Catanzaro, punto di partenza dell’indagine sulla corruzione in Campania, ramificazione dell’operazione “Maestrale-Carthago”
La corruzione si insinua nelle pieghe del Ministero del Lavoro e coinvolge una serie di personalità di spicco, dando vita a un’inchiesta di proporzioni considerevoli. Questo imponente intreccio di affari illeciti, emerso dalle indagini del caso “Maestrale-Carthago”, è ora oggetto di attenzione particolare nella Regione Campania, con la città di Catanzaro a fungere da punto di partenza per il complesso intreccio di eventi.
L’inchiesta, guidata dal procuratore Nicola Gratteri, ha gettato luce su una rete intricata di interazioni sospette che coinvolgono personaggi di spicco. Tra gli individui sotto esame spiccano l’imprenditore Danilo Iervolino, noto per la sua influenza nell’università telematica Pegaso e per la presidenza della squadra di calcio Salernitana, e il segretario generale del sindacato Cisal, Francesco Cavallaro. Insieme a loro figurano la segretaria generale del Ministero del Lavoro, Concetta Ferrari, e Fabia D’Andrea, precedentemente vice capo di Gabinetto del ministro del Lavoro.
Secondo quanto emerso dalle indagini, i legami tra questi individui sembrano essersi manifestati in una serie di transazioni illegali. In particolare, l’ipotesi accusatoria formulata dalla Procura di Napoli, guidata dal sostituto procuratore Henry John Woodcock e dal procuratore aggiunto Sergio Ferrigno, suggerisce che il sindacalista Cavallaro abbia facilitato l’assunzione del figlio della Ferrari presso l’Università Pegaso, in cambio di favori nel ministero del Lavoro che avrebbero garantito vantaggi finanziari e patrimoniali per le parti coinvolte.
I dettagli delle accuse includono concessioni di lusso, come una vacanza in un resort di Tropea, il noleggio di una barca e di un’auto, nonché regali di lusso come una borsa Luis Vitton dal valore di 780 euro e cravatte firmate. Inoltre, l’inchiesta ha rivelato la vendita di un’Audi Q3 a un prezzo notevolmente scontato a un altro figlio della funzionaria.
Il caso ha preso una svolta significativa quando la nuova dirigenza dell’Università Pegaso, insediatasi all’inizio del 2022, ha scoperto che il figlio della Ferrari non aveva mai svolto alcuna attività didattica. Di conseguenza, è stato licenziato nel giugno 2022, con un sequestro di 68.000 euro eseguito nei suoi confronti.
Nonostante le prove a disposizione, il gip di Napoli, dopo una serie di valutazioni, ha deciso di non imporre misure cautelari nei confronti degli indagati, ma la richiesta di rinvio a giudizio è in programma per il prossimo 24 novembre davanti al Gup di Napoli. Gli imputati coinvolti hanno rinunciato alla possibilità di essere interrogati, confermando l’atmosfera densa di mistero che circonda questa vicenda di corruzione che ha scosso la Regione Campania e oltre.
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