Si è svolta nella chiesa del Duomo di Santa Maria Maggiore e San Leoluca, la Santa Messa officiata per celebrare la Virgo Fidelis, la patrona dell’Arma. Una partecipazione estremamente ridotta, limitata ad una rappresentanza di una parte delle articolazioni territoriali e speciali dell’Arma presenti nella provincia di Vibo Valentia, con la presenza delle autorità di governo della città di Vibo Valentia: il Prefetto Roberta Lulli, il Procuratore Camillo Falvo e il Questore Raffaele Gargiulo. In tempo di emergenza Covid, con i contagi in aumento, non si poteva fare altrimenti. Si è comunque trattato di un momento intenso vissuto con l’auspicio di tornare presto a rivivere momenti di autentica condivisione. Come accaduto due anni fa quando l’evento, organizzato nella splendida cornice di questa piazza, registrò la calorosa partecipazione di tutte le autorità della provincia di Vibo e di numerosi alunni giunti dalle scuole primarie di Vibo. Un segnale di vicinanza all’Arma dei Carabinieri che, anche in piena emergenza, resta in prima linea al fianco della popolazione in questo frangente storico, il quale, si spera, sia messaggero dell’ultima ondata.
La celebrazione
La Santa Messa è stata celebrata dal sacerdote Maurizio Macrì, il quale ha voluto ripercorrere integralmente le parole di Papa Francesco pronunciate il 6 giugno 2014, in piazza San Pietro, in occasione del bicentenario della fondazione. Il Santo Padre rivolse queste parole: “Siete i carabinieri della gente. Le stazioni dei carabinieri sono punti di riferimento della collettività anche nei paesi e contrade più remoti delle periferie. È un impegno concreto e costante nella difesa dei diritti e dei doveri dei singoli e delle comunità.
“Non cessate di essere costruttori di pace. Di grande rilievo è il vostro impegno oltre i confini nazionali. Anche all’estero, infatti, vi sforzate di essere costruttori di pace, per garantire la sicurezza, il rispetto della dignità umana e la difesa dei diritti umani in Paesi travagliati da conflitti e tensioni di ogni tipo. Non cessate di rendere ovunque, in Patria e al di fuori di essa, una chiara e gioiosa testimonianza di umanità, specialmente nei confronti dei più bisognosi e sfortunati”.
La commemorazione della “Battaglia di Culqualber”
Il Colonnello Bruno Capece, Comandante Provinciale dei Carabinieri, al termine della Santa Messa, ha preso la parola per commemorare la “Battaglia di Culqualber” e la “Giornata dell’Orfano”, giunta quest’anno all’80° celebrazione.
Ha innanzitutto rivolto il Suo ringraziamento al sacerdote Maurizio Macrì per avere accolto questa celebrazione, cogliendo l’occasione per rinnovare l’augurio per i suoi 25 anni di sacerdozio appena raggiunti: “ieri hai potuto festeggiare insieme alla Tua comunità parrocchiale, e oggi, in segno di continuità, con la comunità dell’Arma dei Carabinieri”.
Ricordando il sacrificio della “Battaglia di Culqualber”, il Comandante Provinciale si è rivolto ai Carabinieri esortandoli al sacrificio non come una forma di punizione, ma come un’arma che impreziosisce l’obiettivo che perseguiamo: “…allora far capire anche ai giovani, che la vita è fatta di sacrifici che danno un senso a quelli che sono i risultati raggiunti”. Il Colonnello ha così rivolto, con particolare riguardo ai Suoi Comandanti di Stazione, il monito a perseguire gli obiettivi e i principi del Carabiniere, le cui fondamenta sono fatte di lealtà e sacrificio, invitandoli a trasmetterli alle proprie comunità: “solo così riusciremo a cambiare veramente questo territorio e completare la nostra missione”.
I saluti e i ringraziamenti del Colonnello Capece alle Autorità
“Il signor Prefetto e il Procuratore, sono la stella polare della nostra attività istituzionale e simbolicamente rappresentano tutte le persone e la attività con le quali si incrocia il nostro servizio istituzionale”.
“Il Questore Raffaele Gargiulo è anche un amico, lo dico pubblicamente. Lo ringrazio perché lui rappresenta un po’ tutte le altre forze di polizia, tutte le altre forze dell’ordine con le quali ci lega un rapporto di amicizia e di collaborazione. Una collaborazione tra i vertici e per strada tra le pattuglie. Una collaborazione che si traduce in fatti, ed io ne sono molto orgoglioso. Approfitto per ringraziare Raffaele perché abbiamo affrontato insieme eventi particolari, ed è stato bello poterli risolvere con una semplice intesa, spesso addirittura è bastato un cenno di intesa – nemmeno una telefonata o una riunione. Grazie per essere qui Raffaele a rappresentare tutti gli altri colleghi che volevano essere presenti e con i quali mi sono scusato”.