Università Mediterranea di Reggio Calabria: conclusa l’inchiesta “Magnifica” sui concorsi pilotati e irregolarità amministrative, coinvolte 43 persone, tra cui l’ex rettore e il pro-rettore Vicario
Le indagini preliminari nell’ambito dell’inchiesta “Magnifica,” coordinata dalla Procura di Reggio Calabria, hanno recentemente giunto a una conclusione sorprendente, coinvolgendo ben 43 persone in relazione a presunti concorsi pilotati e irregolarità nella gestione degli appalti presso l’Università Mediterranea. Il provvedimento di chiusura delle indagini preliminari porta la firma dei magistrati Sabrina Fornaro e Flavia Maria Luisa Modica.
Secondo quanto emerso da approfondite indagini, sembra configurarsi attorno all’Ateneo reggino un’effettiva “associazione a delinquere” finalizzata a commettere molteplici reati contro la pubblica amministrazione e la fede pubblica. Questi reati avrebbero interessato la direzione e la gestione dell’Università e delle articolazioni dipartimentali. Gli indagati comprendono figure di spicco come l’ex rettore Santo Marcello Zimbone e l’ex pro-rettore vicario Pasquale Catanoso, entrambi indicati come “capi e promotori” dell’associazione.
Oltre a loro, altre personalità ritenute di rilievo all’interno del presunto sodalizio sono il già direttore generale (fino al 4 maggio 2021) Ottavio Amaro, considerato l'”organizzatore del sodalizio di rilievo determinante” per l’attuazione delle illecite decisioni dei due rettori. Gianfranco Neri, Adolfo Santini, Massimiliano Ferrara, in qualità di direttori di dipartimento, sono accusati di aver sostenuto e attuato la gestione illecita ipotizzata dai rettori.
L’inchiesta individua anche il docente Antonino Mazza Laboccetta, il Responsabile unico del procedimento Giovanni Saladino, e i responsabili dell’Ufficio tecnico di Ateneo Alessandro Taverriti e Rosario Russo come partecipi all’associazione.
L’inchiesta ha avuto inizio sulla base della denuncia presentata dall’architetta Clarastella Vicari Aversa, esclusa da un concorso per ricercatore. L’accusa sostiene che la selezione sia stata pilotata dai vertici dell’Università e da alcuni professori ora sotto indagine. La denunciante avrebbe ricevuto l’invito a “aspettare il proprio turno,” rinunciando ai ricorsi presentati al Tar e al Consiglio di Stato.
Oltre ai concorsi truccati, l’indagine ha rivelato irregolarità nella selezione delle commissioni esaminatrici, con la scelta di componenti ritenuti “affidabili” e capaci di garantire un trattamento favorevole ai singoli candidati, selezionati direttamente o a seguito di segnalazioni. Le indagini hanno altresì evidenziato irregolarità nella gestione degli appalti e nell’utilizzo improprio di carte di credito e auto intestate all’università per scopi personali, gettando un’ombra di dubbi sulla correttezza delle pratiche amministrative dell’istituzione accademica.