La Regione Calabria ancora una volta viola quei principi che dovrebbe osservare una Pubblica Amministrazione seria, attenta ed imparziale. E’ quanto denuncia la CISAL in una nota tramite la quale vuol far emergere quanto sta accadendo nel settore delle Risorse Umane dell’Ente.
E’ il caso di 11 lavoratori LSU ed LPU che a seguito della delibera 103/2015 della Giunta regionale venivano contrattualizzati per la prosecuzione dello svolgimento delle mansioni loro affidate nel corso del tempo. Tali lavoratori, già nel 2008, a differenza di 359 colleghi, avevano rinunciato alla loro stabilizzazione ed usufruito negli anni del rinnovo dei contratti a termine. Tale contrattualizzazione è avvenuta nel rispetto delle posizioni giuridiche ed economiche da questi ricoperte, ossia C e D, a differenza dei 359 LSU ed LPU che pur di ottenere una sicurezza lavorativa erano “costretti” a dover rinunciare alle elevate posizioni ricoperte, anch’essi C e D, per accontentarsi di dover essere inquadrati nella categoria B1, nonostante abbiano continuato a svolgere mansioni superiori.
La contrattualizzazione degli 11 lavoratori ha creato, ad avviso della CISAL, una disparità di trattamento che non può essere sottaciuta. La Regione, infatti, ha privilegiato alcune unità rispetto ad altre. Si fa presente, infatti, che tutti gli LSU ed LPU provengono dalla stessa area progettuale la quale si caratterizza per l’identico percorso effettuato fino al momento della stabilizzazione, dove poi le strade, per alcuni di loro, iniziavano ad essere differenti.
A ciò si aggiunge che la delibera di cui sopra risulta illegittima poiché emanata fuori termine rispetto a quanto disposto dalla L. 147/2013, oltre a non riportare una definizione temporale circa la durata del contratto. La tardività e la illegittimità della stessa sono state, persino riconosciute e certificate nella nota del 22.01.2015 del Dirigente del Dipartimento “Organizzazione, Risorse Umane – Controlli”, avv. Sergio Tassone. Per di più, tale contrattualizzazione è avvenuta nell’inosservanza dell’art. 35 del d.lgs. 165/01 e dell’art. 97 della Costituzione secondo cui è doveroso ricoprire un pubblico impiego tramite pubblico concorso; mentre nel caso in esame non è stata espletata alcuna procedura selettiva.
Ed inoltre, avendo gli 11 lavoratori rifiutato la stabilizzazione, sono decaduti dalla possibilità di beneficiare dell’atto di contrattualizzazione della Giunta regionale che, tra l’altro, risulta non essere competente in questo campo poiché trattasi di un atto gestionale e di competenza del Dipartimento Risorse Umane e non di carattere politico programmatico. Manca persino una istruttoria del Dirigente Generale del Dipartimento “Organizzazione Risorse Umane – Controlli”, i cui pareri sono indispensabili ai fini della procedura contrattuale.
A questa proroga ne segue un’altra (n. 16804 del 31.12.2015) che, a differenza della prima, è avvenuta con Decreto del Dirigente Generale Reggente del Dipartimento “Organizzazione, Risorse Umane – Controlli”, dott. Luigi Bulotta e recante la durata di 12 mesi. Orbene, “Cosa farà l’Amministrazione regionale per l’ipotesi relativa alla terza contrattualizzazione?” E’ la domanda che la CISAL pone al Vicepresidente della Giunta regionale con delega al Personale, prof. Antonio Viscomi, ed al Dirigente Generale del Dipartimento Risorse Umane, avv. Sergio Zito.
La CISAL tiene a precisare di non aver nulla in contrario alla stabilizzazione degli 11 LSU ed LPU, sempre se questa avviene nella forma e nei modi in cui è avvenuta la stabilizzazione dei loro 359 colleghi. Non si comprende, infatti, come mai queste 11 unità abbiano rinunciato alla stabilizzazione del 2008; forse erano sicuri di poter contare su future proroghe contrattuali per poi essere stabilizzati nelle categorie superiori alla B1? La legge non dovrebbe essere uguale per tutti? O i 359 dipendenti sono figli di un dio minore? A prescindere dalle risposte una cosa è certa: non è corretto né giusto creare disparità di trattamento tra i lavoratori. E forse neppure conveniente, perché il sindacato ed i lavoratori non rimarranno a guardare inermi e rassegnati.
Alla luce di quanto premesso, la CISAL, ritiene che tutta questa vicenda sia stata gestita in modo poco chiaro e a discapito dei principi di trasparenza, imparzialità ed economicità a cui dovrebbe ispirarsi l’azione amministrativa, creando anche un danno erariale per la P.A.. Per ribadire quanto affermato è stata notificata, in data 7 dicembre 2016 una diffida stragiudiziale alla Giunta regionale al fine di voler annullare e/o ritirare l’atto deliberativo n. 103/2015 con l’avvertenza che si ricorrerà alla Procura della Repubblica o alla Corte dei Conti in mancanza di un atto di responsabilità dell’Amministrazione stessa.
La CISAL attende, pertanto, una risposta in brevissimo tempo da parte degli organi interpellati nonché del Presidente Oliverio affinchè si ponga fine a questa ingiustizia. E’ giunto il momento di far cessare i soprusi che i 359 lavoratori hanno dovuto subire in tutti questi anni senza poter assistere ad una valorizzazione delle loro professionalità né delle retribuzioni.