Scandalo sanitario a Catanzaro: sei individui sono accusati di aver effettuato prelievi del sangue a domicilio
La Procura di Catanzaro ha recentemente concluso le indagini su presunti illeciti nel settore sanitario, mettendo in luce pratiche fraudolente quali il peculato e la truffa. Al centro delle accuse, sei individui, accusati di effettuare analisi del sangue a domicilio, eludendo la vigilanza dell’Azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio di Catanzaro e utilizzando il materiale sanitario dell’ospedale per i prelievi.
Tra i coinvolti emergono i nomi di Luigi Longo, 61 anni, infermiere nel reparto di Malattie infettive, e Francesco Cropanese, 60 anni, ausiliario assegnato al laboratorio analisi. L’accusa suggerisce che i due avrebbero agito per il proprio tornaconto, eludendo il pagamento del ticket e favorendo quattro pazienti privati.
Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dai carabinieri della polizia giudiziaria, sotto la guida del colonnello Gerardo Lardieri, Longo avrebbe svolto un secondo lavoro non dichiarato, effettuando prestazioni a domicilio in nero. Tale attività illecita sarebbe stata facilitata dalla complicità di Cropanese, e avrebbe consentito ai pazienti di accedere alle prestazioni senza registrazione e senza corrispondere il dovuto, utilizzando il materiale e le apparecchiature dell’ospedale.
L’accusa sostiene che in alcuni casi i due sanitari non avrebbero richiesto alcun pagamento per le prestazioni, mentre in altri avrebbero ricevuto il compenso ma non lo avrebbero versato. La vicenda si sarebbe protratta per diversi mesi, da novembre 2022 a gennaio 2023, culminando nell’interdizione dal servizio per 12 mesi inflitta a Longo e Cropanese nel giugno precedente, su decisione della sezione di PG dei carabinieri incaricata delle indagini.
Luigi Longo è inoltre accusato di falsità ideologica per aver presuntamente indotto in errore il personale addetto alla registrazione degli utenti che effettuavano prelievi nel laboratorio analisi del Pugliese-Ciaccio. L’accusa sostiene che Longo avrebbe emesso ricevute false, attestando che i prelievi erano stati effettuati in ospedale e non a domicilio.
Il caso rappresenta un grave scandalo nel contesto sanitario locale, evidenziando la necessità di rafforzare i controlli e la trasparenza per prevenire simili abusi in futuro.
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