaformosa, Crotone, Arena, Riace e, infine, è intervento Elio Lobello, presidente di Meet Project, società cooperativa sociale a r.l. di Catanzaro.
Nello spazio tra le due sessioni dei lavori si è esibita la “cantastorie” Francesca Prestia, un’artista nota per la passione con cui canta alcune storie difficili e dolorose del Sud e per la “Ballata di Lea” con cui ha ricordato la forza e il coraggio delle donne calabresi nella lotta contro la ‘ndrangheta e la violenza.