Operazione antimafia a Rosarno: confisca di 7 milioni di euro di patrimonio a imprenditore vicino al Clan Pesce, accusato di ‘ndrangheta e gestione illecita dei settori alimentare e trasportistico
ROSARNO (RC), 04 LUG 2024 – Nella mattinata odierna, le forze dell’ordine hanno dato esecuzione a un provvedimento emesso dal Tribunale di Reggio Calabria, coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia guidata da Giovanni Bombardieri, riguardante la confisca di un significativo patrimonio stimato in circa 7 milioni di euro. Tale misura riguarda un imprenditore di Rosarno, noto per essere un esponente di spicco della ‘ndrangheta affiliata al clan Pesce.
L’imprenditore in questione è stato coinvolto nelle operazioni investigative denominate “Handover-Pecunia olet” e “Faust”, condotte nel corso del 2021. Queste indagini hanno rivelato il suo presunto ruolo chiave all’interno della cosca mafiosa, evidenziando pratiche volte a occultare e gestire illecitamente ingenti attività economiche. In particolare, si è scoperto che l’imprenditore avrebbe utilizzato intese e intestazioni fittizie per nascondere la sua effettiva proprietà di beni accumulati illecitamente, evitando così provvedimenti di confisca già precedentemente applicati nei suoi confronti.
L’operazione “Handover-Pecunia olet” ha svelato un accordo che consentiva alla cosca Pesce di Rosarno di esercitare un controllo monopolistico su settori economici lucrativi come la grande distribuzione alimentare e il trasporto merci su gomma. A supporto delle sue attività illegali, l’imprenditore avrebbe avuto il supporto di un commercialista complice, che avrebbe gestito gli aspetti contabili e fiscali delle operazioni.
Parallelamente, l’operazione “Faust” ha evidenziato l’attività operativa della cosca Pisano e altre articolazioni criminali nel territorio di Rosarno, connessa a un vasto giro di narcotraffico e riciclaggio di denaro proveniente da attività illegali.
Le indagini condotte dal Gico del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Reggio Calabria hanno documentato l’eccessivo valore patrimoniale dell’imprenditore rispetto ai suoi redditi dichiarati, portando così alla decisione del Tribunale di Reggio Calabria di procedere con la confisca definitiva di tutti i suoi beni. Tra i beni confiscati figurano un compendio aziendale di una cooperativa agricola formalmente intestata a prestanome, diversi immobili e rapporti bancari.
L’imprenditore è attualmente rinviato a giudizio per associazione di stampo mafioso e trasferimento fraudolento di valori, aggravato dalla finalità di agevolazione mafiosa. La decisione del Tribunale di Reggio Calabria di applicare la misura di prevenzione patrimoniale della confisca rappresenta un significativo passo nella lotta contro il crimine organizzato nella regione.
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