“Nei principi generali del Codice deontologico relativo all’esercizio dell’attività giornalistica (art. 25 Legge n. 675/96) si legge: – il giornalista nell’esercizio della sua professione deve evitare artifici e pressioni indebite e garantire il diritto all’informazione su fatti di interesse pubblico, nel rispetto dell’essenzialità dell’informazione, evitando riferimenti a soggetti non interessati ai fatti -.” È quanto dichiara l’articolo e nota stampa di Paolo Marraffa.
La nota stampa di Paolo Marraffa continua a spiegare – “Ai sensi dell’art.6: – La divulgazione di notizie di rilevante interesse pubblico o sociale non contrasta con il rispetto della sfera privata. La sfera privata delle persone note o che esercitano funzioni pubbliche deve essere rispettata se le notizie o i dati non hanno alcun rilievo sul loro ruolo o sulla loro vita pubblica -“.
“Proseguiamo – afferma Marraffa – con l’art. 8 dello stesso codice: “il giornalista non fornisce notizie o pubblica immagini o fotografie di soggetti coinvolti in fatti di cronaca lesive della dignità della persona”.
“I giornalisti che curano il blog – secondo Marraffa – hanno infranto tutte le regole appena illustrate nel codice programmando una serie di attacchi giornalistici contro diverse istituzioni, senza rispetto della loro dignità di persona e del codice deontologico”.
“Hanno calpestato – prosegue la nota stampa – il diritto soggettivo, affermando con presunzione un falso diritto: quello della falsa libertà di stampa”.
Il blog Iacchite’ illegale e pericoloso
“L’art. 21 della nostra Costituzione – aggiunge Marraffa – sancisce infatti il diritto alla libertà di stampa, da non confondere però con il reato di diffamazione che lede la dignità degli individui. Non esiste infatti il diritto di diffamare le persone, ecco perché il blog di Iacchitè è illegale e pericoloso”.
“Effettuando un’analisi delle sue pubblicazioni, – conclude la nota stampa – emerge una scomoda verità: dietro questo blog si cela la cattiva intenzione di chi vuole emergere, screditando ad ogni costo e in ogni modo l’altro. Questo agire ricorda molto il metodo mafioso”.