CATANZARO, 15 NOV 2016 – Beni per un valore di oltre 25 milioni di euro sono stati sequestrati dal Nucleo di polizia tributaria – Gico della guardia di finanza di Catanzaro, in esecuzione di un provvedimento emesso dal tribunale su richiesta della Dda di Catanzaro. Destinatario del provvedimento di sequestro è Antonio Saraco di Badolato, imputato per estorsione aggravata dal metodo mafioso, già arrestato nell’estate del 2013 nell’ambito dell’operazione denominata “Free boat – Itaca” che ha visto coinvolte venticinque persone, ritenute affiliate o fiancheggiatrici della cosca Gallace-Gallelli-Saraco di Guardavalle e Badolato.
Nell’ambito dell’inchiesta erano emersi due episodi di estorsione compiuti da Saraco nei confronti di due imprenditori modenesi che gestiscono il porto di Badolato. Le indagini patrimoniali, coordinate dal procuratore distrettuale di Catanzaro, Nicola Gratteri, dall’aggiunto, Vincenzo Luberto, e dal sostituto, Vincenzo Capomolla, hanno consentito agli investigatori della Guardia di finanza di ricostruire l’ingente patrimonio riconducibile a Saraco, anche per il tramite di prestanome, la cui acquisizione è risultata sproporzionata rispetto ai redditi dichiarati o all’attività economica svolta dallo stesso e dai suoi familiari.
Nel primo episodio, l’indagato, unitamente ad altri, aveva costretto due imprenditori ad affidare la gestione del porto alla società compiacente denominata “Ranieri boat service”. Nel secondo episodio, invece, Saraco aveva tentato di estorcere all’imprenditore modenese, per il tramite di Antonio Ranieri, la somma di 120 mila euro, facendogli intendere che la richiesta proveniva dal capo del “locale” di Guardavalle, Vincenzo Gallace. Ma la consegna dei soldi non sarebbe avvenuta in quanto Gallace, venuto a conoscenza della richiesta estorsiva avanzata da Saraco, ordinava una spedizione punitiva nei suoi confronti.
L’analisi condotta dalle fiamme gialle ha evidenziato una chiara sproporzione tra le entrate e le uscite e che la disponibilità immobiliare e finanziaria positiva accumulata dal nucleo familiare, nel corso degli anni oggetto dell’indagine, non è giustificata dalle entrate reddituali e patrimoniali dichiarate.
I beni sequestrati (dal valore complessivo di oltre 25 milioni di euro) comprendono: il villaggio turistico “Aquilia resort” di Badolato, una villa e una società a Roma, trentatré immobili, un campo sportivo, diciotto terreni in Badolato, quattro immobili a Satriano, sei locali nella provincia di Catanzaro (Montepaone, Taverna e Davoli), due autovetture, due motocicli, quote di società con sede a Roma, Cosenza e Satriano e diversi rapporti bancari e finanziari.