La ‘Ndrangheta e la connivenza con gli imprenditori
REGGIO CALABRIA, 11 OTT 2023 -Questa mattina, presso la Questura di Reggio Calabria, è stata esposta un’importante operazione che ha inflitto un duro colpo alle cosche Libri e Tegano-De Stefano della ‘Ndrangheta. L’incontro è stato presieduto dal procuratore Giovanni Bombardieri, accompagnato dal questore della provincia, Bruno Megale, il capo della Squadra Mobile di Reggio Calabria, Alfonso Iadevaia, e il vice questore aggiunto Paolo Valenti.
L’operazione ha portato all’arresto di 28 individui, segnando un passo significativo nella lotta contro il crimine organizzato in Calabria. L’indagine ha svelato l’infiltrazione pervasiva delle cosche Libri, Tegano e De Stefano a Reggio Calabria e oltre, nonostante arresti e investigazioni precedenti. In particolare, ha rivelato la loro abilità nel gestire affari persino dal carcere, sfruttando imprenditori compiacenti.
Le intercettazioni: fondamentali nell’indagine
L’uso di intercettazioni telefoniche, ambientali, e telematiche, insieme alle dichiarazioni di imprenditori vittime di estorsione, ha consentito di esporre i dettagli di questa operazione. Emergono chiaramente diversi ruoli degli imprenditori coinvolti, tra coloro che hanno collaborato volontariamente, coloro che sono stati intimiditi, e quelli coraggiosi che hanno denunciato le pressioni subite. È stato scoperto che alcuni imprenditori compiacenti hanno persino concordato accordi per la suddivisione delle zone geografiche in cui esercitare l’estorsione.
Gli ordini dal carcere: la criminalità dietro le sbarre
Un aspetto cruciale dell’indagine è stata la presenza di detenuti che, nonostante la loro reclusione, sono riusciti a impartire direttive. Ad esempio, Edoardo Mangiola, capo del locale di Spirito Santo, che era stato arrestato in precedenza durante l’operazione Malefix. Nel corso delle indagini, è emerso che è riuscito a gestire gli affari e dare istruzioni tramite telefoni cellulari abilmente modificati e introdotti di nascosto all’interno delle carceri. La sua collaborazione con il figlio Beniamino è stata fondamentale per gestire attività criminali, incluso il traffico di cocaina.
Il vice questore aggiunto Paolo Valenti ha dichiarato: “Mangiola, durante il periodo di detenzione, si metteva in contatto con il figlio e altri complici per condurre operazioni come l’acquisto di cocaina, coinvolgendo persino soggetti di Catania.”