La Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Cosenza ha scoperto un’evasione di imposte locali pari a circa 6 milioni di euro da parte di stabilimenti balneari, alberghi e strutture ricettive presenti nella fascia costiera dell’Alto Tirreno.
In particolare, le attività ispettive svolte, originate da forme di collaborazione con gli Enti locali, hanno riguardato il corretto assolvimento dell’Imposta Municipale Unica (I.M.U.), introdotta nell’ambito della legislazione attuativa del federalismo fiscale.
Dai controlli effettuati nei confronti di circa 50 attività imprenditoriali e società operanti in vari Comuni della Provincia di Cosenza, è emerso il mancato versamento di I.M.U, dal 2012 al 2015, per circa 6 milioni di euro.
Le azioni di monitoraggio della Guardia di Finanza si sono focalizzate, prioritariamente, su immobili della categoria “D/2” (Alberghi e pensioni con fini di lucro), per i quali i possessori sono tenuti al pagamento dell’I.M.U. applicando l’aliquota ordinaria adottata dal Comune alla rendita catastale rivalutata del 5% e moltiplicata per un determinato moltiplicatore (art. 13 c. 4 D.L. 201/2011).
Nel corso dei controlli sono stati rinvenuti anche immobili posseduti da imprese e per i quali non si era provveduto ad un regolare accatastamento. In tali casi i militari hanno determinato le imposte locali dovute applicando gli specifici coefficienti fissati annualmente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze al valore degli immobili iscritti in bilancio o nel libro dei beni ammortizzabili, al lordo del relativo fondo di ammortamento, così come previsto dall’art. 5 del D.Lgs. 504/92 e dall’art. 13 del D.L. 201/2011.
L’intervento della Guardia di Finanza ha dato impulso e incisività alle attività di controllo dei Comuni che verranno sostenute anche nelle fasi di accertamento e riscossione attraverso strette forme di collaborazione e la verifica dell’effettività dei pagamenti da parte dei contribuenti. Oltre all’imposta evasa, le persone e le società che non hanno adempiuto ai previsti pagamenti, saranno soggette anche ad una sanzione amministrativa del 30% dell’importo dovuto.
Con il recupero di tali risorse sarà possibile accrescere forme di giustizia sociale, promuovere una riduzione della pressione fiscale locale e garantire un miglioramento dei servizi pubblici.