Quali sono le conseguenze per il dipendente che omette di comunicare al datore di lavoro di aver avuto contatti con un malato Covid
Quali sono le conseguenze per il dipendente che omette di comunicare al datore di lavoro di aver avuto contatti con un malato Covid? Cosa rischia il lavoratore?
E che responsabilità ha il datore di lavoro in caso di contagi? Cosa deve fare? Chi deve avvisare?
La responsabilità del datore di lavoro in caso di contagi da Covid-19
Ogni datore di lavoro è tenuto per legge a garantire la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro. La norma base dispone che: “L’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro“. Un apposito e particolareggiato Testo Unico stabilisce le norme essenziali per preservare la salute e la sicurezza dei lavoratori sotto ogni aspetto, compreso l’evitamento del pericolo di diffusione di malattie, e prescrive una serie di interventi da adottare per prevenire le malattie infettive di ogni genere, tra le quali attualmente vi è anche il Covid-19.
Il datore di lavoro deve sempre vigilare sul rispetto effettivo di queste norme di prevenzione, tant’è che risponde anche penalmente se ne trascura l’osservanza: infatti, “non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo”. Dunque, il responsabile aziendale potrà essere chiamato a rispondere dei reati di lesioni colpose, o di omicidio colposo, derivanti dalle sue omissioni che hanno provocato un’estensione dei contagi da Covid-19 in ambito lavorativo.
Cosa deve fare il lavoratore che ha avuto contatti con casi Covid
Il lavoratore che ha contratto personalmente il Covid deve informare immediatamente il datore di lavoro, per consentire l’adozione delle misure di cautela opportune – a partire dalla sanificazione dei locali – nei confronti degli altri dipendenti, che dovranno essere avvisati in caso di contatto ravvicinato e prolungato con il collega che si è ammalato. Se invece l’infezione è sorta ad una persona con cui il lavoratore è venuto a contatto – per qualsiasi motivo, e non necessariamente in ambito lavorativo – occorre distinguere, secondo le più recenti indicazioni fornite dal ministero della Salute, tra:
- contatto “ad alto rischio” (detto anche “contatto stretto”) per chi è stato vicino entro due metri e per più di 15 minuti a un caso Covid, o è venuto a contatto con le sue secrezioni infettive (tosse, starnuti, ecc.), o si è trovato con lui in un ambiente chiuso (classe scolastica, sala riunioni, abitazione di famiglia, ecc.) o in viaggio insieme;
- contatto “a basso rischio” quando la durata dell’incontro ravvicinato a meno di due metri con il caso Covid è stata inferiore a 15 minuti ed, inoltre, per tutti i passeggeri e l’equipaggio di un volo in cui è risultato presente un caso Covid.
Quindi, i contatti stretti sono soprattutto quelli relativi a persone che coabitano nella stessa casa dove c’è un caso di Covid-19 ed anche quelli di “collegamento epidemiologico” con altri soggetti che hanno sviluppato la malattia e con i quali si è avuto un contatto anche episodico e del tutto casuale, come quello con un estraneo. Le occasioni di contatto possono essere le più disparate ed anche accidentali, come la vicinanza con un passeggero in aereo o in treno o la presenza insieme ad un evento o ricevimento; oltre, ovviamente, alla condivisione degli stessi ambienti di lavoro.
Cosa fa la Asl in caso di contatto a rischio
Per tutti questi casi l’Azienda sanitaria, tramite il Dipartimento territoriale di prevenzione, avvia un’indagine epidemiologica per individuare gli interessati; li avvisa, li pone in quarantena precauzionale e li sottopone al tampone, per riscontrare la presenza o meno dell’infezione. Nel frattempo e in attesa dell’esito, questi soggetti devono rimanere in isolamento fiduciario.
Sui luoghi di lavoro anche i colleghi individuati come contatti stretti di un lavoratore risultato positivo al Covid-19 vengono posti in quarantena e sottoposti a test.
Quindi, chi ha avuto un contatto stretto con un caso accertato di Covid:
- non può recarsi al lavoro;
- deve necessariamente informare il proprio datore;
- deve rimanere a casa, osservare la quarantena di almeno 7 giorni, decorrenti dal momento dell’ultima esposizione;
- deve effettuare un tampone alla fine;
- potrà ritornare al lavoro quando avrà ottenuto l’esito negativo del test.
Fonte QUIFINANZA