Diritto all’oblio, con la nuova legge Cartabia il diritto di cronaca ha perso?

TRIBUNALE, SENTENZA
TRIBUNALE, SENTENZA

Il diritto all’oblio è da sempre un dibattito molto acceso tra garantisti e organi della stampa. Se da un lato c’è il sacrosanto diritto all’informazione, dall’altro c’è il diritto di una persona che vuole difendere la sua immagine pubblica.

Diritto della persona poiché assolta e quindi autorizzata a non vedere più il suo nome legato a qualche evento giudiziario.

Il deputato Enrico Costa che ha promosso l’emendamento definisce la norma “di civiltà“. Ovviamente, per la Fnsi si tratta invece di un duro colpo alla libertà di stampa.

Esercizio del diritto alla deindicizzazione

Come è chiaro, si tratta di un tema controverso portato nuovamente alla cronaca per via di una sentenza del 24 novembre scorso. La Prima Sezione Civile della Corte di Cassazione ha pubblicato l’ordinanza n. 34658 in tema di esercizio del diritto all’oblio. L’esercizio del diritto delle persone fisiche si avvale della deindicizzazione da parte dei motori di ricerca; link riguardanti notizie su persone non più coinvolte in condizioni giudiziarie rappresentative della loro personalità. Questo perché i fatti non sono più ritenuti di pubblico interesse nonostante la loro notorietà per il ruolo sociale.

Con il nuovo anno entra quindi in vigore la Riforma Cartabia del processo penale che oltre al diritto all’oblio vero e proprio si estende anche ai reati perseguibili su querela di parte.

Nei motori di ricerca resterà la storia dell’inchiesta nella sua interezza, ma se la persona coinvolta non è stata condannata perché innocente, il nome non potrà essere più associato alla stessa inchiesta riportata all’interno di link già pubblicati in rete.

Si può dire che l’ex guardasigilli Marta Cartabia e Enrico Costa hanno vinto mentre il diritto di cronaca ha perso?

In pratica, un assolto potrà obbligare un giornale di non rendere più rintracciabile in rete il suo nome perché è stato assolto. Chiederà quindi di “derubricarlo“.

Enrico Costa su Twitter ha pubblicato la notizia con molto entusiasmo riportando lo slogan: “Dal 1 gennaio 2023 sarà vigente la mia proposta sull’oblio per gli assolti. (…) Basta innocenti marchiati a vita da indagini finite nel nulla“.

La domanda sarebbe: può la storia essere cancellata?

Se da un lato c’è il diritto personale di essere tutelato, dall’altro c’è una distorsione della realtà perché quel nome ha avuto una storia legata a un caso giudiziario in cui è stato protagonista.

Cosa dice la legge Cartabia riguardo il “diritto all’oblio”

La legge recita così: “L’imputato destinatario di una sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere e la persona sottoposta alle indagini destinataria di un provvedimento di archiviazione possono richiedere che sia preclusa l’indicizzazione o che sia disposta la deindicizzazione, sulla rete Internet, dei dati personali riportati nella sentenza o nel provvedimento, ai sensi e nei limiti dell’articolo 17 del regolamento del Parlamento europeo del 27 aprile 2016

Il M5S ha cercato di far passare un ordine del giorno affinché “le norme non si applichino quando il soggetto o i comportamenti posti in essere dallo stesso abbiano rilevanza pubblica”.

C’è da dire che quell’ordine del giorno è stato respinto.

Valentina D’Orso, deputata del M5S e capogruppo in commissione Giustizia, ha commentato su Repubblica il respingimento della proposta.

Bocciare il nostro ordine del giorno, che avrebbe escluso il diritto all’oblio solo per i soggetti con ruoli pubblici e quando vi è un interesse pubblico a quelle informazioni, è di certo una scelta a favore della politica e dei colletti bianchi.”

Si tratta di un’operazione di rimozione collettiva che probabilmente non farà del bene alla libertà di stampa nel nostro Paese.

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