Una cattiveria gratuita e un’ignoranza spaventosa, così si potrebbe commentare l’episodio successo sulla spiaggia apuana, sulla riviera toscana. Protagonisti una mamma e un figlio immunodepresso e due turiste arroganti. La donna chiede loro di rispettare il distanziamento in quanto il bimbo è reduce da un trapianto. La risposta stizzita e irrispettosa delle due donne ha dell’incredibile: “Il Covid non esiste. Se suo figlio è malato, lo tenga a casa.”
Per fortuna, alcuni bagnanti increduli per la mancanza di rispetto e per la maleducazione hanno aiutato la mamma del bimbo. La donna si trovava sulla spiaggia per consentire al figlio di beneficiare dell’aria del mare.
Il figlio è affetto dalla sindrome di Williams-Campbell
Il bambino ha recentemente subito un trapianto di trachea che lo espone a problemi respiratori, a una conseguente fragilità, al pericolo di infettarsi e addirittura di morire. Ammalarsi di coronavirus o di altre malattie potrebbe essere fatale per lui. Non può giocare neanche con amici e compagni, vivendo solo in stretto contatto con la madre. I medici dell’Opa lo tengono sotto controllo e sono stati gli stessi medici che gli hanno prescritto aria di mare, passeggiate e ginnastica, ma anche bagni e nuotate. Dovrà trascorrere tre mesi al mare per poi ritornare in ospedale per altri controlli e forse per una nuova operazione.
La mamma ha spiegato le problematiche della malattia così: “È malato da anni di Tbm, la sindrome di Williams-Campbell, che parte dalla trachea, poi colpisce i bronchi e se non curata porta alla morte. Non ho timore a raccontare la malattia di mio figlio, non ho paura di combatterla, lo facciamo insieme da sempre, aiutati da molte persone, raccogliendo fondi per la ricerca, mettendoci la faccia. Oggi però ho paura della gente. Ho paura della cattiveria e dell’ignoranza”.
Il mare come terapia per il figlio
La spiagge sono prese d’assalto per via delle alte temperature e per le ferie imminenti, lo spazio tra i bagnanti è ridotto. Nel caso in questione, le due donne mettono i teli accanto a bimbo. Sono così vicine che sia arriva al contatto fisico. La mamma chiede di rispettare la distanza di sicurezza prevista per legge, spiegando anche il motivo. Le turiste non solo non si allontanano, ma aggrediscono verbalmente la donna: “Se è ammalato se lo tenga chiuso in casa, oppure si sposti lei.”
Ne nasce una discussione accesa e la donna commenta a “Il Tirreno” la sua reazione: “Ho perso la calma io che solitamente non alzo mai la voce, che ho dovuto imparare a controllare la rabbia e che mi impongo un certo comportamento davanti a mio figlio. Ho indossato la mascherina, perché mi sono venute vicino al volto, aggredendomi verbalmente, simulando di toccare mio figlio, rimasto impietrito seduto sulla sua sdraio, sbeffeggiandoci, urlando che il Covid non esiste e che stavamo limitando la loro libertà. Noi che abbiamo passato due anni tra casa e ospedale, 13 ore in sala operatoria, giorni interminabili in rianimazione.”
La solidarietà della gente
I bagnanti che hanno assistito alla scena hanno minacciato di chiamare i Carabinieri, solo in quel caso le due donne si sono allontanate.
La donna ha ricevuto la solidarietà da più parti e anche i proprietari dello stabilimento balneare le hanno offerto l’ombrellone, chiedendo scusa per l’accaduto.
Una storia condita dalla paura che questo virus impone, ma anche dalla irresponsabilità che arriva anche da frange politiche che per propaganda diffondono controinformazione. Sarebbe anche giusto pensarla diversamente, ma come è lecito affermare: “La tua libertà finisce dove inizia la mia.” Se non si vuole credere alla pericolosità del coronavirus si deve rispettare chi la pensa diversamente, soprattutto quando si tratta di questioni di vita o di morte di soggetti immunodepressi.
La notizia sta avendo un’eco a livello nazionale e speriamo serva come monito per far capire che non si può sottovalutare e scherzare con certe argomentazioni che lasciano il tempo che trovano.