Cosenza: nessuna ripresa dell’aggressione a Rayem

Polizia
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A Cosenza, nuovi dettagli emergono dopo la notizia dell’aggressione al bimbo africano che ha sconvolto l’Italia.

L’uomo che ha reagito con una violenza inaudita contro Rayem, un bimbo di soli tre anni, è stato identificato sia grazie alle testimonianze dei passanti sia per quelle dei fratellini del piccolo che hanno assistito alla scena.

I poliziotti hanno trovato riscontri grazie alle immagini riprese dalle tante telecamere presenti nel centro di Cosenza. Telecamere, però, che secondo quanto si è detto, non avrebbero invece ripreso la scena dell’aggressione

L’autore, denunciato insieme alla moglie per lesioni personali aggravate, è il fratello di un pentito di camorra che si trovava in Calabria, nel cosentino, per motivi di sicurezza. Trasferito e allontanato da Cosenza con la famiglia, il nucleo familiare è stato ora trasferito in altra località protetta.

“I miei figli – spiega la mamma del piccolo – hanno visto quell’uomo vicino alla Questura e mi hanno detto che era quello che li aveva aggrediti. L’ho affrontato e gli ho chiesto: “perché?” Lui ha detto di non sapere che cosa volevo e stava andandosene per cui sono corsa ad avvertire i poliziotti”.

La famiglia marocchina è in Italia dal 1995 e non è mai stata vittima di episodi di razzismo.

L’intervista al padre a Cosenza

Bouazza Toubi, padre del piccolo Rayem, ha rilasciato un’intervista a Repubblica, raccontando con dolore le conseguenze del gesto folle che il piccolo ha subito.

I lividi e le contusioni passeranno, ma a livello psicologico però ci sono degli allarmi. “Il bimbo non riesce a capire cosa sia successo e piange disperato. Anche il fratello e la sorella sono inquieti, arrabbiati”, racconta il padre e prosegue: “Per due giorni non è riuscito a dormire. Era terrorizzato, piangeva continuamente. Mi chiedeva “cosa ho fatto di sbagliato, papà?” ed io non sapevo cosa rispondergli”. 

Nonostante il fatto di una gravità assoluta, la famiglia è felice di avere trovato tanta solidarietà da parte della città di Cosenza ed è rimasta contenta per la tempestività delle forze dell’ordine nell’identificare la coppia dopo la formale denuncia.

Annamaria Gnisci