Hanno partecipato in tanti al corteo per il Gay Pride organizzato dall’Associazione Genitori di Figli Omosessuali e dal Comitato Arci Gay.
Il lungomare di Reggio Calabria si è colorato con un lungo corteo festoso. La sfilata ha visto giovani e associazioni sventolanti la bandiera arcobaleno.
Perché si celebra il Gay Pride
Il Pride, che si è svolto in contemporanea in altre città, ha celebrato i 50 anni dai moti di Stonewall a Manhattan. Nel famoso quartiere di New York, la polizia fece irruzione in un bar frequentato da gay.
La polizia isolò molti uomini gay e li picchiò. Durante la notte vennero arrestate tredici persone e vennero feriti quattro agenti di polizia. Ma si sa che almeno due dimostranti vennero picchiati duramente dalla polizia. Bottiglie e pietre vennero lanciate dai dimostranti urlando lo slogan “Gay Power!“. Duemila persone si scagliarono contro oltre quattrocento poliziotti.
L’anno seguente, per ricordare i moti di Stonewall, il GLF organizzò una marcia dal Greenwich Village a Central Park. Vi presero parte 10.000 uomini e donne.
Per la fine dell’anno, il GLF comparve in città e università di tutti gli USA.
Da allora, molte celebrazioni del Pride nel mondo scelgono il mese di giugno per le parate e gli eventi che commemorano “la caduta della forcina che si udì in tutto il mondo“.
Per raccontare i fatti di Stonewall, sono stati fatti due film: uno nel 1995 e un altro nel 2015.
Nonostante si cerchi di sensibilizzare, a Varsavia, diverse persone sono state brutalmente picchiate, e fatte bersaglio di insulti omofobi.
Ma, l’Emilia Romagna ha approvato la legge anti discriminazioni cosiddetta legge anti omofobia, poche ore fa.
Le reazioni al Pride di Reggio Calabria
Alla luce dei fatti, il Sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, ha affermato che la città non vuole escludere nessuno e che Reggio è la città dei diritti di tutti.
In conclusione, Luciano Lopopolo, presidente nazionale Arci Gay ha commentato: “Noi continuiamo a rappresentare un orizzonte di libertà, di orgoglio e di inclusione, perché sappiamo cosa vuol dire l’esclusione”.
Annamaria Gnisci