In data odierna i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, hanno data esecuzione all’ordinanza del G.I.P. di Catanzaro che ha disposto la misura cautelare custodiale nei confronti di sette persone (di cui una in carcere e sei agli arresti domiciliari) e la misura cautelare interdittiva nei confronti di altri tre indagati, nonché il sequestro preventivo di beni per un valore stimato di oltre 50 milioni di euro.
L’indagine, convenzionalmente denominata “Coccodrillo”, è stata diretta dalla Procura Distrettuale di Catanzaro e condotta dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria/G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Catanzaro.
Grazie a quest’operazione si è potuto evidenziare un grave quadro indiziario a carico degli imprenditori catanzaresi Lobello Antonio, Lobello Giuseppe e Lobello Daniele, in ordine a plurimi reati di intestazione fittizia di beni, realizzati attraverso un sistema di società, formalmente intestate a terzi, e tuttavia dagli stessi controllate e gestite, e ciò al fine di sottrarre il proprio patrimonio aziendale all’adozione di prevedibili misure di prevenzione antimafia.
Agli indagati sono contestati, a vario titolo, i reati di concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, autoriciclaggio, favoreggiamento reale ed estorsione.
Gratteri: “L’impresa che si lega alle cosche di ‘ndrangheta”
Il procuratore capo di Catanzaro, Gratteri, afferma che questa di oggi è “un’indagine importante perché è un ulteriore passo in avanti nella dimostrazione di quella che oggi è la ‘ndrangheta: impresa che si relaziona in modo diretto con famiglie di ‘ndrangheta”.
Gratteri inoltre si dice soddisfatto del lavoro svolto dalla Procura di Catanzaro che ha permesso di far emergere il vorticoso giro d’affari che ha interessato il gruppo imprenditoriale catanzarese Lobello colluso con la cosca di ‘ndrangheta Arena di Isola Capo Rizzuto. Non solo, grazie a quest’operazione, sono emerse anche dinamiche in cui lo stesso gruppo imprenditoriale era in potere di ledere i diritti dei lavoratori all’interno dell’azienda, forte della propria posizione. In un caso è stato infatti imposto dal gruppo imprenditoriale il licenziamento di un dipendente, forte del proprio monopolio sul mercato e della protezione della cosca sul territorio.