Cosenza: fatture false e fittizi crediti iva, sequestro beni

Cosenza fatture false e fittizi crediti iva
Cosenza fatture false e fittizi crediti iva

I militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Sibari, in esecuzione di un provvedimento
di sequestro finalizzato alla confisca anche per equivalente, emesso dal G.I.P. presso il
Tribunale di Castrovillari, su richiesta di questa Procura della Repubblica, guidata dal
Procuratore Dr. Eugenio Facciolla, hanno sottoposto a vincolo cautelare beni e disponibilità
finanziarie, nei confronti di una società, operante nel settore dei trasporti, del suo legale
rappresentante (B.C. di anni 30) e del consulente fiscale (F.D. di anni 67) nonché depositario delle scritture contabili della stessa.

Il sequestro odierno, operato – tra l’altro – presso le due sedi aziendali di Cassano allo Ionio (CS) e San Stino di Livenza (VE), si pone quale naturale conseguenza di una complessa e articolata attività di polizia economico – finanziaria, condotta dalle Fiamme Gialle, nei confronti della società in argomento, a conclusione della quale emergevano elementi probatori certi in ordine ad una consistente frode fiscale caratterizzata, in particolare, dall’utilizzo di crediti Iva, fittizi e/o inesistenti, all’uopo precostituiti e utilizzati in compensazione di imposte e contributi Inps dovuti.

Gli accertamenti analitici, condotti dai finanzieri di Sibari hanno consentito, infatti, di rilevare come il predetto programma delittuoso sia stato creato ad hoc e posto in essere, già all’indomani dell’avvio dell’attività imprenditoriale, avvenuta nel mese di dicembre 2012, e portato avanti nel corso delle successive annualità d’imposta, grazie ad una serie di
annotazioni contabili inesistenti, realizzate anche attraverso l’utilizzo di false fatturazioni.
Si rilevava, infatti, che tali annotazioni, pur facendo riferimento a rilevanti acquisti di beni
strumentali all’attività d’impresa, grazie ad una serie di ulteriori “alchimie contabili”, all’uopo predisposte dal consulente fiscale della società, non influenzavano, in alcun modo, il risultato d’esercizio dell’impresa ai fini del reddito, ma avevano quale unico obiettivo quello di alimentare indebitamente il credito Iva annuale, per le finalità sopra citate.

Al termine dell’attività, il legale rappresentante della società ed il consulente fiscale della
stessa sono stati denunciati a piede libero per i delitti previsti e puniti dagli articoli:
– 2, 4, 8 e 10 quater, del D.Lvo 74/2000 (Dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture
o altri documenti per operazioni inesistenti, Dichiarazione infedele, Emissione di fatture o
altri documenti per operazioni inesistenti, Indebita compensazione di crediti IVA
inesistenti), a carico dell’amministratore della società;
– 4 e 10 quater, del D.Lvo 74/2000 (dichiarazione infedele e indebita compensazione), a
carico del consulente fiscale della stessa.

Il Giudice per le Indagini Preliminari del citato Tribunale, accogliendo le richieste del Pubblico Ministero di questa Procura, titolare delle indagini, e condividendo le ricostruzioni
investigative operate dai Finanzieri, ha emesso il Decreto di sequestro, finalizzato alla
“confisca diretta”, nei confronti della società (in primis conti correnti e gli automezzi pesanti
di proprietà), nonché “per equivalente”, nei confronti degli indagati, di beni mobili, immobili, denaro ed altre utilità nella disponibilità degli stessi, per un ammontare complessivo di oltre 1,6 milioni di euro.

Al termine delle attività di sequestro, che hanno interessato le province di Cosenza, Salerno, Venezia e Treviso, sono stati cautelati complessivamente 28 automezzi (autovetture,  motrici e semirimorchi), 2 unità immobiliari (una villetta e un terreno), quote societarie e conti correnti.

Per le condotte illecite tenute, gli indagati rischiano ora una condanna fino a sei anni di
reclusione.