Decreto di confisca beni aziendali e personali nei confronti di Girolamo Giovinazzo, 48 anni, di Cittanova (RC). La Direzione Investigativa Antimafia, coordinata dalla locale Procura della Repubblica ha ritenuto Giovinazzo, detto Jimmy, contiguo alla cosca Raso-Gullace-Albanese di Cittanova.
Girolamo Giovinazzo risulterebbe vicino alla cosca per vincolo di parentela, avendo sposato Francesca Politi, niote del defunto capo cosca Raso Girolamo.
L’operazione “Alchemia” del 2016
Giovinazzo, unitamente alla moglie e ad altri 40 sodali, nel luglio 2016 era stato colpito da un provvedimento restrittivo emesso dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria, poiché coinvolto nell’operazione “Alchemia”, della Procura di Reggio Calabria. L’operazione “Alchemia” ha riguardato reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, intestazione fittizia di beni e reati contro la PA.
Lo stesso Giovinazzo più volte in passato era stato oggetto di vicende penali per emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, occultamento distruzione di scritture contabili, falso, truffa aggravata, bancarotta fraudolenta e associazione a delinquere.
La Sentenza del Tribunale di primo grado del 2020
Nel procedimento penale dell’operazione “Alchemia”, Giovinazzo era stato assolto dal reato associativo e di intestazione fittizia con sentenza di primo grado del 2020 dal Tribunale di Palmi.
Tuttavia, il Tribunale di Reggio Calabria con il provvedimento di confisca, separando il procedimento penale , dal procedimento di prevenzione, lo ha ritenuto portatore sia di pericolosità sociale qualificata, per la contiguità con organizzazione criminale di stampo mafioso, sia di pericolosità generica. Di conseguenza lo ha sottoposto alla misura della Sorveglianza Speciale con obbligo di soggiorno per la durata di tre anni.
I proventi derivanti da attività illecite
Dal punto di vista patrimoniale è emerso come la crescita dell’attività imprenditoriale sia stata concretamente agevolata nell’avvio e soprattutto nell’espansione, dal ricorso sistematico a pratiche imprenditoriali illecite. Per questo motivo il patrimonio a lui riconducibile è stato ritenuto il frutto o il reimpiego di proventi di attività illecita, stante anche la significativa sproporzione tra i redditi dichiarati e le effettive disponibilità a lui riconducibili emersi dagli accertamenti della Direzione Investigativa Antimafia.
In particolare, con il provvedimento è stato sottoposto a confisca un consistente segmento immobiliare e mobiliare, ricomprendente beni aziendali e personali, per un valore complessivo stimato a circa 22 milioni di euro.
I beni confiscati
I beni in questione riguardano: 5 società per l’intero capitale sociale e l’intero patrimonio aziendale con sede a Cittanova e Roma e operanti nei settori turistico-alberghiero, agricolo, lavorazione del legname e trasporto rifiuti. Tra di esse anche la nota struttura alberghiera di lusso, “Uliveto Principessa Park Hotel” di Cittanova adibita a sala ricevimenti.
Sono stati inoltre sequestrati 15 terreni ad uso agricolo ubicati a Cittanova per un’estensione complessiva di 13 ettari e 2 capannoni ad uso industriale, per una superficie complessiva di circa 3 mila mq.
Leggi anche – Cittanova (RC): condannati a 5 anni di carcere. Nel 2019 sorpresi a coltivare 3 mila piante di marijuana -.