È una festa delle donne molto particolare quest’anno, un giorno in cui dovremmo riflettere sul ruolo delle donne dell’est in una guerra che minaccia tutto il mondo. Donne uccise e armate. Madri che accolgono bambini di sconosciuti e che piangono figli e mariti. Donne in fuga. Un universo femminile che ci catapulta in una dimensione dove non c’è alcuna spiegazione umana se non la follia.
Un conflitto in cui le donne non decidono nulla. Ai tavoli della guerra siedono solo uomini che scrivono la trama di questa assurda guerra anacronistica, ma purtroppo vera. Però le donne sanno che i ruoli possono essere sovvertiti, un giorno. Magari sotto la bandiera della pace. Un giorno in cui tutti i televisori potranno essere spenti.
Le donne assenti ai tavoli di guerra
Si è vista solo Elvira Nabiullina seduta accanto a uomini potenti legati al Cremlino. La governatrice della Banca centrale russa aveva il compito di far capire a questi uomini potenti quanto le sanzioni imposte dall’Occidente avrebbero pesato sull’economia russa. Ma il suo sguardo non ha mai incrociato quello dello zar. I suoi pensieri per una guerra imminente li ha tenuti per sé.
Eppure di queste donne che sfidano temperature fredde e che affrontano la guerra con un coraggio enorme si parla poco. Attrici su un palcoscenico al buio e silenziose che si muovono inosservate senza la speranza di un’eco.
La brutalità delle guerre vedono sempre le violenze sugli inermi
L’allarme arriva alla vigilia della festa della donna: in Ucraina stanno aumentando gli stupri di guerra e le violenze su ragazze e donne che vengono anche uccise, che subiscono ogni tipo di abuso.
La guerra, si sa, ha sempre portato dentro sé questi orrori sui civili. Donne, bambini e anziani sono i più deboli ed è più facile per loro soccombere alla brutalità dei conflitti.
Le denunce di stupri arrivano sui social dove rimbalzano tra un aggiornamento e un altro. Magari facendo uno scrolling sul cellulare, su quella stessa pagina, fino a pochi giorni fa le foto ritraevano sorrisi e scene diverse.
Storie di violenza su giovani donne che in un passato non troppo lontano sognavano una l’amore di una uomo capace di proteggerle. Invece no. La guerra le ha fatte precipitare nel burrone dell’orrore, dove l’uomo è un nemico, un orco da quale scappare. Non c’è spazio per l’amore nella lotta per la sopravvivenza.
Sono ferite che difficilmente si rimarginano da sole. La violenza sessuale è come un tatuaggio che si porta dentro l’anima tutta la vita. Come si fanno a raccontare i pensieri che passano nella testa di una donna stuprata? Ci vorrebbe un taccuino sul quale scrivere mentre si subisce una violenza, in modo da non dimenticare la paura, il dolore, il freddo. Se era giorno oppure un pomeriggio tra le rovine. Non ci sono parole adatte per raccontarsi e più spesso si preferisce il silenzio.
Il Ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ne parla attraverso la televisione, in diretta, e racconta di abusi e di violenze per mano dei soldati.
La cronaca racconta di una ragazza adolescente violentata e poi uccisa. Una brutalità inaudita e un momento di commozione se pensiamo che poteva essere nostra figlia.
Laggiù ci sono due genitori: un padre e una madre che stanno piangendo per la morte di una ragazzina; una giovane vita che magari fino a poco tempo fa faceva una vita normalissima e immaginava un futuro sereno.
Quando i soldati abusano delle donne nei territori in guerra è chiaramente difficile parlare dell’efficacia della legge internazionale. Non esistono più i manuali e leggi giuste.
La Corte penale internazionale considera la violenza sulle donne tra i crimini di guerra
La Russia e l’Ucraina hanno sottoscritto la Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, ma sembra un episodio dimenticato considerando le forme di violenza e di abusi. Durante le guerre si arriva anche al traffico di esseri umani.
Ma non sono solo le donne ucraine ad essere vittime di questo conflitto assurdo.
Ci sono anche le donne russe, le madri di ragazzi inviati a risolvere questioni più grandi di loro, e che magari preferirebbero passare un sabato sera con gli amici invece di uccidere civili. Madri russe che piangono la morte dei loro figli o che sono preoccupate nel saperli in guerra. Fidanzate che aspettano una notizia buona e che temono quella cattiva.
La guerra, alla fine, la vogliono solo i potenti della terra. Tutti noi siamo spettatori e attori inconsapevoli.
La Corte penale internazionale annovera lo stupro tra i crimini di guerra. A questo punto, occorre anche sottolineare che la stessa Corte ha aperto un’inchiesta sulle violenze sessuali nel Donbass, durante l’invasione della Crimea nel 2014.
Inevitabilmente, con l’acuirsi delle vicende belliche gli stupri aumenteranno e le donne saranno ancora una volta vittime dell’oblio della Storia.
“L‘8 marzo? Non ci serve, le donne sono in prima fila a difendere il paese.” Così si è espressa la pittrice ucraina Ala Zarvanytska, intervistata da AdnKronos. Perché lì, la festa della donna non si può festeggiare, si deve pensare a come arrivare al giorno successivo.
Tra le tante storie raccontate al femminile emerge quella della bellissima Polina. Lei donna purtroppo non lo sarà mai. Non avrà mai un lavoro, una famiglia, né figli. Rimarrà per sempre bambina. La ricorderemo come la bimba sorridente con il suo buffo ciuffo rosa. Lei, i suoi genitori e il fratellino non potranno raccontare a nessuno quanto la guerra faccia schifo.
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